La realtà virtuale è diventata valida quanto quella fisica e, a causa della condivisione di dati personali e delle relazioni nate online, si sono sviluppate anche nuove forme di violenza. La cyberviolenza è il continuo della violenza offline, rappresenta un aggressione online al benessere psicofisico di una o più persone. Uno studio del Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) ha dimostrato che la violenza online limita la capacità della vittima di esercitare i propri diritti fondamentali e può portare al ritiro della vita pubblica e a un calo del rendimento lavorativo.

Il fenomeno della violenza digitale è poco conosciuto e non esiste una sua definizione condivisa nell’Unione Europea, infatti ci sono notevoli differenze su come viene affrontata paese per paese. Per difendersi è fondamentale essere prudenti quando si naviga online, come se si uscisse da soli in strada di notte: conoscere i meccanismi della violenza online aiuta a prevenire situazioni spiacevoli.

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Violenza online: dal bullismo alla violazione della privacy

La violenza online, influenzata dal minore controllo sulla privacy e dalle maggiori pervasività e portata dei messaggi e dei destinatari, assume forme e caratteristiche proprie della realtà virtuale. Il ghosting, per esempio, è una violenza in campo sentimentale: il termine deriva da fantasma, riferito a una persona che bruscamente interrompe i contatti online.

Diffuso tra gli adolescenti è il cyberbullismo, manifestazione digitale del tradizionale bullismo, facilitato dall’anonimato e dal fatto che il bullo non vede le conseguenze delle sue azioni. Online aumentano pervasività e portata: il bullo è presente in ogni piattaforma e il numero di messaggi e destinatari sono amplificati. Internet è anche un veicolo di informazioni ed è facile informarsi su qualcuno, infatti è diffuso lo stalking digitale: cioè perseguitare, molestare e tracciare l’attività online di una persona persistentemente, a volte utilizzando dei software appositi. Attraverso i dati personali forniti al web i criminali possono arrivare al furto d’identità di un individuo.

Gli abusi sessuali sono tra le più comuni violenze anche online: la Polizia postale ha rilevato dal 2020 al 2021 l’aumento del 98% per i casi di pedopornografia e del 78% per quelli di revenge porn. La prima consiste nel produrre e diffondere contenuti con minori in comportamenti sessuali espliciti, simulati o reali. I bambini sono i più colpiti dai malintenzionati a causa della loro vulnerabilità, dell’ampio spazio e il poco controllo che hanno online. Il revenge porn invece, letteralmente ripicca sessuale, è pornografia non consensuale, diffusione di immagini sessualmente esplicite per attaccare pubblicamente qualcuno. Il revenge porn è punito dall’art. 612Ter, introdotto come reato di violenza domestica e di genere dall’art. 10 comma 1 della L. 19 luglio 2019 n. 69.

Sicurezza online contro la cyberviolenza

Nella realtà virtuale bisogna applicare delle generali norme di sicurezza e comportamenti per prevenire complicazioni. È utile installare un buon antivirus, notare ogni comportamento insolito nei dispositivi e avviare spesso una scansione alla ricerca di anomalie. Le password devono essere complicate e diversificate, non vanno condivise con nessuno, come i dati personali, che vanno inseriti solo in piattaforme certificate. Nelle impostazioni per la privacy di dispositivi e piattaforme si può scegliere cosa condividere con gli altri e se attivare il tracciamento dei dati a fini promozionali. Contenuti indesiderati possono essere scaricati per errore cliccando su falsi annunci e navigando in siti non sicuri, quindi è importante non scaricare niente che non provenga da un fornitore specializzato.

Per mantenere i propri contenuti riservati è importante avere cura di quello che viene pubblicato, condiviso e scritto in chat perché può essere rintracciato anche a distanza di anni. E’ importante essere consapevoli che quando si entra in relazione con qualcuno online non si può mai essere sicuri di chi ci sia dall’altra parte dello schermo: gli adescatori fingono su identità e intenti per estorcere da e intrappolare la vittima in un contatto scomodo. E’ meglio eseguire il controllo dei contatti online e cercare un incontro diretto quando si conosce qualcuno in chat per verificare che non sia un malintenzionato.

Una sinergia di organizzazioni ha lanciato, grazie ai fondi dell’Unione Europea, il progetto DeStalk cioè la prima campagna in Italia di sensibilizzazione per combattere la violenza online. DeStalk si concentra sull’approfondimento generale del fenomeno attraverso la formazione di professionisti e operatori del settore, fornendo strumenti specifici necessari da integrare alle attività quotidiane.

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Alice Pietrella

Alice Pietrella

Sono una webmaster freelance specializzata nella realizzazione siti web con codice CSS ( webopera.it )e un'aspirante giornalista iscritta al percorso dell'associazione italiana di giornalismo costruttivo. Scrivo di Italia e società nei settori del Made in Italy e dello spettacolo. Visita il mio sito web: alicepietrella.it

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