Vasto consenso per il primo bando pubblico che assegna i beni dei mafiosi ad associazioni per finalità sociali.

Sono 160 i progetti presentati dagli enti e dalle associazioni di volontariato e promozione sociale al bando per l’assegnazione di beni confiscati alle mafie. Questo è il primo bando pubblico, indetto dall’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati (Anbsc), che consente di assegnare direttamente queste proprietà ai soggetti del Terzo settore, che devono utilizzarli per scopi sociali.

Obiettivo primario del bando è “la valorizzazione dei beni confiscati, finalizzata a permettere alle comunità colpite dal fenomeno mafioso di riappropriarsi delle risorse sottratte illecitamente alla collettività, mettendole al servizio della cittadinanza attiva e del bene comune, attraverso l’incentivazione del protagonismo degli Enti e Associazioni”.

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Nel bando sono stati individuati oltre 1.000 lotti da assegnare. Le associazioni potevano proporre progetti su cinque aree tematiche: sociale, salute e prevenzione, occupazione e ricerca, cultura, sicurezza e legalità. Nonostante il carattere sperimentale, il bando che assegna i beni confiscati alle mafie ha ottenuto un grande consenso da parte del Terzo settore. Ai progetti più meritevoli sarà destinato un contributo economico per sostenere i costi per il riutilizzo a fini sociali.

Beni confiscati alle mafie: tra definizioni e normative

La confisca dei beni della mafia è prevista da alcune leggi statali. La prima è la legge Rognoni-La Torre del 1982, che introduce il “reato di associazione a delinquere di stampo mafioso” e la confisca del patrimonio accumulato illegalmente. Del 1996 è la legge per il riutilizzo dei beni confiscati per scopi sociali. Per la gestione e la destinazione di questi beni è nata l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata.

Il Codice Antimafia è stato aggiornato nel 2011 e, tra le altre cose, consente l’assegnazione diretta a titolo gratuito di beni confiscati a soggetti del Terzo settore. Prima di allora i beni confiscati alle mafie erano destinati agli enti territoriali che in secondo luogo li assegnavano a enti, associazioni o cooperative. Il bando appena chiuso è la prima applicazione di questa normativa.

Nel 2017 c’è stato un nuovo aggiornamento del Codice Antimafia che ha esteso l’applicazione delle confische a nuovi tipi di reati e ha reso più veloce l’adozione di questa misura. La legislazione antimafia italiana è tra le più avanzate a livello internazionale ed è presa come riferimento da molti Paesi.

beni confiscati alle mafie

Fonte: Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata

I beni confiscati alle mafie sono un aiuto per la legalità e la ripresa economica

Sono più di 35mila i beni immobili e 4.200 le aziende confiscate dal 1982 ad oggi. Più di 900 sono le realtà dell’associazionismo che hanno avuto in assegnazione e gestiscono i beni confiscati. I beni immobili destinati ai Comuni, invece, sono più di 1.000 in tutta Italia. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, la rete di associazioni, enti, movimenti, gruppi che si impegnano contro la mafia e a favore della legalità, considera positivamente il percorso “dell’intuizione della legge Rognoni- La Torre del 1982 che restituiva alla collettività i beni tolti ai mafiosi, tenendo viva la memoria delle vittime innocenti della violenza criminale”.

Durante la pandemia, tra le iniziative di solidarietà nei confronti delle persone bisognose, un ruolo importante è quello delle realtà che gestiscono beni confiscati alle mafie. Il contributo alla ripresa economica potrebbe essere maggiore se i beni fossero assegnati in tempi rapidi e le politiche sociali diventassero una priorità politica. Il presidente di Libera ritiene che vadano “nella giusta direzione l’inserimento della valorizzazione pubblica e sociale dei beni confiscati nei principali documenti di programmazione economica e di coesione territoriale” e auspica che anche nel Recovery Plan ci sia attenzione al tema dei beni confiscati alle mafie.

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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