Dall’Unicef arrivano segnali positivi riguardo la lotta per impedire l’unione infantile. Per le spose bambine si accende la speranza.

Una fitta rete di interventi da parte di Associazioni come Unicef e Unfpa hanno innalzato la sensibilità nei confronti di una delle realtà più cruente fra quelle che riguardano i diritti umani. Quei diritti espressi come principi inalienabili nella maggior parte delle Costituzioni e che spesso e volentieri vengono sorvolati con superficialità, come il diritto alla libertà, in questo caso, di scegliere chi sposare e quando.

La lotta al fenomeno delle spose bambine,  e più in generale dei matrimoni infantili, risulta in continuo miglioramento seppur con  numeri ancora troppo elevati. Secondo l’Unfpa, fondo delle nazioni unite per la popolazione, sono 33.000 le bambine che ogni giorno nel mondo vengono costrette al matrimonio precoce; 12 milioni ogni anno. Si tratta di unioni, formalizzate o meno, che riguardano i minori di 18 anni. Nonostante la quasi totalità degli Stati del mondo le abbia rese illegali, la legge in materia non è sempre rispettata: vengono praticate di nascosto con il consenso delle famiglie.

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Salute e istruzione a rischio con i matrimoni precoci

L’errore più comunque è quello di sottovalutare le ripercussioni che si manifestano in altri ambiti oltre a quello della violazione dei diritti umani. Vengono violati per esempio il diritto alla salute e quello all’istruzione.

Le reazioni psicologiche indotte dall’isolamento sociale a cui le bambine vengono sottoposte, sono notevoli quanto devastanti. Emergono sintomi di paura, disorientamento, rabbia, ansia e depressione nei casi più gravi. Gli psicologi sociali Roy Baumeister e Mark Leary, esperti di rifiuto sociale e appartenenza, spiegano che entrare in un gruppo e identificarsi con esso è un modo efficace per ridurre l’incertezza sul nostro sé. Con l’isolamento viene meno il sostegno emotivo, la protezione sociale e fisica, la capacità di realizzare obiettivi complessi. È questo che si trovano ad affrontare i bambini o le bambine sottoposti al matrimonio forzato. Un senso di smarrimento in un’età particolarmente delicata, culla della futura personalità. Studi condotti in Etiopia, Afghanistan e nella regione del Kurdistan iracheno, mettono in evidenza la relazione tra matrimoni precoci ed elevati tassi di suicidio.

Il matrimonio precoce inoltre influisce notevolmente sulla salute fisica delle spose bambine: sono maggiormente esposte alla gravidanza mettendo a rischio la propria salute e quella del bambino. Con le gravidanze adolescenziali aumentano infatti i rischi di eventuali complicazioni riconducibili a uno sviluppo ridotto del feto, un parto prematuro o malattie ipertensive.

Seppur la componente femminile sia maggiormente esposta a questo rischio, la pratica riguarda comunque entrambi i sessi. I bambini, dal canto loro, sono costretti ad assumersi responsabilità da adulti per le quali potrebbero non essere pronti. Le limitazione di acceso allo studio e alla formazione si riversano in egual modo: i ragazzi devono soccombere alle necessità economiche e le ragazze all’ accudimento dei figli e alle faccende domestiche.

I piani di intervento

Il Global Programme to End Child Marriage è un’iniziativa globale nata dall’accordo tra UNICEF e UNFPA con lo scopo di contribuire a porre fine ai matrimoni precoci. Il programma è stato avviato nel 2016 e “da quando è stato lanciato ha salvato milioni di ragazze da matrimoni che non volevano” dichiara Henrietta Fore, Direttore Generale UNICEF.

Gli interventi del programma riguardano azioni dirette che seguono schemi sequenziali: monitoraggio, ricerca, pianificazione di incontri e conoscenza. Una gestione parallela a una collaborazione con le istituzioni locali che integrano attività riguardanti la salute e l’istruzione.

I dati resi disponibili dall’Unicef evidenziano come i tassi globali dei matrimoni precoci stiano gradualmente diminuendo grazie anche a questi interventi.

Andamento matrimoni precoci

Andamento dei matrimoni precoci negli ultimi 15 anni basato su dati rilevati dall’Unicef.

I matrimoni precoci trovano terreno fertile soprattutto nelle aree più povere e rurali come l’Asia meridionale, l’Africa sub-sahariana e qualche zona dell’America Latina e dei Caraibi. Ma in quasi tutte le aree si può assistere a una diminuzione pregressa. L’Asia meridionale, nello specifico, negli ultimi cinque anni ha registrato un calo di oltre il 50%; in Etiopia sono stati annullati  24.000 matrimoni di minori; in Sierra Leone circa 9.000 ragazze hanno potuto rientrare a scuola. Importanti miglioramenti (si veda grafico) ci sono stati anche in Burkina Faso e nel Ghana, Paesi tra i più esposti al rischio dei matrimoni precoci.

Notizie positive arrivano anche dal Sudan, uno dei paesi cardine per la presenza di spose bambine, in cui i matrimoni infantili sono particolarmente radicati. In questi giorni il primo ministro ha dichiarato che “metterà fine ai matrimoni precoci per adottare la Carta Africana sui diritti e il benessere del bambino del 1999”.

Un progresso questo, sviluppatosi parallelamente a una crescente partecipazione di bambini e adolescenti alle iniziative proposte dal Global Program.; a riconferma del fatto che la conoscenza è sinonimo di salvezza.

Partecipazione adolescenti al Global Program to end Child marriage.

Partecipazione degli adolescenti al Global Program to end Child marriage.

 

Uno sguardo al futuro

La seconda fase del programma è stata rilanciata a marzo del 2020, a 25 anni dalla Dichiarazione di Pechino (che ha adottato una risoluzione per il miglioramento delle condizioni della donna in tutto il mondo).

“I prossimi quattro anni del programma forniranno nuove opportunità da costruire sulla base di quanto fatto fino ad ora, cercando di porre fine una volta per tutte a questa pratica devastante” scrive l’Unicef.

Tra gli obiettivi di questa seconda fase rientrano iniziative volte a responsabilizzare ogni singolo adolescente nel prendere decisioni sulla propria unione matrimoniale. Un traguardo che vuole coinvolgere la famiglia, la comunità, le istituzioni pubbliche e private in cui la ragazza o il ragazzo vivono. Un ruolo decisivo sarà determinato dal rafforzamento dei quadri politici e dall’informazione. L’UNFPA sottolinea quanto quest’ultima sia di “vitale importanza” per progredire in questa direzione.

I governi di Belgio, Canada, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Regno Unito e Unione Europea hanno già riconfermato il proprio sostegno al Global Programme to End Child Marriage. E altri 42 paesi hanno sviluppato altrettante strategie e attuato piani d’intervento per porre fine al fenomeno delle spose bambine.

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Chiara Bigarella

Chiara Bigarella

Chiara Bigarella collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista

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