Sempre più spesso nei social media, ma anche nei canali di informazione come la stampa e la televisione, si sente parlare di alimentazione sana. Al centro del dibattito animato da posizioni non univoche vi sono diete detox, stili di vita che puntano più che mai al benessere e regimi bio, gluten free, senza zuccheri raffinati e sprovvisti di grassi come l’olio di palma e altri prodotti nocivi – o percepiti come tali. Questa narrazione della dieta depurativa che conferisce ad alcuni cibi un potere curante quasi al pari di certi medicinali può sfociare in una vera e propria ossessione. L’attenzione patologica per l’alimentazione è in effetti un disturbo che, nel lungo periodo, può rivelarsi controproducente e anzi nocivo per il nostro organismo. L’ortoressia, ovvero proprio questo interesse esagerato e insalubre per la nutrizione, è un disturbo che può essere superato. Ecco qualche consiglio su come riconoscerla e trattarla.

Ortoressia: cos’è e come si manifesta

L’Ortoressia Nervosa è fra i “Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione” dall’American Psychiatric Association, un’organizzazione di psichiatri che lavorano insieme per promuovere la salute mentale. Non fa parte di una precisa categoria diagnostica, ma presenta sintomi comuni alla bulimia e all’anoressia. Si manifesta nei soggetti che sviluppano un interessamento meticoloso verso la dieta sana e, per estensione, verso uno stile di vita perfetto.

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Quando ci si preoccupa per le proprietà alimentari di un dato alimento in maniera ossessiva; quando l’attenzione per la propria immagine corporea diventa più importante di tutto il resto (come accade per anoressia e bulimia); quando il concetto di salute viene portato all’estremo e si pensa che l’unica via per arrivare al benessere sia il cibo sano: questi gli scenari più comuni.

I sintomi presentati dalle persone che soffrono di ortoressia sono vari, ma riguardano per lo più regole – autoimposte in maniera del tutto arbitraria – molto dure. Meno varietà nella propria dieta, poiché si tende a mangiare sempre gli stessi alimenti, e il rifiuto ostinato verso cibi che contengono conservanti o prodotti artificiali sono due tra i più diffusi: un campanello d’allarme da non trascurare.

Le conseguenze della preoccupazione patologica per la dieta

Tra le conseguenze più critiche dell’ortoressia c’è l’alienamento che quest’ossessione comporta. Chiudersi nella propria bolla di convinzioni su ciò che è o non è da considerarsi “sano” è un atteggiamento tipico di chi ne soffre. L’isolamento personale può diventare un pericoloso apripista per altre patologie psicologiche anche più gravi.

Inoltre, nel caso in cui il soggetto che presenta questa problematica non riesca a seguire i limiti e le norme che si è costruito, potrebbe trovarsi a provare una forte rabbia o un grande disagio che a loro volta esploderebbero facilmente in depressione, angoscia e stress.

Ci sono poi delle conseguenze fisiche. Gli squilibri derivati da quella che in poco tempo diventerebbe tutt’altro che un’alimentazione varia e sana – come malnutrizione, perdita di peso incontrollata o sviluppo di intolleranze e allergie – non sono più trascurabili degli effetti mentali e sociali.

Cosa si può fare per ritrovare il giusto equilibrio

Prendere coscienza del problema e informarsi è il primo imprescindibile passo per risolverlo. L’ortoressia, per la sua natura e per le implicazioni che ne derivano, va trattata da diversi punti di vista. Consultare prima il proprio medico e poi eventualmente uno psicologo e un nutrizionista è un approccio vincente.

Spesso, chi soffre di questa problematica, non sa o non riesce ad ammettere di aver bisogno di aiuto. La bolla di convinzioni in cui si chiude è dura da scalfire, ma non impossibile. Ecco perché è importante fare attenzione a tutti i sintomi sopra elencati e tenere monitorato il proprio stile di vita per non rischiare di incappare in un – pericoloso – regime “ipersano”.

Se da una parte è importante rendersi conto che una dieta varia ed equilibrata e l’attività fisica sono gli ingredienti vincenti per il benessere, lo è altrettanto non cadere nella trappola all’antipodo e capire quando e in che modo dosarli.

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Sofia Greggio

Sofia Greggio

Sofia Greggio. Correttrice di bozze, editor e ghostwriter, ho seguito corsi di editoria come lettura professionale, scouting e consulenza editoriale e un master in scrittura creativa. Oltre al mondo dei libri, sono appassionata di civiltà orientali e infatti studio Antropologia all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

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