Negli USA, giustizia per George Floyd. Una nuova riflessione nazionale porta nuove consapevolezze e movimenti antirazzisti.

Dopo la morte di George Floyd, il 25 Maggio 2020, è nato il movimento antirazzista USA, che ha portato a un’attenta riflessione nazionale. Il 20 Aprile 2021 la corte di giustizia di Minneapolis, ha emesso il suo verdetto sull’accaduto: l’ex poliziotto Derek Chauvin è stato riconosciuto come il responsabile dell’omicidio dell’afroamericano George Floyd. Fra otto settimane verrà annunciata la pena definitiva.

Le proteste contro le discriminazioni razziali si sono scatenate con un effetto tzunami in tutti gli USA: ad oggi, hanno dato vita a nuove consapevolezze anche per i Repubblicani. I Democratici continuano a rimarcare il tema della grande disuguaglianza sociale fra persone di etnie differenti, cercando di proporre modifiche alla condotta della polizia.

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La giustizia razziale sta a poco a poco invadendo gli animi: il 2021 si preannuncia come un anno ricco di cambiamenti negli USA di Joe Biden, senza dimenticare il volto di George Floyd.

Gli USA dopo Floyd: le nuove consapevolezze

In questo ultimo anno si è eretto un vero muro negli USA: quello che rimarca il colore della pelle. Il caso Floyd ha portato allo stremo, una situazione da sempre problematica: la discriminazione e il potere della polizia. Spesso pubblicità e film mostrano come l’eterogeneità sia un valore aggiunto, ma nella realtà, in particolare nelle periferie, la situazione è decisamente opposta. La polizia è solita abusare del suo potere, protetta e tutelata dai sindacati, mentre per chi proviene da classi sociali più disagiate e da altri Paesi ci sono più rischi.

I dati estrapolati da Mapping Police Violence,un collettivo di ricercatori americani che raccoglie ed elabora i dati sui casi di afroamericani uccisi dalla polizia negli Stati Uniti sono lampanti. Si è stimato a possibilità di essere ucciso dalla polizia sia di tre volte superiore per un afroamericano rispetto ad un americano.

Il caso Floyd è davvero stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La violenza a lui riservata è stata fortemente criticata: Floyd è stato buttato a terra ed è morto per soffocamento. Questo ha inevitabilmente innescato un meccanismo di accusa e grandi manifestazioni, che continuano ad alimentarsi in tutti gli USA.

Ci saranno grandi cambiamenti per quanto riguarda i dipartimenti di polizia, con una maggior attenzione all’uso della forza, cercando di arginare i sindacati di polizia, con una consapevolezza sulla cattiva condotta dei poliziotti.

Gli USA e gli Afroamericani

Per Buonenotizie.it, è stata intervistata Julie Destro, italoamericana, residente a Washington D.C.;  in questo periodo, la ricercatrice, si trova a Venezia per concludere il dottorato in antropologia culturale.

“Sono sposata con Danny, di origine afrometicana – racconta Julie – e so perfettamente cosa significhi vivere in un Paese in cui il razzismo è ancora molto presente. Io e mio marito facciamo parte della middle class e non abbiamo quindi problemi economici: riusciamo ad avere l’assicurazione sanitaria, abbiamo un buon lavoro e molti amici. Siamo un contrasto perfetto: io bionda e lui moro, ma non mi sono mai sentita a disagio a Washington: è pieno di famiglie come la nostra.

Noi viviamo in una grande città e in una zona centrale: in molti stati USA, in particolare nelle periferie, è ancora accentuata la disuguaglianza sociale fra afroamericani e americani. Il caso Floyd mi ha davvero indignata e io e Danny abbiamo preso parte a molte manifestazioni: marciavamo con cartelli davanti alla Casa Bianca, in attesa che si muovesse qualcosa.

 Sono convinta che la morte di George Floyd sia stata la miccia per dare vita ad un pensiero da troppo tempo inespresso: in tanti hanno sempre pensato che la brutalità della polizia fosse eccessiva e indirizzata verso le minoranze. Sicuramente in molte zone del Paese la criminalità è dilagata (soprattutto nel periodo Covid) ed è molto difficile riuscire a garantire la sicurezza per tutti; ma sono convinta che sia necessario riformare le leggi, dare meno potere ai poliziotti e puntare su una maggior inclusione nelle periferie, soprattutto per chi non ha denaro o arriva da un altro paese”.

Joe Biden e il cambiamento per gli USA

“Dopo la morte di Floyd sono stati denunciati altri casi – continua Julie -l a gente si è svegliata dal torpore e ha iniziato a propendere per il cambiamento. Il programma di Biden nelle pre elezioni si è fortemente incentrato su questo aspetto, un po’ per questioni di elettorato, un po’ perché davvero sensibile al tema. 

Gli USA sono un Paese multi-etnico e mi lascia sconcertata che ancora si facciano così tante discriminazioni. Non ha sicuramente aiutato l’idea di costruire il muro al confine messicano, che ha dato agli ispanici il volto dei profughi; oppure il fatto di sottolineare, nei TG americani, la parola afroamericano dietro a notizie su furti o atti criminali.

Sono però convinta che stia soffiando il vento del cambiamento e che gli USA, inizieranno  a pensare all’idea di uguaglianza. La morte di Floyd non sarà mai dimenticata e segnerà una nuova epoca”. 

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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