Il Consiglio europeo avanza una proposta di revisione sul programma per efficientare la prestazione energetica nell’edilizia. Dal 2033 la classe energetica media di un Paese membro dovrà essere D. In attesa che a inizio 2023 il Parlamento europeo approvi la revisione, il settore edilizio italiano si prepara a un’importante fase di rinnovamento: quasi il 60% degli edifici certificati in Italia è infatti in classe energetica G o F.

Tuttavia, quella che si prospetta come una situazione complessa, potrebbe rivelarsi una soluzione a più problematiche. L’intento dell’Unione Europea è infatti stimolare le ristrutturazioni. Il consumo di suolo nel 2022 ha raggiunto la media di 2 metri quadrati al secondo e la direttiva potrebbe aiutare a contrastarlo.

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L’Europa chiede un miglioramento di classe energetica

A ottobre, il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo su una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia. La Commissione ha avanzato la proposta il 15 dicembre 2021 e fa parte del pacchetto “Fit for 55”, che prevede il conseguimento della neutralità climatica entro il 2050.

In Europa, gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra. Sono chiare quindi le ragioni che hanno portato a stabilire che dal 2030 gli edifici privati di nuova costruzione dovranno avere classe energetica A (zero emissioni). Gli edifici esistenti dovranno essere invece certificati almeno di classe energetica E.

Le nuove strutture di proprietà di enti pubblici dovranno essere a emissioni zero dal 2028, mentre alcuni edifici saranno esentati. In questo modo, il consumo medio di energia del parco immobiliare residenziale di un Paese sarà equivalente almeno alla classe energetica D entro il 2033.

Se passasse, questa manovra avrebbe un impatto importante soprattutto a livello italiano. Quasi il 60% degli edifici certificati nel 2021 (2.915.669) è infatti di classe energetica F o G. Inoltre, considerando che l’attestato di prestazione energetica (APE) va presentato sia in caso di acquisto che di affitto di un’abitazione, gli immobili perderebbero valore commerciale. Le banche stesse potrebbero vedersi costrette a erogare mutui solo per abitazioni con classe energetica “in regola” o a mettere in discussione il valore di immobili ipotecati in precedenza.

Migliorare la classe energetica delle case ci aiuterà a contrastare il consumo di suolo

Foto di Shane Mclendon. Fonte: Unsplash

La proposta europea potrebbe però essere risolutiva

Le tempistiche e la sfida che l’Italia si trova ad affrontare non sono semplici. Ma “l’imminente catastrofe” potrebbe rivelarsi più risolutiva di quanto appaia. Innanzitutto, il tempo a disposizione non è poco e l’UE ha fissato step chiari per il raggiungimento della classe energetica richiesta.

Gli edifici non residenziali dovranno stare al di sotto della soglia di prestazione energetica del 15% entro il 2030 e al di sotto del 25% entro il 2034. Gli edifici residenziali esistenti dovranno restare invece all’interno di norme di prestazione energetica in linea con le ristrutturazioni utili a renderli di classe energetica A entro il 2050.

In secondo luogo, la manovra potrebbe rappresentare un modo concreto per affrontare il problema del consumo di suolo. Con una media di 19 ettari al giorno e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, nel 2021 sono stati sfiorati i 70 kilometri quadrati di nuove coperture artificiali.

Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali i soli edifici rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato. Il consumo di terreno naturale negli ultimi quindici anni è stato principalmente a causa dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali.

Ma, nonostante gli edifici aumentino costantemente, contenere il consumo di suolo è possibile. Un modo per affrontare il problema coinciderebbe proprio intervenendo sugli oltre 310 kilometri quadrati di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli.

Così, una legge europea che incentivi gli Stati membri a intervenire sul patrimonio immobiliare e migliorarne la classe energetica, potrebbe rappresentare l’inizio di un processo di concreta riqualificazione in chiave ecologica.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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