Il 2 aprile si celebra la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo (World Autism Awareness Day). Istituita nel 2007 dall’Assemblea generale dell’ONU, tale ricorrenza ha lo scopo di sensibilizzare la società sulla condizione delle “persone dello spettro autistico”. Quest’ultima, infatti, è l’espressione più corretta, dal momento che l’autismo è un fenomeno ampio: ne esistono forme gravi – in cui l’autonomia dell’individuo è compromessa – e forme in cui la persona mostra un alto funzionamento complessivo nelle attività quotidiane.

Poiché il maggior limite di tale condizione è la difficoltà a interagire con l’ambiente esterno, i soggetti autistici possono trarre giovamento dalla pratica degli sport – in particolar modo quelli acquatici. Per tale ragione, Buonenotizie.it ha intervistato due istruttori di nuoto impegnati da anni nel lavoro con soggetti dello spettro autistico: Andrea Pizzolato, la cui attività si rivolge in particolare ai bambini e Maria Meli, che lavora principalmente con adolescenti e adulti.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Sport e autismo: lavorare con i soggetti più giovani

Andrea Pizzolato è istruttore di nuoto presso la piscina di Sant’Alvise a Venezia. La sua principale attività è insegnare nuoto agonistico a bambini e ragazzi con disabilità – inclusi i disturbi dello spettro autistico. A lui abbiamo domandato perché gli sport acquatici sono in grado di migliorare le capacità di socializzazione. Inoltre, abbiamo chiesto se tali miglioramenti coinvolgono anche la percezione del proprio corpo e delle potenzialità espressive a esso collegate.

«L’autismo – afferma Pizzolato – può presentare vari livelli: alcuni bambini non deambulano, altri hanno solo delle caratteristiche iperattive facilmente inseribili in contesti di gruppo. Al di là di questo, il nuoto aiuta ciascun ragazzo ad avere fiducia in se stesso: lo responsabilizza, migliora il tono dell’umore e gli dà una percezione tangibile del suo corpo. Ho visto tanti bambini passare dall’essere impauriti e individualisti, al trovare così tanta fiducia in se stessi da entrare in piscina da soli, come fossero dei nuotatori professionisti, coinvolgendo i propri compagni».

Rapportarsi con la neurodiversità degli adulti

Esser capaci di agire nei contesti sociali – oltre che consapevoli del proprio range espressivo – ha una grande importanza anche per gli adulti (si pensi a forme di autismo come la sindrome di Asperger, non sempre diagnosticata in età scolare). Maria Meli è istruttrice di nuoto nel centro cuneese Hydrosport, nonché insegnante di sostegno. A lei abbiamo chiesto quale aiuto dà il nuoto allo sviluppo della percezione di sé negli adulti autistici.

«Con gli adulti che non sanno nuotare – specifica lei – può essere complesso innescare una fase di fiducia (i bambini sono facili da plasmare per una questione di leggerezza fisica e mentale). Anche gli adulti, però, trovano nell’acqua il proprio ambiente naturale: migliorano nella resistenza e nell’elasticità e hanno più consapevolezza del loro corpo. Inoltre, alcuni migliorano anche a livello espressivo. La serotonina dà loro benessere e il nuoto diventa un’esigenza».

La percezione dell’autismo nella società di oggi

A entrambi i professionisti abbiamo chiesto in che modo le persone non autistiche – ovvero “neurotipiche” – si rapportano alle persone dello spettro autistico. Per merito della ricerca sull’autismo, infatti, le conoscenze su questo tema, a livello comune, sembrano migliorate. Andrea Pizzolato, riguardo ai bambini, si mostra ottimista, sostenendo che «Non c’è difficoltà di interazione. Lo sport aiuta i bambini a vivere con lo spirito di un team e a contare l’uno sull’altro».

Maria Meli, dal canto suo, riconosce che con gli adulti ci possono essere delle iniziali difficoltà. «Spesso gli adulti emettono urla (di gioia, ma che vengono percepite come stranezze) e, soprattutto i bambini, non smettono di fissare quegli adulti all’apparenza diversi. Perciò cerchiamo di creare integrazione prima dell’entrata in vasca, facendo sì che tutti si salutino e nasca empatia tra di loro. I risultati sono grandiosi e in futuro, con una maggior sensibilizzazione, si otterrà ancora più inclusività».

Condividi su:
Edoardo Monti

Edoardo Monti

Ho lavorato per anni come freelance nell'editoria, collaborando con case editrici come Armando Editore e Astrolabio-Ubaldini. Nel 2017 ho iniziato a scrivere recensioni per Leggere:tutti, mensile del Libro e della Lettura, e dal 2020 sono tra i soci dell'omonima cooperativa divenuta proprietaria della rivista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici