Aumenta la presenza degli adolescenti online ma aumenta anche la loro consapevolezza e capacità di difendersi dai pericoli della rete. Internet espone i bambini ed i giovani a video di violenze, sfide, a contenuti sessualmente espliciti, a bullismo e nuove forme di abuso.

In una ricerca svolta dall’associazione consumatori Altroconsumo, condotta a ottobre 2022, su un campione di oltre 800 adolescenti e su altrettanti genitori, emerge che spesso i genitori non sono a conoscenza di ciò che fanno i ragazzi online. È difficile che un genitore possa trascorrere accanto al proprio figlio tutto il tempo che il giovane è online.

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I genitori non sanno come i figli trascorrono in generale il loro tempo. La ricerca ha infatti approfondito le conoscenze che i genitori hanno sulle attività extrascolastiche. Ad esempio il 60% dei genitori afferma che il proprio figlio sia impegnato in uno sport. La stessa domanda rivolta ai ragazzi ottiene un risultato del 76%.

Gli adolescenti online, hanno maggiore consapevolezza rispetto ai genitori

Dalla ricerca di Altroconsumo il 32% dei genitori dichiara di essere in grado di informare i propri figli sui pericoli della rete. I figli non sono dello stesso parere, infatti, solo il 16% si ritiene sicuro e al riparo dai pericoli. Il risultato ci dice quindi che i genitori sopravvalutano le loro capacità, e ci indica anche che i figli sono più coscienti dei pericoli online in cui potrebbero incorrere.

Un altro dato rassicurante dal lato dei ragazzi è che il 69% afferma di riuscire a distinguere un sito sicuro da uno pericoloso.

È difficile seguire un ragazzo che sta davanti al computer per via del tempo da impegnare. Capita anche che il ragazzo, ne sa più del proprio genitore. Inoltre, il buio è il momento in cui si sentono liberi: troviamo gli adolescenti online anche di notte lontani dal controllo dei genitori.

I social network e il funzionamento dell’algoritmo

Abbiamo sentito parlare dell’algoritmo ma cos’è e come funziona? Supponiamo di effettuare una semplice ricerca su una lavatrice, dopo, proseguiamo la navigazione su altri siti. Qualunque sia il sito che visiteremo, da questo momento in poi troveremo pubblicità di lavatrici. Nei social network, il funzionamento è simile: supponendo di cercare la solita lavatrice, il social network ci propone, post, gruppi, persone, video, fotografie e pubblicità che contengono lavatrici.

Ad esempio, cosa succede se un adolescente effettua una ricerca online del termine ansia o depressione? L’algoritmo comincerà a proporre contenuti su questi argomenti. L’adolescente si soffermerà, cliccherà, invierà messaggi in risposta. L’algoritmo apprende da tutte queste interazioni e intensificherà proposte su quegli argomenti fino a coprire tutto il tempo trascorso davanti al social preferito.

La pressione psicologica su quell’argomento, aumenta e l’adolescente vive un disagio che nella maggioranza dei casi non viene esternato ma che può sfociare in atteggiamenti autolesionisti. Una soluzione potrebbe essere: innalzare l’età minima con cui si può accedere ai social network anche se rappresenta una soluzione banale perché non viene effettuata alcuna verifica è, infatti, sufficiente selezionare un’opzione per poter accedere.

Cosa possono fare i genitori?

Dall’altro lato abbiamo degli strumenti di facile utilizzo che ci permettono di monitorare almeno una parte dell’attività svolta: basta creare un account Google o Microsoft ed attivare, nel primo caso, il family link e nel secondo caso, il Family safety, per gestire il tempo. È utile anche attivare la safe search, la ricerca sicura che filtra i contenuti vietati ai minori.

Per poter attivare queste funzionalità occorre avere un minimo di conoscenze e dimestichezza e come testimonia questa ricerca, la familiarità con certi meccanismi non è proprio così diffusa. Inoltre queste tecniche non ci mettono al sicuro dalle visualizzazioni dell’algoritmo dei social network.

Quali sono i progetti per aumentare la consapevolezza negli adolescenti online?

La scuola ha più occasioni e possibilità di cogliere stati di disagio da parte dei ragazzi. Infatti l’allarme è stato lanciato dalla scuola tanto da spingere le scuole di Seattle a fare causa ai social network. Sappiamo, però, che la scuola ha bisogno della complicità e della collaborazione dalla famiglia per un intervento efficace che mira ad aiutare il giovane in difficoltà. In questo senso è necessario che scuola e famiglia parlino lo stesso linguaggio, interpretino i segnali del giovane in maniera corretta.

Nell’Istituto Comprensivo 12 di Sàvena (BO), la dirigente ha formato un gruppo di docenti esperti sul benessere e sulla prevenzione dei disagi, compresi quelli legati ai social. Docenti formati a cogliere difficoltà che vanno oltre le materie di studio.

I genitori necessitano di una formazione adeguata per affrontare questa sfida e i giovani devono sviluppare quello spirito critico che aiuta a distinguere il bene dal male in ciò che vedono e che sentono. Diverse organizzazioni preparano webinar e corsi di formazione e informazione su queste tematiche sia per bambini e adolescenti sia per genitori.

Per citarne alcune: Telefono azzurro con Azzurro Academy, AGE, l’Associazione Genitori e RED Rete Educazione Digitale. La sintesi ci viene raccontata da Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro:

È fondamentale sviluppare una sempre più ampia collaborazione tra istituzioni, aziende e società civile per la tutela delle persone più fragili, in particolare dei bambini e adolescenti”

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Francesco Ravenda

Francesco Ravenda

Francesco Ravenda, informatico. Appassionato di gestione aziendale e di podcast, attento alle dinamiche sociali, mi piace informare, raccontando. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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