Il Pap test sarebbe in grado di diagnosticare il tumore ovarico anni prima che si manifesti. È il risultato promettente di uno studio italiano pubblicato su Science Translational Medicine, importante rivista scientifica del settore medico e biotecnologico. Il tumore ovarico è il tumore ginecologico più letale, soprattutto perché la diagnosi è quasi sempre tardiva. Lo studio, condotto dai ricercatori dell’ospedale Humanitas di Milano, ha dimostrato che il tumore ovarico potrebbe essere individuato in fase iniziale analizzando il DNA raccolto con i Pap test, aprendo così una promettente nuova possibilità per la diagnosi precoce.

Il tumore ovarico: un po’ di numeri

Il tumore ovarico è il decimo tumore più diffuso tra le donne e il più letale tra quelli ginecologici, secondo il report annuale AIOM (Associazione italiana oncologia medica). In Italia colpisce 1,5 donne ogni 10.000, di queste circa l’80% presenta uno stadio di malattia avanzato al momento della diagnosi. La principale causa dell’elevata letalità di questa patologia è proprio il ritardo con cui arriva la diagnosi. Solo nel 10% dei casi i medici riescono ad individuarlo nelle fasi iniziali, molto più spesso la malattia si manifesta quando già molto diffusa e quindi con una prognosi scarsa.

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Pap-test tumore ovarico

Fonte: “I numeri del cancro in Italia 2023 – AIOM”

L’elevata mortalità dipende da diversi fattori, tra cui la presenza di sintomi non specifici, come gonfiore addominale e perdite ematiche vaginali, che compaiono tardivamente. Mentre per altri tumori ginecologici, come il cancro al seno o della cervice uterina, disponiamo di test di screening che consentono la diagnosi precoce, per quello dell’ovaio attualmente non esistono programmi di prevenzione. Tutto questo fa sì che, a 5 anni dalla diagnosi, sopravviva solo il 43% delle donne con questa patologia, un vero e proprio big killer. Attualmente i controlli ginecologici periodici comprensivi di ecografia trans-vaginale costituiscono il metodo più valido per intercettare eventuali patologie oncologiche. Tuttavia, in assenza di uno screening offerto a tutta la popolazione, la strada per la diagnosi precoce del tumore ovarico è ancora in salita.

Pap-test tumore ovarico

Fonte: “I numeri del cancro in Italia 2023 – AIOM”

Il Pap test

Il Pap test o test di Papanicolau, dal nome del medico che lo ha inventato, è uno screening eseguito periodicamente nell’ambito del programma di prevenzione del tumore della cervice uterina. Si tratta di una indagine semplice e non invasiva: vengono prelevate alcune cellule del collo dell’utero e della cervice grazie ad uno speciale spazzolino. La successiva analisi al microscopio permette di evidenziare le mutazioni che precedono l’insorgenza del tumore della cervice uterina.

Come tutti i test di screening, coinvolge donne sane e mira a prevenire la patologia. Dalla sua introduzione in Italia nel 1953, il Pap test ha diminuito l’incidenza del tumore della cervice uterina in maniera sostanziale. Si stima che il Pap-test, eseguito a intervalli regolari di 3-5 anni, riduca il rischio di sviluppare un tumore cervicale invasivo dell’80%.

Pap test e tumore ovarico: i risultati dello studio

La diagnosi precoce del tumore ovarico potrebbe arrivare dal Pap test. Nel loro studio, gli scienziati dell’Humanitas hanno analizzato, in modo retrospettivo, 250 campioni ottenuti tramite Pap test. Sono stati analizzati i campioni di 113 donne presintomatiche, a cui è stato successivamente diagnosticato un carcinoma ovarico, e di 77 donne sane.

Grazie a tecniche avanzate di sequenziamento del DNA, gli scienziati hanno individuato le mutazioni tipiche del carcinoma ovarico in campioni prelevati fino a 9 anni prima della comparsa del tumore. I risultati dovranno essere confermati con altre ricerche più ampie, ma accendono una nuova speranza per la diagnosi precoce del carcinoma ovarico.

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Caterina Poli

Caterina Poli

Medico Chirurgo con focus sulla salute materno-infantile. Credo in un tipo di informazione chiara e accessibile a tutti, ma sempre rigorosa. Amo parlare di salute, benessere e diritti. Collaboro con Buonenotizie e partecipo al laboratorio di giornalismo costruttivo.

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