È stato pubblicato il decimo rapporto Carta di Roma che monitora la narrazione delle migrazioni nell’informazione italiana. Da dieci anni, infatti, l’Associazione Carta di Roma insieme all’Osservatorio di Pavia conduce una ricerca su tutte le notizie che riguardano direttamente o indirettamente il fenomeno migratorio sui principali TG nazionali e testate giornalistiche. Quest’anno il report, oltre ai dati sul 2022, fornisce un bilancio di dieci anni di osservazioni.

In questo articolo metteremo in luce i principali risultati dell’indagine cercando di soffermarci sugli aspetti più promettenti. Un focus particolare sarà dato a quei dati che indicano il ruolo fondamentale esercitato dall’informazione nel raccontare un fenomeno come le migrazioni. La necessità di fare chiarezza senza perdere di vista la complessità è forse il compito più difficile del giornalismo in questo contesto.

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Ucraina e migrazioni

La migrazione forzata dall’Ucraina è stata sicuramente il tema principale del 2022 in questo contesto. La reazione della stampa a questo evento rappresenta, infatti, un unicum degli ultimi dieci anni. L’approccio dimostrato è stato infatti di grande apertura condito da – si legge nel report – “una narrazione emozionale, sociale ed empatica.” Sorprendentemente, il racconto giornalistico ha saputo focalizzarsi molto sul contesto di provenienza e sui motivi della migrazione riconsegnando un racconto del viaggio dei migranti non episodico bensì continuativo e organico.

La nota dolente di questo cambio di passo è che è rimasto limitato allo scenario della guerra in Ucraina e l’empatia dimostrata non è penetrata nelle notizie riguardante gli sbarchi di persone provenienti dal continente africano o dal Medio Oriente. Su questo tema però il report conclude con un auspicio importante e ampiamente condivisibile ovvero “che gli spunti emergenti dal confronto tra questa copertura eccezionale e la copertura ordinaria possano stimolare una riflessione in ambito giornalistico sulle possibilità di far progredire i modelli narrativi e di raccontare le migrazione con un approccio più responsabile, complesso e misurato”

Aspetti promettenti del report

Da un lato il report mette in luce a più riprese gli aspetti ancora problematici del racconto sull’immigrazione da parte della stampa italiana. Questi si condensano soprattutto nella mancanza di profondità, misura e pluralità di voci e prospettive.

Dall’altro, però, non mancano aspetti più promettenti. Complice anche la crisi ucraina, le categorie tematiche privilegiate dai media sono cambiate radicalmente. Per la prima volta, infatti si è parlato maggiormente di accoglienza (48%) e meno di flussi migratori (23%) e criminalità/sicurezza (15%). Mai cosi bassi i valori nei 10 anni presi in esame.

Si registra anche una depoliticizzazione della migrazione con un calo significativo delle notizie che contengono dichiarazioni di soggetti politici. Ciò va a favore dell’ingresso di nuovi punti di vista sul tema, i migranti stessi. Nel report si può leggere che “la presenza in voce di persone migranti e rifugiati nei Tg, assestatasi negli ultimi anni attorno al 6%, balza al 21%, stabilendo un record storico. Le notizie che riguardano i flussi di rifugiati ucraini presentano interviste nel 28% dei casi; le altre notizie soltanto nel 14% dei casi, che è comunque un dato in crescita rispetto al passato”.

Infine, la presenza di termini denigranti come “clandestino” nei titoli di giornali negli ultimi 10 anni è diminuita sensibilmente. Nel 2014 si era giunti ad un picco del 5% attestandosi dal 2016 in poi su valori “parzialmente fisiologici” attorno al 1,5%.

La responsabilità del giornalismo

Lo studio, confluito nel report, sull’ interazione tra mole di notizie sull’immigrazione, percezione di insicurezza e presenza di stranieri in Italia denota un fenomeno molto interessante ovvero una “correlazione significativa tra la curva della copertura mediatica delle migrazioni e la curva della percezioni di insicurezza.” Quello che viene mostrato è che questi due elementi convergono in maniera particolare non solo quando i media parlano molto di immigrazione ma quando ne parlano attraverso “frame allarmanti e sensazionalistici.” Questo risulta quindi essere lo snodo principale dello studio qui presentato: la responsabilità del giornalismo nel parlare di immigrazione è enorme.  Farlo correttamente potrebbe quindi cambiare in meglio la vita di tantissime persone che potrebbero finalmente sentirsi accettate e accolte nel nostro Paese.

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Camilla Valerio

Camilla Valerio

Mi piace scrivere di diritti, sport, attualità e questioni di genere. Collaboro con il Corriere del Mezzogiorno e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al progetto formativo realizzato dall'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo.

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