Quale sarà l’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sul mondo del lavoro? Aumenterà la disoccupazione? Quali nuovi tipi di impiego si creeranno? E se dovessimo restare senza lavoro?

Pierluigi Casolari, imprenditore digitale e scrittore che si occupa di evoluzione tecnologica e trasformazione della società, ci racconta un possibile futuro nel quale, grazie all’intelligenza artificiale potremmo non dover più lavorare e la nostra sopravvivenza potrebbe essere garantita dal reddito universale.

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Pierluigi Casolari, imprenditore digitale e scrittore

Pierluigi Casolari, imprenditore digitale e scrittore

Intelligenza artificiale e lavori a rischio

L’imprenditore digitale e scrittore Pierluigi Casolari, autore del libro “Da uno a mille. Idee e startup per un mondo senza monopoli”, sostiene che l’intelligenza artificiale “è qualcosa di invisibile, che fa parte della nostra vita e di conseguenza è difficile prevedere nello specifico come trasformerà il mondo del lavoro. L’IA è un insieme di tecnologie pervasive che riguardano praticamente tutti i settori, che nasce per aumentare la produttività, ovvero per produrre di più con meno persone. Ci sono alcune professioni molto a rischio, continua Casolari, “pensiamo ai sistemi di pagamento automatizzato dei supermercati che già sostituiscono cassiere e cassieri o ai settori della logistica, del marketing, dell’editoria e della creatività dove esistono dei programmi come MidJourney, che permette di realizzare creazioni artistiche con comandi testuali”.

Citando la tesi espressa nel libro “Il dominio dei robot”, scritto da Martin Ford (uno dei più autorevoli esperti di intelligenza artificiale americani), Casolari sottolinea il fatto che l’IA oggi sarebbe esattamente quello che è stato lo scorso secolo l’elettricità: una tecnologia abilitante che sarà adottata in tutti i mercati. Laddove non verrà adottata, ci potrebbe essere un abbassamento della produttività tale da determinare la chiusura del mercato stesso.

Queste premesse ci portano a immaginare una società nella quale le persone non avranno più una fonte di reddito da lavoro che garantisca loro la sopravvivenza. Per far fronte a questa prospettiva, secondo Casolari dovremo adottare un nuovo modo di intendere l’economia basato sui concetti di decentralizzazione e di reddito universale.

Cos’è la decentralizzazione e cosa si intende per reddito universale

“In Alaska, ogni anno a gennaio, tutti gli abitanti ricevono un assegno che deriva dagli utili generati dall’estrazione di gas e di petrolio nel territorio nazionale. Lì, le materie prime sono considerate risorse comuni, non nel senso di proprietà dello Stato, ma di proprietà delle persone. Facendo un parallelo con l’Italia, sarebbe come pensare che parte dei profitti realizzati da ENI per la gestione di gas e petrolio vengano ridistribuiti tra gli italiani. Questa è la logica del modello della decentralizzazione sul quale dovrebbe fondarsi la società del futuro. Creare aziende e organizzazioni comuni, che gestiscono le risorse comuni che a loro volta permettono di produrre un reddito universale (Universal Basic Income). Il reddito universale è una fonte economica che sostiene l’umanità in un mondo dove non c’è più lavoro”. O meglio, dove il lavoro sarà quasi totalmente affidato all’intelligenza artificiale in tutte le sue forme.

In uno scenario nel quale le macchine lavoreranno al posto delle persone, ogni essere umano dovrebbe dunque beneficiare del reddito universale. Tuttavia non dobbiamo confondere il reddito universale con il reddito di cittadinanza, un sostegno economico per chi non ha un’occupazione e che viene tolto nel momento in cui si ottiene un lavoro.

Web3, intelligenza artificiale e reddito universale

II tema delle risorse comuni digitali (l’IA in particolare) che attraverso il modello della decentralizzazione contribuiranno a generare il reddito universale, è al centro della visione sostenuta dal movimento mondiale web3 “che auspica la trasformazione della società in un’Organizzazione Autonoma Decentralizzata, DAO (Decentralized Autonomous Organization)”, spiega Casolari. “La DAO è una sorta di cooperativa che permette a chiunque di acquistare dei token e diventare proprietario di un software. Questo sistema potrebbe essere un riferimento per progettare il futuro della nostra società. Permetterebbe di evitare l’eccessiva monopolizzazione e concentrazione di potere nelle mani dello Stato o delle aziende, favorendone l’equa ridistribuzione tra tutti gli individui”.

Intelligenza artificiale e impatto sul mondo del lavoro: come affrontare il cambiamento

Casolari suggerisce un approccio per prepararsi ai cambiamenti causati dall’integrazione dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo: “Il mondo va avanti e l’intelligenza artificiale porta molti benefici. Ad esempio, venti ore al giorno in miniera è meglio che le passi un robot piuttosto che una persona. Dunque, il primo punto è accettare questa evoluzione”.

Poi dovremmo diventare consapevoli del fatto che sarà necessario creare le condizioni per cui ci possa essere un futuro senza lavoro. E qui nasce il tema del reddito universale.

Infine, il terzo e ultimo punto per prepararsi ad affrontare il cambiamento, consiste nell’approfondire le tematiche del web3. Apprendere il concetto di risorse comuni e sovranità delle persone, abituandosi a pensare in maniera utopistica e non distopica questo futuro di automazione e di intelligenza artificiale”, conclude Casolari.

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Fabio Marcolongo

Fabio Marcolongo

Mi occupo di marketing e comunicazione, scrivo per condividere idee che ci stimolano a vedere noi stessi e il mondo in modo diverso da come siamo abituati e inseguo le storie belle, quelle che ci incantano e ci fanno sentire bene. Collaboro con BuoneNotizie.it approfondendo temi che riguardano Società, Economia & Lavoro e partecipo al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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