La pandemia ha dato ampia spinta al digitale, che ha trovato spazio in tutte le case per diverse necessità come didattica a distanza, corsi online per studenti e insegnanti di ogni età e lo smart working per i lavoratori. Se dunque, da un lato, anche coloro che mai prima avevano sperimentato l’uso di Internet, hanno iniziato ad usufruirne, dall’altro nell’ultimo anno, si è notata una graduale disaffezione ai social per le troppe fake news e poche buone notizie.

Cresce la disaffezione ai social: il 73% però ancora li usa

Una recente indagine condotta da Deloitte, società di servizi di consulenza, intitolata “Digital Consumer Trends Survey 2021″ ha messo in luce diversi aspetti sulla sfera del digitale, incoronando lo smartphone come il dispositivo più utilizzato dai consumatori. La ricerca si basa su ben 2mila interviste online svolte ad agosto 2021, a persone di età compresa tra i 18 e i 75 anni. È evidente il crescente addio alle piattaforme social, nonostante la navigazione sul web rimanga una delle attività preferenziali per oltre il 73% di utenti che possiedono uno smartphone.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Addio social per il 25% degli uomini e per il 19% delle donne

L’analisi mette in evidenza anche un altro dato: la componente maschile della popolazione abbandona un social in media temporaneamente o in modo permanente negli ultimi 12 mesi più di quella femminile, soprattutto chi ha un’età compresa tra i 18 e i 24 anni.

Le ragioni individuate sono molteplici: dalla poca fiducia nei confronti di ciò che si legge navigando sul web, alla preoccupazione per la propria privacy. Inoltre il 35% dice addio ai social perché annoiato dai contenuti; il 25% invece per le troppe fake news; il 18% per la presenza di post e commenti troppo negativi o che non fanno sentire bene con se stessi (15%), mentre alcuni dichiarano che hanno abbandonato i media perché usati eccessivamente (14%) o perché vittime di molestie e bullismo.

Più buone notizie: la necessità di un giornalismo costruttivo

“La somministrazione continua di notizie dall’eco immediata e in cerca di facili click ha negli anni allontanato sempre di più i lettori”, si legge nell‘articolo sul giornalismo costruttivo pubblicato da Buone Notizie. Non solo terze dosi e nuove varianti: a spopolare sul web è anche la cattiva informazione, che rende tutti schiavi di bugie che quotidianamente si propinano all’uomo medio sui vaccini, sui tamponi e su Omicron.

Con il covid-19 le notizie diffuse sulle piattaforme digitali sembrano dipingere un mondo catastrofico, sull’orlo del baratro. Seppur paura e timori siano talvolta giustificati, l’ansia della spettacolarizzazione induce a mettere in primo piano casi clamorosi di cronaca nera e a sottoporre all’attenzione quotidiana degli utenti perlopiù fatti drammatici.

La risposta al perché un italiano su cinque abbandoni almeno un social media è chiaramente deducibile aprendo un qualsiasi sito web, saturo di tragicità. Sono pochi coloro che ancora oggi riescono a recepire la realtà così com’è, in maniera costruttiva e realistica.

Leggi anche:

Fake news sul coronavirus: un problema globale a cui si cercano soluzioni

Fake news e social network: come le piattaforme social affrontano il problema

“L’informazione può essere pericolosa”. Petizione per un giornalismo costruttivo

 

 

 

Condividi su:
Antonella Acernese

Antonella Acernese

Antonella Acernese, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it da settembre 2020 grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici