La demenza senile rappresenta una delle sfide sanitarie più complesse. Tuttavia, oggi si sta affacciando una nuova speranza di cura: la musicoterapia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), oltre 50 milioni di persone nel mondo sono affette da demenza, con più di 2 milioni di casi solo in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità.

Nei reparti ospedalieri, i pazienti con demenza vivono stati d’agitazione, spesso gestiti con sedativi. Ma, grazie alla ricerca della National Institute for Health and Care Research (NHS), emerge un’alternativa non farmacologia: la musicoterapia.

I risultati sono promettenti: un miglioramento del benessere generale e una riduzione dei comportamenti distruttivi. È un passo avanti fondamentale, che potrebbe cambiare il modo di vedere e affrontare la malattia.

Oltre i farmaci, la musica come gestione della demenza

La demenza è una condizione neurodegenerativa che compromette memoria, linguaggio e personalità, impattando non solo la quotidianità del paziente, ma anche quella dei familiari e del personale medico, a causa dei sintomi comportamentali e psicologici. Questi comportamenti variano da episodi aggressivi – grida, calci o pugni – a reazioni meno violente ma logoranti, come camminare avanti e indietro, piangere od opporre resistenza ai farmaci e alle cure.

Per gestire tali comportamenti si ricorre a interventi farmacologici. Tuttavia, gli effetti collaterali (nausea, vomito, cefalea o vertigini), stanno spingendo verso interventi psicosociali, riconosciuti dai professionisti sanitari come un approccio valido per ridurre il disagio. Tra questi, la musicoterapia è un intervento efficace, erogato da un terapista e raccomandato dalle linee guida  per il supporto del benessere e della qualità di vita delle persone con demenza.

Studi recenti hanno evidenziato che la musicoterapia può supportare una riduzione a breve termine del disagio. Questo perché la musica – specie se rilassante e familiare – attiva diverse aree cerebrali che spesso rimangono intatte anche durante le fasi più avanzate della malattia.

Il progetto MELODIC: musica rilassante e personalizzata come supporto ai pazienti con demenza

Tra le iniziative più recenti di musicoterapia c’è MELODIC (Music Therapy Embedded in the life of Dementia Inpatient Care – Musicoterapia integrata nella vita dei pazienti ricoverati per demenza), un progetto pubblicato il mese scorso su Frontiers in Psychiatry. L’obbiettivo principale è integrare musica rilassante personalizzata con il supporto di un musicoterapeuta per prevenire e ridurre i sintomi comportamentali legati alla demenza senile.

Attraverso un musicoterapeuta specializzato, MELODIC offre sessioni di musica di gruppo e individuali, che possono includere canti, uso di strumenti musicali o ascolto in base alle preferenze del paziente. Successivamente, in collaborazione con i familiari e gli operatori sanitari, il musicoterapeuta elabora piani di assistenza musicale da includere nella routine quotidiana del paziente.

Questo approccio di condivisione, che unisce l’insegnamento interattivo a un supporto costante, ha portato a importanti benefici. I risultati evidenziano una riduzione dei sintomi comportamentali, un miglioramento della qualità di vita dopo l’intervento e un rafforzamento dei legami tra pazienti, caregiver e personale sanitario. Al centro non c’è più solo la malattia, ma il paziente.

La musicoterapia nella demenza senile: le esperienze nostrane

L’integrazione della figura del musicoterapeuta, l’offerta di sessioni cliniche e l’implementazione di piani musicali personalizzati per ciascun paziente si sono dimostrati opzioni efficaci in contesti complessi. Il progetto MELODIC evidenzia come la musicoterapia, possa rappresentare una valida risorsa per gestire i sintomi gravi della demenza senile, affiancandosi alle terapie convenzionali.

In Italia, sebbene non esista ancora un modello integrato su larga scala come il MELODIC, esistono già iniziative simili e positive attive nel campo della musica e della demenza. Tra queste, SonoraMente, un’iniziativa corale gestita da AIMA (Associazione Italiana Malattia di Alzheimer), o Progetto SOUND, gestito da ACMO (Associazione Centro Musicale Alessandro Orlandini). Entrambe le iniziative rappresentano buone pratiche nel settore come strumento di cura e benessere per le persone affette da demenza.

La musica da sola non cura la demenza, ma se integrata in un percorso più ampio può lenire quelle ferite invisibili che questa malattia lascia nel cuore di chi la vive e di chi se ne prende cura.

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Giulia Mastrocicco

Sono Giulia Mastrocicco. Laureata in Giornalismo, Comunicazione editoriale e multimediale presso l'Università di Parma.

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