L’hashtag #voluntarycelibacy ha più di 150 milioni di visualizzazioni e illimitati video di persone che spiegano il motivo per cui scelgono di aspettare più a lungo per fare sesso o di astenersi completamente dai rapporti sessuali. L’astinenza volontaria, a volte confusa con l’asessualità e cioè con un orientamento secondo cui si è in grado di sperimentare sentimenti romantici ma non fisici, è qualcosa che gli individui scelgono coscientemente di adottare escludendo motivi religiosi e non solo come reazione a un complesso rapporto col sesso.

Le ragioni di queste decisioni sono varie: c’è chi preferisce concentrarsi su se stesso in nome di una crescita personale o di carriera e chi ritiene che qualsiasi potenziale partner potrebbe prenderli più seriamente se scegliessero di astenersi dal sesso per un po’ di tempo.

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L’ultimo rapporto Censis-Bayer del 2019 sui comportamenti sessuali degli italiani rileva che poco più di 1 milione e mezzo di persone tra i 18 e i 40 anni non fa sesso. A queste vanno aggiunte le 220 mila “coppie bianche”, ossia con relazioni affettive stabili ma senza alcun rapporto sessuale e le 700 mila che dichiarano di non essere interessate al sesso, almeno in questo momento. Se si volge lo sguardo verso altri Paesi occidentali si riesce a confermare il trend.

Negli ultimi decenni, in Gran Bretagna, la frequenza media dei rapporti sessuali è scesa da quattro a tre volte al mese. In Germania, la percentuale dei giovani inattivi sessualmente è passata dal 7,5 al 20,3 per cento. Negli Stati Uniti, è quasi raddoppiata.

Dalla positività alla recessione sessuale senza fini religiosi

La sessualità non è solo l’ambito in cui si ha contezza dell’evoluzione dei valori di una società, ma è anche la dimensione che meglio racconta quanto si modifichino le modalità dello stare insieme e delle relazioni, al di là di stereotipi e tabù.

Erano gli anni ‘60 quando, mentre il mondo era ancora in piena Guerra Fredda e la ripresa economica iniziava a portare benessere, si muovevano le prime lotte per i diritti civili e per la parità, ma soprattutto si cominciavano a denotare i primi tratti di una libertà più grande, quella sessuale. Cominciavano a prendere piede un credo e una morale che rompevano nettamente col passato, e ampliavano tutto ciò che, fino ad allora, era a stento considerato accettabile: l’amore libero.

Dopo i movimenti di Sexual Positivity degli anni ’90 e 2000, dove la sessualità cominciava a essere vista come qualcosa di naturale e si voleva non venisse più considerata una proibizione, i giovani di oggi stanno vivendo la disillusione nei confronti della cultura del collegamento, quella del sesso occasionale, senza impegni.

Non per fini religiosi, ma come libera disposizione del proprio corpo, chi sceglie di non fare sesso con altre persone per un periodo di tempo lo considera un modo per riacquistare il controllo di sé, cominciare a conoscersi o anche a volte ritrovarsi, rispettare i propri tempi e i propri desideri prima di quelli degli altri.

Tutto è emerso quando, durante il lockdown per la pandemia Covid-19, il contatto fisico con altre persone era proibito. L’isolamento forzato ha portato, soprattutto le nuove generazioni, ad una sorta di recessione sessuale. A riprova, il fatto che le ricerche di Google rivelano che la castità, cioè l’astinenza volontaria dai rapporti sessuali, è una tendenza in crescita, con un aumento del 90% delle ricerche sul tema.

“Dopo un periodo in cui era sempre più precoce l’età del primo rapporto sessuale – spiega Agnese Scappini, psicologa del lavoro e dei contesti, esperta in comunicazione e scrittrice con “Una Rosa per un Santo” e “Diario di un pesce… in Quarantena”  -, stiamo ormai assistendo da qualche anno ad un’inversione di marcia. Sembrerebbe, agli occhi dei più maturi, un dato positivo, se non fosse che questa situazione racconta qualcosa di molto più complesso”. 

È sempre abbastanza complicato e molte volte anche parecchio dispendioso in termini di energie mentali da parte dei caregiver, fermarsi, fare un esame di coscienza e riconoscere di essere in qualche modo responsabili di quanto le nuove generazioni stiano sperimentando in termini di identità.

La generazione fluida è nella sua fluidità totalmente incertacontinua Scappini -. La stragrande maggioranza dei giovani ha avuto accesso all’online precocemente, situazione che, in questo caso specifico, ha tolto il segreto, ha eliminato la componente privata, quella nascosta e forse anche quella più preziosa. In tutto questo, troppo spesso, sono mancati gli adulti di riferimento in grado, non fosse altro per età e per esperienza, di assumersi il rischio di un impatto, per molti, troppo invadente, a volte violento e, quasi certamente, troppo precoce“.

Crescita personale, carriera, empowerment

Sono svariate le motivazioni per cui si sceglie volontariamente di astenersi dal sesso. Non ci sono particolari discrepanze tra femmine e maschi, ma il denominatore comune è la ferma volontà di prendersi cura di se stessi, di piacersi prima di piacere, di ascoltarsi prima di ascoltare, ma soprattutto di amarsi prima di amare.

Elena, una ragazza di 17 anni che frequenta il penultimo anno di liceo, racconta di aver provato inizialmente per curiosità per poi comprendere che quella era la strada giusta. “Una liberazione. Finalmente mi alzavo la mattina e non pensavo a cosa indossare per essere bella agli occhi del ragazzo che mi piaceva, ma solo per un mio puro gusto personale che, tra l’altro, ho scoperto essere radicalmente differente dallo stile adottato fino a quel momento“.

Giovanni, un ragazzo di 19 anni, non è più costretto a rincorrere il suo sogno di imparare a suonare la chitarra. “Il sesso riempiva ogni minuto della mia giornata. Dovevo essere performante sempre. Mi sentivo quasi obbligato a rispondere a determinati standard. Lo so, sembra strano detto da un ragazzo della mia età, ma ho cominciato a fare sesso molto presto. Da quando ho deciso di astenermi volontariamente dal sesso – dice Giovanni – mi sono finalmente iscritto ad un corso di chitarra e ho ritrovato la concentrazione e la gioia di fare qualcosa solo per me stesso. Quando avrò concluso il mio lavoro di crescita e di conoscenza personale, sarò pronto per dedicarmi seriamente a qualcun altro“.

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Florinda Ambrogio

Florinda Ambrogio

Laureata in Scienze e Tecniche Psicologiche con specializzazione in Scienze Forensi, amo la cronaca tanto quanto la narrativa. Da sempre impegnata per portare l'attenzione sui sempre attuali temi della crescita personale. Il cassetto mi piace riempirlo fino all'orlo di sogni che sostituisco non appena diventano realtà. Aperta al cambiamento solo se porta a migliorare.

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