Il settore del tatuaggio è in ripresa dopo un anno di chiusura. Come sono cambiate le abitudini di chi si fa tatuare? Buonenotizie.it lo ha scoperto per voi.

Nel nostro Paese gli studi di tatuaggi sono oltre 6000: un dato che negli ultimi anni, a partire dal 2012, è aumentato sensibilmente ogni anno. Da quando il settore è ripartito, dopo le chiusure a causa della pandemia, c’è stato un incoraggiante miglioramento e sono cambiate le abitudini di chi si tatua al giorno d’oggi.

Un amore indelebile

Nemmeno la pandemia ha spento l’amore degli italiani per il tatuaggio, come conferma Oliver, titolare di uno studio a Venezia.

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“Da quando il tatuaggio è stato sdoganato, ovvero da circa 5/6 anni, non solo molte più persone hanno cominciato a tatuarsi, ma c’è stato un aumento anche del numero di tatuatori. Un aspetto che evidenzia un dato non totalmente positivo, perché come molti mestieri ritenuti non indispensabili basta prendere un diploma al termine di un corso per potersi aprire uno studio”.

L’amore degli italiani per i tatuaggi deriva anche da uno sdoganamento che nella società occidentale è avvenuto negli ultimi anni rispetto alla figura del tatuato. A tatuarsi sono sempre più professionisti, manager e figure di rilevanza pubblica rispetto al passato: ciò determina uno spirito di emulazione che fa aumentare esponenzialmente sia la richiesta che l’offerta di tatuaggi.

La pandemia ha portato alla chiusura per diversi mesi degli studi, a causa della natura particolare del lavoro del tatuatore. La ripresa dopo la fase più critica dell’emergenza ha consentito agli appassionati di poter incidere sulla loro pelle quello che avevano passato: sono aumentate non solo le richieste di tatuaggi post pandemia, ma anche quelle di tatuaggi legati al periodo del Covid-19.

Che cosa si tatuano gli italiani dopo la pandemia?

Gli italiani si tatuano più simboli e frasi legate alla pandemia, non solo per ricordare un periodo critico, ma anche sotto l’onda emotiva delle vittorie dell’Italia alle Olimpiadi. Vedere atleti tatuati, anche in maniera importante come nel caso del velocista Marcell Jacobs, spinge all’emulazione.

Non ci sono solo mascherine: frasi come “Andrà tutto bene” o date del vaccino sono da annoverare tra le nuove abitudini degli italiani in materia di tatuaggi. Buonenotizie.it ne parla con una persona, Christian, che ha fatto ben due tatuaggi durante la pandemia, di cui uno dal significato particolare.

“Ho scelto di tatuarmi l’Eremita, la carta dei Tarocchi, perché ha sempre avuto un significato particolare per me. Ho imparato molte cose nella vita stando da solo: ci stavo male, a volte, ma col tempo ho realizzato che stavo anche bene. Per pura coincidenza, l’Eremita ha anche assorbito un significato esteriore: il periodo di reclusione forzata (eccetto per il percorso casa-lavoro o casa-supermercato) che tutti abbiamo sopportato. Con la mia compagna abbiamo re-imparato a conoscerci, ho imparato quanto lentamente scorre il tempo, ho scoperto un nuovo me. Questo tatuaggio rappresenta la lenta ricerca della conoscenza, in solitudine”. 

Il tatuaggio può anche avere valore puramente scherzoso. Ce ne parla Oliver, tatuato e tatuatore: “Mi sono tatuato il logo di Pfizer sul braccio in cui ho fatto il vaccino, ma più che altro come gesto goliardico tra amici”. Non tutti i soggetti sono legati alla pandemia, ma rappresentano comunque una forma di espressione con un significato profondo. “Ho tatuato una frase tratta dalla serie tv Breaking Bad, “Live free or die”, ma avevo già in programma di farlo”, spiega Alessandro. “Ho tatuato tre poiane che spiccano il volo da una foglia di quercia spezzata. Rappresentano le volte in cui sento di aver spiccato il volo nella vita e la rottura della foglia, che simboleggia il luogo che ho nel cuore, è positiva”, racconta Chiara.

Tatuaggio: c’è ripresa?

Le abitudini degli italiani in materia di tatuaggi, dunque, stanno tornando sensibilmente ai livelli pre-Covid e i gusti risentono del periodo di emergenza che ha interessato il paese. “C’è stata una ripresa, in effetti, anche se siamo lontani dai livelli in cui eravamo prima della pandemia”, osserva Oliver. “Quello che abbiamo osservato è che ora i clienti stanno ancora più attenti a come spendono i loro soldi. Se trovano un collega che gli offre la stessa prestazione che offriamo noi a un prezzo concorrenziale, vanno da lui”.

I clienti dei tatuatori sono attenti alle misure di sicurezza, ma chiudono un occhio se in ballo c’è il risparmio economico. “Quelli che vengono in studio sono in generale ligi e rispettosi delle regole, ma ci sono molti che preferiscono rivolgersi ai tatuatori abusivi, che operano in casa senza alcuna misura di sicurezza. In realtà è sempre andata così, la pandemia ha solo aggravato il problema”.

Come sarà il futuro, per il settore del tatuaggio? “Speriamo naturalmente di riprendere e tornare ai livelli pre-Covid. La mia previsione è che molti degli studi che hanno aperto negli ultimi anni, sulla scia del boom di richieste di tatuaggi, si troveranno in seria difficoltà”.

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Giulia Zennaro

Giulia Zennaro

sono una giornalista freelance di cultura e società, scrivo come ghostwriter, insegno in una scuola parentale e tengo laboratori di giornalismo per bambini. Scrivo per Hall of Series e theWise Magazine e, naturalmente, BuoneNotizie.it: sono diventata pubblicista grazie al loro laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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