I senzatetto in Italia sono oltre 50000: la pandemia ha peggiorato le loro condizioni, ma almeno ora si parla di loro. E si cercano soluzioni.

Facile dire “Restate a casa” quando una casa la si ha. Per almeno 50000 persone in Italia questo incoraggiamento significa l’ennesima beffa: sono i senzatetto, di cui ci si ricorda solo in determinati periodi dell’anno. Una categoria di persone che è difficile aiutare proprio perché invisibili: la difficoltà nel censirli determina un rallentamento nella macchina degli aiuti. Ora che la pandemia minaccia anche fasce di popolazione prima considerate non direttamente a rischio povertà, è il momento giusto per cercare soluzioni.

Senzatetto in Italia: i numeri

Il primo problema che rende complesso aiutare i senzatetto nel nostro paese è dovuto alla difficoltà di quantificare l’emergenza: nel 2014, anno a cui risale l’ultima rilevazione, erano più di 50000. Ma stiamo parlando di dati relativi ai principali comuni italiani e a un arco temporale di soli due mesi: si tratta quindi di numeri non rappresentativi del totale e comunque datati e non aggiornati. Sono comunque cifre impressionanti: solo a Milano più di 2600 persone non hanno una casa e di queste almeno 580 vivono per strada. A Roma sarebbero addirittura 16000.

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Un altro dato che colpisce è l’età media: secondo un’indagine del Sole 24 Ore il 33% dei senzatetto ha meno di 35 anni. Dati che trovano sostanzialmente conferma nella statistica dell’associazione City Angels di Milano, secondo cui l’età media è 33 anni. Secondo la stessa associazione, inoltre, la percentuale di stranieri sarebbe “solo” il 29%: segno che a finire per strada non sono più solo le fasce di popolazione generalmente (e a torto) associate all’emarginazione, ma anche nostri connazionali. Le ragioni sono le stesse: perdita del lavoro, capovolgimento della situazione economica, anche a causa di separazione, rottura di legami affettivi e familiari.

L’impatto della pandemia

L’arrivo del Covid-19 ha intensificato il problema, creando nuovi poveri: le domande per un pasto gratuito alle mense di solidarietà sono aumentate soprattutto nelle grandi città. E per chi già viveva per strada, al dramma si è aggiunto anche l’impatto del virus, con tutto ciò che ne ha conseguito in termini di assistenza medica e accoglienza. La solidarietà, però, non si è spenta: le associazioni che da anni assistono i senzatetto in Italia hanno continuato a farlo, creando anche presidi mobili in modo da consentire una copertura capillare sul territorio.

L’associazione Medu, fondata dallo psicoterapeuta Alberto Barbieri e attiva a Roma da oltre sedici anni, si è organizzata con cliniche mobili montate su camper. “Da marzo abbiamo rimodulato i camper per affrontare la pandemia creando Team Covid con interpreti, mediatori culturali, oltre ad infermieri e medici. Il primo approccio rimane clinico: oltre a misurare la temperatura, avviare la richiesta per farmaci o pareri specialistici, cerchiamo di visitare le persone che ci chiedono assistenza“. Il rischio è che il virus colpisca in condizioni in cui le persone faticano a difendersi: come nei campi profughi o nelle baraccopoli di braccianti.

Mini case: una soluzione per i senzatetto?

Da qualche anno, anche nel nostro paese, si parla di case modulari, o tiny houses: si tratta di un soluzione abitativa all’avanguardia, già utilizzata in paesi ad alta densità abitativa e colpiti da una crisi immobiliare come gli Stati Uniti. Le tiny houses sono piccoli prefabbricati personalizzabili e montabili in poche ore, di solito energeticamente indipendenti grazie a un sistema di pannelli solari o comunque costruite in modo da avere un bassissimo fabbisogno energetico. Costano poco (da poche migliaia di euro a qualche decina di migliaia le più accessoriate) e sono antisismiche.

Si contano già numerosi esperimenti in tutto il mondo che dimostrano che questa soluzione, per quanto non definitiva, può essere un passo in avanti nella gestione di un problema che necessita di interventi radicali e di molto tempo per poter essere arginato. Le mini case hanno un impatto ambientale praticamente nullo, dal momento che, come si montano, possono essere smontate senza stravolgere il contesto. Una soluzione che risolverebbe anche l’occupazione abusiva. Oltre a restituire la dignità e l’autonomia ai senzatetto.

 

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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