Caratterizzata da svariati sintomi, la vulvodinia è una malattia invalidante che compromette la vita personale e affettiva di molte donne. Riconosciuta dalla comunità scientifica soltanto nel 2003, è stata per anni vissuta dalle donne come un “segreto”, o come un disagio psicofisico silenzioso e privo di soluzione. Oggi, in poco più di mezz’ora, grazie alla ricerca è possibile diagnosticare la malattia; è stata anche istituita una giornata dedicata, l’11 novembre, chiamata Vulvodinia Day – Giornata Internazionale della Vulvodinia per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo della ricerca. Ma nel 2022 esistono nuove cure per la vulvodinia?

Che malattia è la vulvodinia? E quante donne in Italia ne soffrono?

“La percentuale di donne colpite dalla malattia è pari al 10-15%. Il problema vero è che c’è molto sommerso e si registra un ritardo diagnostico pari a circa 4 anni.” spiega la dottoressa Rosanna Palmiotto, ginecologa, in un’intervista per l’agenzia di stampa Dire.

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In Italia la malattia colpisce circa il 15% delle donne e non ha un target specifico. Si presenta soprattutto in età fertile, con la presenza delle mestruazioni, ma può apparire anche in altri periodi della vita di una donna. La vulvodinia è una patologia dolorosa che colpisce l’organo genitale femminile con condizione cronica e presenta, principalmente, tre caratteristiche specifiche: dolore vulvare, bruciore e difficoltà nei rapporti sessuali. La vulvodinia è quindi una malattia invalidante che compromette la vita personale e affettiva di molte donne. Spesso è associata ad altre patologie come l’endometriosi e la neuropatia del pudendo.

Vulvodinia: nuove cure nel 2022

Poter dare un nome al proprio dolore permette di validarlo e dargli spazio, non solo agli occhi degli altri ma anche ai propri, rendendo così la sofferenza finalmente reale. La diagnosi di vulvodinia deve essere effettuata da un ginecologo o da un urologo esperto nella patologia al fine di poter escludere altre problematiche e consentire una diagnosi corretta. Lo specialista indagherà diversi aspetti della vita della paziente per stabilire la terapia più adatta.

Oggi, dopo il Q-Tipe Test, un esame specifico della vulva e una valutazione approfondita del muscolo pelvico, in poco più di mezz’ora siamo in grado di diagnosticare il problema” spiega ancora Palmiotto. Ma è importante che la paziente trovi nel ginecologo un medico formato che abbia “voglia” di dedicarle il giusto tempo e che sappia riconoscere la malattia. Molti ginecologi infatti non sono aggiornati. Solo grazie ad una corretta anamnesi sarà possibile ricostruire il quadro clinico della persona e definire una cura corretta. Ad oggi, non esiste una cura definitiva. La proposta terapeutica ricade spesso su prescrizione di progestinici o estro-progestinici, passando da altri tipi di farmaci, fino ad arrivare alla chirurgia e alla terapia del dolore.

Spesso chi soffre di vulvodinia ha una pavimento pelvico ipertonico e la riabilitazione con un’ostetrica può aiutare. Altre terapie sono la rieducazione del pavimento pelvico con esercizi manuali e la fisioterapia per una riabilitazione posturale: avere una buona postura aiuta a diminuire i sintomi dolorosi. Inoltre l’applicazione di creme contendenti lidocaina, che è anestetica, aiuta molto.

Un approccio multidisciplinare è solitamente fondamentale per aiutare la donna in tutti gli aspetti della sua vita. Sono utili infatti medicinali di tipo neurologico o prodotti a base di sostanze con una elevata azione di rilassamento. Nell’ultimo periodo si è anche cominciato ad utilizzare sostanze nuove come la cannabis contenuta in ovuli o creme.

La grande rivoluzione mediatica sulla vulvodinia

Una vera e propria cura non esiste nel 2022 per la vulvodinia ma oltre ai test, più o meno innovativi, la rivoluzione mediatica è la vera novità sulla malattia.

La dottoressa Palmiotto vive la malattia a livello personale e opera tutti i giorni nella ricerca e nel rivoluzionare l’approccio medico alla vulvodinia. Oggi, anche grazie all’intervento pubblico di influencer come Giorgia Soleri, affetta da vulvodinia, questa patologia ha avuto una eco mediatica importante. Numerosi i profili social e i siti dedicati a questa patologia, oltre che una proposta di legge dal titolo ‘Vulvodinia e Neuropatia del pudendo: disposizioni per il riconoscimento, la diagnosi e la cura di queste due malattie’ presentata alla Camera dei Deputati a Roma dal Comitato Vulvodinia e Neuropatia del Pudendo.

Finalmente si sente parlare di queste malattie, tutt’altro che rare e con questa maggiore consapevolezza condivisa sono aumentate anche le richieste di visite specialistiche. L’accesso alle cure oggi è ancora più difficoltoso, a causa dell’estrema scarsità di specialisti formati, soprattutto nelle strutture pubbliche. Oggi più che mai è necessario investire nella formazione dei medici e nei percorsi universitari per portare avanti la battaglia volta al riconoscimento delle patologie come malattie croniche e invalidanti.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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