La salute mentale secondo l’OMS è “uno stato di benessere in cui una persona può raggiungere la realizzazione, superare le normali tensioni della vita, svolgere un lavoro produttivo e fruttuoso e contribuire alla vita della sua comunità”.

La pandemia ha stravolto il concetto individuale e collettivo di benessere, lavoro e comunità. Pertanto, i pilastri su cui si basa l’igiene psichica sono stati erosi dalla necessità di dare priorità assoluta alla salvaguardia delle vite umane in senso strettamente fisico. Questo ridimensionamento ha avuto inevitabilmente conseguenze sullo stato psicologico di molte persone, che hanno sviluppato dei disturbi o visto aggravarsi quelli preesistenti. La salute mentale intesa davvero come stato di benessere psicologico – e non mera assenza di malattia – è una conquista relativamente recente ma si scontra ancora con l’impronta occidentale di forte medicalizzazione della salute. Per deduzione, se non hai bisogno di farmaci, il problema non esiste.

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Gli ostacoli nell’accesso alle cure

Nell’Unione Europea le condizioni di salute mentale più comunemente diagnosticate sono la depressione e l’ansia, disturbi che se sottovalutati sono spesso precursori di altre patologie che richiedono un trattamento psichiatrico, che non a caso rientra nella prima voce di spesa per l’assicurazione sanitaria.

Contrariamente alla credenza comune che imputa come causa maggiore di insorgenza l’esposizione alla luce di ogni Paese  – che in linea teorica ha il suo fondamento – nella pratica i dati riportano sul podio europeo i Paesi dell’area meridionale, nell’ordine: Grecia, Spagna e Portogallo, con circa 6000 casi ogni 100000 abitanti già nel 2019, prima della pandemia.

La prima barriera nel trattamento è innanzitutto lo stigma sociale, “legato all’idea che i problemi di salute siano cose oscure, legate alla psichiatria, con il pazzo che sente le voci e nessuno vuole essere etichettato come pazzo” afferma Javier Prado, portavoce dell’associazione nazionale degli psicologi clinici e residenti (ANPIR) in Spagna.

Questo determina diagnosi sottostimate e laddove le persone superino la vergogna dello stigma, subentra in seconda battuta un altro ostacolo: l’accesso alla cure gratuite per la salute mentale grazie al sistema sanitario nazionale.

La maggioranza di quelli europei non include il trattamento di questi disturbi, spesso “tamponati” con farmaci per la cura dell’insonnia e dell’affaticamento senza indagare l’origine del problema. Nei casi in cui invece – nei Paesi ad alto reddito – la copertura sanitaria è universale nella forma, nella sostanza spesso l’utenza è sottoposta a lunghe liste di attesa. Così come, per ogni Paese, rappresenta un problema la sostenibilità economica di un trattamento prolungato, che non si può risolvere con una sola visita specialistica annuale.

Meno sedute e più antidepressivi in pandemia

Questo meccanismo di “tamponamento” verso la salute mentale ha causato un aumento costante dell’assunzione di antidepressivi, principalmente diazepam e lorazepam, noti con i marchi Valium e Orfidal. Una tendenza che sottintende un aumento nella prescrizione nell’ordine di 100 mila dosi giornaliere ogni 1000 abitanti in Portogallo, Paese che insieme a Spagna e Croazia (in cui non c’è assistenza sanitaria pubblica o copertura materiale per l’utenza) guida ancora una volta il primato europeo. Secondo il report dell’organo internazionale per il controllo degli stupefacenti, la Spagna è il Paese con il più alto utilizzo legale delle benzodiazepine al mondo, il terzo farmaco più venduto sul territorio spagnolo.

In proposito si è espresso Antonio Cano Vindel, presidente della Società spagnola per lo studio dello stress e dell’ansia (SEAS) affermando che questa classe di farmaci sono quelli con il più alto tasso di dipendenza tra gli ansiolitici, ragion per cui è molto comune che un paziente intenda prolungare l’assunzione “a oltranza”. Del resto lo stesso avviene notoriamente negli USA con gli oppioidi.

L’isolamento richiesto dalle misure di contenimento della pandemia è stato un acceleratore di questa tendenza. Secondo il report del Centro di monitoraggio europeo per le droghe e le dipendenze infatti c’è stato un forte incremento nella prescrizione di benzodiazepine, dovuto all’impossibilità per i pazienti già in cura di recarsi agli appuntamenti.  Un caso lampante riscontrato dal Centro Nazionale di Salute del Regno unito, dove ci sono state 235 mila visite in meno e 4 milioni di prescrizioni di antidepressivi in più tra marzo e agosto 2020 rispetto allo stesso periodo nel 2019.

In quest’ottica l’Olanda ha compiuto una scelta antesignana nella prevenzione del trattamento a lungo termine, rimuovendo fin dal 2009 le benzodiazepine dalla lista dei farmaci mutuabili.

Soluzioni controverse in campo

Una soluzione sperimentata è stata imporre tempi massimi di attesa – in Germania e Regno Unito – dopo i quali il paziente viene rimborsato con un trattamento privato. Il limite è che almeno in UK si applica solo al primo appuntamento, come ha rivelato un’inchiesta della BBC. D’altro canto, tra i Paesi che garantiscono il trattamento con la sanità pubblica, nove richiedono tasse aggiuntive ai pazienti ed è concesso un numero di sessioni limitate. Inoltre, pesa anche la mancanza di personale nelle strutture pubbliche: in Spagna, Italia, Portogallo, Grecia e Croazia sono meno di 20 gli psicologi ogni 100 mila persone (9 in Italia).

Così il divario tra domanda e offerta – o meglio accessibilità – per la salute mentale viene colmato dal sistema privato, ma solo per chi può permetterselo. Secondo il network dell’associazione psicologi (INPA) in Italia il costo di una seduta oscilla tra i 35 ai 115 euro, importo equivalente fino a 12 ore di lavoro di un cittadino con salario medio. Di contro, in Francia non c’è copertura nell’assistenza pubblica ma il costo medio equivale a 5 ore di lavoro.

Alla luce di ciò nel nostro Paese rappresenta un primo ma enorme passo il bonus psicologo – all’interno del decreto Milleproroghe – di cui è attesa l’approvazione definitiva da parte del Senato – dopo quella della Camera del 21 febbraio – per essere convertito in legge entro lunedì 28.

Nella nostra inchiesta sui disturbi degli adolescenti a causa del Covid avevamo già segnalato alcuni numeri utili gratuiti per un primo percorso e sostegno. Tuttavia, per un supporto immediato e duraturo l’alternativa meno gravosa è rivolgersi ai servizi che propongono terapie a prezzi calmierati. Ci sono soluzioni offline tradizionali come gli ambulatori del Centro medico Sant’Agostino a Milano o altre online come la piattaforma Unobravo.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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