Scenari educativi nel mondo per una didattica all’aperto

Natura ed educazione: un abbraccio senza frontiere” è stato il titolo  di uno degli interventi tenuti nella recente Festa internazionale della Pedagogia viva. L’evento è stato organizzato dall’Asilo nel bosco di Ostia, una scuola nel bosco, appunto, nata nel 2005 dall’unione di due realtà educative romane, ora residente in  un meraviglioso scenario di campi coltivati e boschetti incantevoli a Ostia. 

La carta vincente di questo progetto è rappresentata dai cinque principi fondamentali su cui si poggia dall’ inizio e a cui hanno fatto seguito numerosissime altre realtà educative per tutta la Penisola: lo spazio esterno come aula didattica, una particolare attenzione alle relazioni, l’ esperienza diretta come principio della didattica, l’importanza delle emozioni e il gioco come strumento comunicativo più usato. Un progetto che potrebbe avere replicabilità su scala nazionale.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Asilo nel bosco: storia e giornata tipo del format educativo 

L’idea di questo format educativo nasce nel secondo dopoguerra in alcuni paesi del Nord Europa, ma è nel 1993 che trova la sua concretezza grazie a due educatrici tedesche: Petra Jäger e Kerstin Jebsen. Le due donne, dopo aver osservato  la scuola nel bosco danese, hanno fondato in Germania il primo asilo nel bosco,  riconosciuto ufficialmente grazie al Comitato lavorativo federale Waldkindergärten in Germania nel 1996.

Le giornate tipo di un asilo nel bosco partono con l’ accoglienza, successivamente gli educatori si dispongono in varie postazioni per attività legate al corpo, all’espressività e alla creatività, cui i bambini sono liberi di partecipare. Altrimenti possono giocare autonomamente come fanno nel pomeriggio, dove hanno più tempo libero a disposizione.

Un abbraccio senza frontiere: l’ esperienza tedesca e spagnola

Petra  Jäger e Katia Hueso, rispettivamente fondatrici degli asili nel bosco in Germania e in Spagna sono intervenute alla Festa internazionale della Pedagogia viva raccontando il successo formativo del progetto della scuola all’aperto. I bambini a contatto con la natura “imparano per la vita”, raggiungendo gli obiettivi cognitivi grazie alle esperienze che compiono.

La presenza dei rischi nella natura è un valore aggiunto che li stimola a crescere ma soprattutto li rende felici. Stare all’aperto, a contatto con la natura, ha affermato la Jäger, ci permette di entrare in contatto con noi stessi, con la nostra interiorità. Gli adulti non sono da meno e dovrebbero ritrovare il proprio “bambino interiore”. La natura lo permette. Il modello della scuola nel bosco si basa su tre parole chiavi: rispetto, gioco libero e natura. In questo tipo di didattica, s’impara senza che i concetti siano insegnati: i bambini sviluppano leadership, curiosità, problem solving e non smettono mai di stupirsi e meravigliarsi.

Educazione nella natura: una risorsa anche per gli adulti

Chi l’ha detto che l’educazione nella natura è solo per i bambini? Tra le sfide educative del futuro c’è sicuramente quella di estendere  questa metodologia didattica fino all’università, attraverso la formazione di personale specializzato.  È il caso del corso di perfezionamento chiamato “Educazione e natura: ruolo e competenze del professionista all’aperto” . Si tratta di una collaborazione delle università di Aosta, Milano , Parma, Bologna e Modena. Il corso è strutturato in ambiti specifici e  interdisciplinari quali la Pedagogia, Didattica della natura  e esperienze di immersione in natura (proposte, vissuti e riflessioni). La formazione di educatori non deve essere una possibilità, ma una vera necessità,  in quanto  favorisce il successo formativo dei propri studenti ma anche la  prevenzione del disturbo molto ricorrente come  la “sindrome di burnout”.

Natura ed educazione: quali, gli effetti sullo sviluppo dei bambini?

I bambini a contatto con la natura sviluppano meglio il loro quoziente intellettivo. Lo ha evidenziato una recente ricerca condotta dall’Università di Hasselt in Belgio, pubblicata sulla rivista Plos Medicine (qui si possono leggere le conclusioni dello studio). Il lavoro accademico ha dimostrato che i bambini che crescono in spazi verdi hanno un QI (quoziente intellettivo) più sviluppato e problemi comportamentali notevolmente ridotti. Si tratta della prima ricerca che sperimenta correlazioni dirette tra la vita dei bambini in aree residenziali verdi o rurali e la migliore espressione della loro intelligenza. Penso che i costruttori di città dovrebbero dare la priorità agli investimenti in spazi verdi perché è davvero un valore creare un ambiente in cui i bambini possano sviluppare il loro  potenziale” ha affermato Tim Nawrot, professore di epidemiologia ambientale presso l’università dove è stata condotta la ricerca.

Quali sono i risultati dello studio belga

Lo studio è stato condotto su oltre 600 bambini tra i 10 e 15 anni, anche con l’aiuto di immagini satellitari per mappare le aree. Ha mostrato che che il 4% dei bambini in aree con bassi livelli di verde ha ottenuto un punteggio inferiore a 80. Nessun bambino cresciuto in aree con più vegetazione ha, invece, ottenuto un punteggio inferiore a 80. Sono stati misurati, inoltre, i problemi comportamentali come scarsa attenzione e aggressività attraverso una scala di valutazione standard e il punteggio medio era 46. In questo caso l’aumento del 3% del verde ha dimostrato la riduzione notevole di problemi comportamentali. In un periodo complesso come quello che stiamo vivendo, la didattica nella natura presenta senza dubbio una risposta positiva per affrontare le sfide future.

Leggi anche:

I giochi all’ aperto che fanno bene al corpo e allo spirito 

Le 3 vie per ottenere benefici dal contatto con la natura

4 idee per ritrovare il benessere e la felicità in armonia con la natura

 

 

 

Condividi su:
Francesco Bia

Francesco Bia

Docente di lettere e aspirante pubblicista. Ho collaborato per sei anni con due settimanali locali scrivendo di attualità, cultura, spettacolo, cronaca e sport. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici