I Ray-Ban Meta, pensati per un pubblico ampio e universale, non sono conosciuti per il loro essere smart, ma per l’impatto sociale che stanno avendo. Questi occhiali integrano fotocamera, microfoni, altoparlanti e assistente vocale, offrendo una nuova dimensione di interazione con il mondo utile a tutti.

Quello che li rende davvero rivoluzionari è il modo in cui stanno migliorando la vita delle persone non vedenti o ipovedenti. A portare agli occhi di tutti questa novità è stato il Wall Street Journal, ricordando però che tra vantaggi e limiti tecnologici, il dibattito sulla loro reale utilità è ancora aperto. Importante è ricordare che gli occhiali smart non nascono come vero e proprio strumento medico. Di seguito vediamo la loro utilità e i loro possibili limiti.

Ray-Ban Meta: occhi per chi non vede

Per chi vive con una disabilità visiva, orientarsi nello spazio, riconoscere oggetti o leggere informazioni può essere una sfida quotidiana. I Ray-Ban Meta, grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale, permettono di scattare foto e ricevere descrizioni vocali di ciò che si trova davanti. Questa funzione, apparentemente semplice, si trasforma in un potente strumento di autonomia.

Ad esempio, una persona non vedente può chiedere agli occhiali: «Cosa ho davanti?» La risposta degli occhiali è immediata e potrebbe verosimilmente essere questa: «Una porta in legno con maniglia a sinistra», oppure «una bottiglia d’acqua sul tavolo». Questo tipo di feedback visivo, tradotto in linguaggio, consente a un ipovedente o un cieco di muoversi con maggiore sicurezza e indipendenza.

Ray-Ban Meta: un assistente sempre presente

Nei Ray-Ban Meta basta un comando vocale anche per ottenere indicazioni sulla temperatura dell’aria, leggere messaggi o persino tradurre testi. Per chi ha difficoltà visive, questo significa poter accedere a informazioni in tempo reale, senza dover dipendere da altri.

Inoltre, grazie agli altoparlanti posizionati nelle stecchette degli occhiali, un non vedente è in grado di ascoltare con più facilità lo “screen reader (il lettore di schermo, ovvero quella impostazione che permette di ascoltare qualsiasi cosa venga toccata sul display) del proprio cellulare, annullando il problema dei rumori esterni che spesso coprono l’audio dello smartphone.

Una testimonianza da chi non vede

Marco Andriano, giovane non vedente, ha testato gli occhiali Ray-Ban Meta all’interno del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino. Nel video pubblicato su Instagram, Marco attiva più volte la funzione “Hey Meta, guarda e descrivi”, che consente agli occhiali di scattare una foto e restituire una descrizione vocale dell’ambiente. Le prove si sono concentrate su elementi simbolici come Palazzo Carignano, una statua, il testo dell’Inno di Mameli, un’immagine della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e il Parlamento Subalpino.

Al termine dell’esperienza, Marco ha evidenziato i limiti attuali della tecnologia: in alcuni casi, come con la statua e il testo dell’Inno, l’intelligenza artificiale non è riuscita a fornire una descrizione corretta. Nonostante ciò, ha espresso fiducia nel potenziale evolutivo dello strumento, sottolineando come, con i giusti miglioramenti, possa diventare un valido supporto per ciechi e ipovedenti.

I Ray-Ban Meta non sono privi di rischi

Dato che questi speciali occhiali non sono nati come dispositivi medici, ma come semplici occhiali smart, presentano limiti che potrebbero compromettere la sicurezza degli utenti non vedenti o ipovedenti. Tra le problematiche su cui porre attenzione c’è sicuramente quella legata alla distrazione. Un utente potrebbe distrarsi ascoltando l’IA, andando incontro a probabili incidenti. Un altro punto critico è l’affidabilità dell’intelligenza artificiale. Gli assistenti IA  possono commettere errori e generare informazioni fallaci. Per questo è importante farne un uso attento e consapevole.

La strada verso un’inclusione tecnologica piena è ancora lunga, ma strumenti come questi dimostrano che è possibile progettare in maniera innovativa pensando anche a chi vive la realtà in modo diverso. E se il futuro sarà davvero più inclusivo, sarà anche grazie a soluzioni che, come i Ray-Ban Meta, sanno guardare avanti.

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Antonio dei Nobili

Sono Antonio dei Nobili, ragazzo ipovedente e aspirante giornalista pubblicista. Sono originario della Puglia, ma da alcuni anni vivo a Milano. Ho la passione per la scrittura dai tempi delle scuole medie. Le mie passioni non si limitano alla scrittura, amo tanto lo sport e la musica rock, entrambi sono parti fondamentali della mia vita. Attualmente scrivo per Buonenotizie.it e frequento i corsi di Giornalismo costruttivo.

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