L’esposizione all’ambiente naturale favorisce il recupero dallo stress psicofisiologico, riportando i parametri fisiologici a livelli ottimali”, lo conferma Rita Berto, psicologa ambientale e parte del gruppo di ricerca Green Leaf e del Laboratorio di Ecologia Affettiva dell’Università della Valle d’Aosta. Le origini delle aree verdi terapeutiche, pensate per aiutare il recupero della salute, si possono rintracciare nei paesi anglosassoni. Sono gli Healing Garden”, i giardini di guarigione che curano e insieme stimolano i sensi.

Gli studi effettuati da specialisti del settore, evidenziano che i benefici spaziano dal campo psicologico a quello prettamente fisico e da quello sensoriale a quello emozionale. In Italia, soprattutto negli ultimi anni, sono una realtà in espansione. Sempre più strutture come ospedali, case di cura, centri diurni, asili e ludoteche, stanno iniziando a creare le loro aree private verdi sia a fini ricreativi che terapeutici. Negli Stati Uniti sono molto diffusi giardini progettati per aiutare i soldati colpiti da disturbo post-traumatico da stress, lesioni cerebrali traumatiche, problemi psicologi ed emozionali.

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L’attenta progettazione del giardino terapeutico è indispensabile poiché l’obiettivo principe della sua attuazione è quello di sviluppare attività come riabilitazione motoria, cura per la depressione e l’Alzheimer, pet-therapy, orto-terapia, percorsi didattici, laboratori artistici e molto altro ancora.

Giardini educativi e riabilitativi: gli obiettivi di supporto

Da sempre piante e fiori sono sinonimo di energia e di cura per il fisico, la mente e lo spirito. Trascorrere del tempo all’aria aperta, a contatto con la natura, rappresenta una vera e propria terapia. Esistono molte varietà di giardini terapeutici ma tutte riconducibili a quelli educativi e riabilitativi. I primi sono focalizzati verso la riduzione dello stress e mirano a fornire sostegno emotivo, mentre quelli riabilitativi puntano allo sviluppo delle capacità cognitive, fisiche e sociali attraverso l’interazione con il verde e l’ambiente circostante.

Esistono comunque dei parametri progettuali comuni, dei veri e propri punti cardinali di riferimento. Queste indicazioni sono state elaborate alla fine degli anni ’90 da Clare Cooper Marcus, un’eminente educatrice in architettura e architettura del paesaggio e una pioniera nel campo delle questioni sociali nell’edilizia abitativa e nella progettazione di spazi aperti.

L’ideazione da parte di esperti di agraria, floricoltura, botanica, educazione ambiente e sociologia è quindi imprescindibile. Spazi e luoghi devono rispettivamente favorire l’accessibilità, garantire massima sicurezza e corretta esposizione al sole. In ogni settore serve accortezza, lungimiranza, preparazione tecnica e pratica per riuscire a creare aree facilmente utilizzabili anche da pazienti con problemi di deambulazione. Nella Residenza per anziani Cidas di Ferrara, ad esempio, sono molti gli ospiti sono in carrozzina e per loro è stato creato il “Giardino della Felicità”. Ci sono spazi differenti per poter fare attività in modo più naturale e rilassato e meditativo come la fisioterapia o l’ortoterapia.

Gli healing garden, nella maggior parte dei casi, vengono realizzati all’interno di strutture ospedaliere per permettere ai pazienti di trascorrere del tempo in un’area esterna protetta. Il contatto con la natura favorisce il processo di guarigione dei suoi fruitori e ne migliora il benessere e la qualità della vita.

I percorsi e le aree verdi, ad esempio, vengono pensati su misura per le diverse esigenze dei fruitori finali; fondamentale è la presenza di una fonte d’acqua e di passaggi circolari privi di zone nascoste per sviluppare meglio una visione d’insieme e una sensazione di serenità nel vedere la strada davanti libera da ostacoli.

È importante che ci sia anche una precisa ripartizione tra le aree con le piante e quelle destinate socializzazione. In questa seconda area non possono mancare panchine, vialetti e sentieri dove poter trascorrere il tempo insieme e ritrovare un senso di quiete e rilassamento.

Rimanendo fedeli alle indicazioni di Marcus, non devono mancare le distrazioni positive con l’inserimento di elementi volti ad estraniare l’utente dai suoi problemi e l’elemento vegetale deve costituire almeno il 70% del giardino. Grande attenzione va inoltre prestata alla scelta delle piante, alla loro disposizione nonché alle loro caratteristiche sensoriali come colori e profumi.

Il giardino terapeutico diventa così una parte integrante della terapia volta a migliorare le condizioni fisiche e mentali dei pazienti, alleviandone il senso di dolore e riducendone i tempi di ripresa da una patologia o un decorso post operatorio.

Umanizzazione nel contesto sanitario: la centralità del paziente

Ridurre le condizioni e le situazioni di stress attraverso l’innalzamento della qualità ambientale percepita dagli utenti è diventato un imperativo categorico anche in Italia. Il concetto di umanizzazione in sanità trova i suoi presupposti nella transizione che ha visto modificarsi il modo di intendere la salute e i mezzi impiegati per garantirla. Dall’approccio biomedicale, secondo cui curare la malattia vuol dire trattare l’organo malato, si passa a quello bio-psico-sociale che sposta l’attenzione dall’organo malato all’individuo.

I giardini terapeutici negli ambienti socio sanitari possono avere un duplice effetto: sui pazienti, in termini di miglioramento degli esiti clinici della malattia e sul personale, in termini di miglioramento delle performance.

Ne deriva la necessità di adottare un approccio olistico alla cura in grado di considerare, oltre agli aspetti meramente medici, anche tutti altri elementi che condizionano la quotidianità del paziente nella struttura fisica e sociale degli ospedali.

I progetti delle caratteristiche funzionali, spaziali e psico-sensoriali degli ambienti sanitari costituiscono variabili importanti in grado di influenzare sia le condizioni di benessere che i successi clinici terapeutici dei suoi utilizzatori.

L’articolo “Healing by Design”, pubblicato nel 1995 sul “New England Journal of Medicine”, evidenzia lo stretto legame, riconosciuto anche dalla letteratura scientifica, che esiste tra disciplina medica e progettazione architettonica: “L’assistenza medica non può essere separata dagli edifici in cui viene erogata. La qualità dello spazio in tali edifici influisce sull’esito delle cure mediche e la progettazione architettonica è quindi una parte importante del processo di guarigione“.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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