La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha annunciato, in una conferenza stampa di gennaio, le sue dimissioni. Il 7 febbraio scorso la sua esperienza politica è terminata, dopo aver guidato il Paese dal 2017. “Non ho più energia per guidare il Paese nel modo giusto” ha annunciato. Le successive speculazioni sulla vera causa delle dimissioni anticipate non sono mancate ma cosa possiamo imparare dal grande messaggio che Jacinda lancia in tutto il mondo?

Chi è Jacinda Ardern?

Jacinda Ardern, oggi premier uscente della Nuova Zelanda, ha guidato il paese dal 2017 ed ha condotto il New Zealand Labour Party (il partito laburista locale, di sinistra) alla vittoria nel 2020, in cui ha ottenuto la maggioranza assoluta in Parlamento.

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Ardern, classe ’80, è la donna dell’eccezionalità e delle emergenze. Il 26 ottobre 2017 si insedia come Primo Ministro della Nuova Zelanda a soli 37 anni. La donna più giovane a capo di un governo nel mondo, diventa rapidamente un’icona liberal e anti Trump. Nel 2018 diventa mamma per la prima volta. Poi le emergenze: l’attentato anti islamico di Christchurch del 15 marzo 2020, in cui morirono 51 mussulmani in preghiera. Ardern seppe mantenere la calma e riuscì a domare la situazione. Iconico il suo discorso di commemorazione da lei tenuto in Parlamento “Pronunciate forte il nome di chi è rimasto senza vita, non quello di chi gliel’ha tolta, la vita. Forse (l’attentatore, ndr) cercava notorietà, ma noi in Nuova Zelanda non gli daremo nulla. Nemmeno il suo nome”. Il giorno dopo, in Nuova Zelanda, fu vietata la vendita delle armi d’assalto. In dicembre, la tragedia dell’eruzione del vulcano di White Island che provocò la morte di 21 turisti. Ancora girano foto e video di lei che abbraccia e stringe la mano ai ragazzi e ragazze della Protezione Civile sul posto.

Poi in pandemia venne criticata da molti per la sua scelta dell’auto-isolamento volontario dell’isola che ha fu però efficace: ad oggi si registrano “solamente” 2500 vittime su cinque milioni di residenti. Nel corso degli ultimi due anni, il governo di Ardern, ha comunque perso consensi. Tanti i nodi spinosi che, secondo un ultimo sondaggio, vedrebbero in netta maggioranza i liberali.

Dopo cinque anni e mezzo di mandato, a nove mesi dalle elezioni legislative, Jacinda Ardern annuncia il ritiro con un messaggio chiaro e semplice: “Sono umana. Noi diamo tutto quello che possiamo per tutto il tempo che possiamo e poi arriva il momento. E per me quel momento è arrivato“.

Cosa possiamo imparare dalle dimissioni della Ardern

Le allusioni, le ipotesi e le cattive interpretazioni delle dimissioni della Ardern non sono mancate. Inchieste giudiziarie? Motivi di ritiro inconfessabili? In questo caso, al momento, pare non esserci niente di simile dietro.

A un ruolo così privilegiato è connessa una grande responsabilità. Quella di sapere se sei o no la persona giusta alla guida” scrive Ardern. Un’ammissione così entra nella storia perché pone l’attenzione su un tema e un atteggiamento verso il potere completamento diverso da quello a cui siamo abituati.

La potenza del suo messaggio – qui si può leggere la dichiarazione completa e tradotta – apre la strada ad una nuova percezione delle priorità della vita. Non è corretto, né interessante stabilire se si tratta di esaurimento nervoso, il cosiddetto burn out, oppure se ci sono altre motivazioni a noi sconosciute. L’aspetto interessante del caso delle dimissioni di Jacinda Ardern è il diritto all’ascolto di sé stessi e dei propri bisogni. Riconoscere i propri limiti e le proprie priorità. Sia che tu sia casalinga, madre, pensionata, medico, single o primo ministro. Ha lasciato perché consapevole di non avere più le energie per svolgere adeguatamente l’incarico e ha lanciato uno dei messaggi più forti mai sentiti anche dai nostri politici. Ha interpretato il suo ruolo senza dimenticare che la politica è un’attività a tempo pieno ma che si può basare sul giusto equilibrio tra la razionalità e l’empatia. Portando un modello nuovo e fresco fondato su una comunicazione positiva per le generazioni che arriveranno.

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Carlotta Vercesi

Carlotta Vercesi

Parlo della nostra società e di come essa comunica. Il mio obiettivo è di scardinare la narrazione catastrofista e di raccontare le buone idee senza dimenticare i piani politici, sociali, economici. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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