In Italia, oltre un milione di persone convive con una malattia neurodegenerativa, e tra queste 600.000 sono affette di Alzheimer, secondo i dati del Ministero della Salute. Quei numeri raccontano una sfida, ma la scienza e la società civile stanno reagendo con progetti innovativi e percorsi di assistenza sanitaria che guardano oltre la malattia.
Queste innovazioni sociali e riabilitative hanno uno obiettivo comune: rallentare il decadimento cognitivo del paziente. Contrastano l’isolamento e la solitudine e mirano a restituire dignità a chi vive con la malattia.
Progetti sociali: quando l’arte incontra la cura
Spesso l’attenzione si concentra sul paziente, dimenticando i familiari. Essi affrontano ogni giorno emozioni sfidanti, difficoltà di ogni tipo e costi elevati di assistenza sanitaria. Ed è proprio per sostenere anche loro che sono nati diversi progetti sociali e culturali, che mettono al centro la relazione e la creatività.
In tutta Italia vengono promossi laboratori pratici di lavori manuali, danza, canto e pittura capace di stimolare la mente e il cuore. Tra le esperienze più significative c’è l’Alzheimer Fest, una festa popolare itinerante promossa dall’omonima Associazione di Promozione Sociale (APS), dove ricerca, teatro, musica e letteratura si intrecciano per dare una nuova narrazione sulla malattia. C’è poi “Lo ricordo io per te”, un corto realizzato dall’Associazione Airalzh e ispirato a una canzone di Michele Bravi. Il corto racconta la storia di un amore che resiste al tempo e alla malattia.
E ancora, i “Caffè Alzheimer“, della Fondazione Maratona Alzheimer. Sono dei luoghi di incontri in cui le persone con demenza e le loro famiglie trovano sostegno attraverso attività stimolanti organizzate dai volontari.
Questi progetti sociali coinvolgono più generazioni, offrendo occasioni di inclusione, scambio di esperienze e superamento dello stigma legato alla demenza.
Le residenze che diventano “amiche”
Negli ultimi anni, l’attenzione si è molto focalizzata sugli ambienti di cura per superare la rigidità delle istituzioni tradizionali e la visione che relega le persone con demenza ai margini. Un modello è “CasaPaese”, a Cicala, Calabria, che trasforma una residenza in un piccolo borgo, completo di negozi che imitano la vita quotidiana come bar, edicola e piazza. Gli ospiti possono muoversi liberamente in un contesto sicuro. Il progetto si basa sulla “socioterapia ambientale, che adatta i ritmi della vita alle esigenze dei residenti senza orari rigidi, e promuovendo una qualità di vita e umanità.
Nella stessa visione si colloca anche “Dementia Friendly Italia”, progetto della Federazione Alzheimer Italia, ispirato all’esperienza internazionale della “joint action on dementia”. L’iniziativa mira a trasformare le comunità in luoghi accoglienti, coinvolgendo attivamente cittadini, commercianti e istituzioni. Tra le azioni avviate:
- le “Farmacie Amiche”: in collaborazione con Federfarma, il progetto istruisce i farmacisti e gli operatori commerciali su come gestire la malattia;
- gli ospedali “Amici delle persone con demenza”, come quello di Baggiovara, a Modena: strutture ospedaliere progettate per un’attenta osservazione sui pazienti e i loro familiari, con lo scopo di ridurre stress durante il ricovero e creare un ambiente inclusivo;
- “Generazione Amica”: rivolto alle scuole, il programma offre una formazione a studenti e insegnanti, rendendoli attivi ed eliminando così pregiudizi e discriminazioni sulla demenza;
- i percorsi interattivi “Allena la tua mente”: esperienza multisensoriale in spazi pubblici con postazioni tematiche. Ogni postazione propone attività pratiche per allenare diverse abilità e sensi: dalla percezione dei suoni alla stimolazione visiva, dal calcolo alla memoria a breve termine, fino agli esercizi di prassia, ovvero ricordarsi come si compiono determinate operazioni, ad esempio l’uso del telefono a rotella.
Progetti sperimentali e sanità territoriale
La ricerca scientifica ha avviato diversi progetti sperimentali per migliorare la diagnosi e il trattamento della malattia. A livello regionale, in Basilicata è stato avviato un programma con fondi regionali. Esso prevede lo sviluppo di percorsi psicosociali e l’attivazione di diverse sedi ASL per potenziare diagnosi precoci. Inoltre, si sperimentano interventi innovativi di telemedicina, sempre integrati da progetti sociali mirati.
A livello nazionale, il progetto R.A.P.I.D. (Revolutionizing Alzheimer’s Patient care model, Initiatives Driving the future), punta a ottimizzare l’assistenza e a ridurre le disuguaglianze territoriali. Poiché non tutte le regioni italiane sono in grado di garantire una diagnosi della malattia, il progetto RAPID si propone come “ponte” tra territori e istituzioni. Questo favorisce la nascita di nuovi centri territoriali e rafforza il dialogo con le istituzioni sanitarie nazionali, rientrando nei più ampi progetti sociali.
Dignità, speranza e qualità di vita migliore
L’Alzheimer non colpisce solo chi ne è affetto, ma anche intere famiglie e comunità. In quei contesti in cui l’assistenza sanitaria può risultare costosa, progetti sociali e sperimentazioni scientifiche mostrano che, insieme, è possibile rallentare il declino cognitivo. Restituire dignità e speranza significa garantire una vita migliore a chi convive con l’Alzheimer e all’intera comunità a cui appartiene.

