Il 25 novembre è stata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Secondo il report del ministero dell’Interno dal primo gennaio al diciannove novembre 2023 si sono registrati 295 omicidi, con 106 vittime donne, di cui 87 uccise in ambito familiare o affettivo. La maggior parte sono donne uccise da un partner o da un ex partner.

In questa ricorrenza l’Italia si è attivata organizzando manifestazioni, campagne istituzionali, attività nelle scuole e molto altro. Da nord a sud sono scese in piazza migliaia di persone per dire “no” ai femminicidi. Mille voci per dire basta.

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Molte sono le iniziative per cercare di sensibilizzare le persone sull’argomento e tanti gli aiuti messi a disposizione. Il numero 1522, attivo 24 ore su 24, accoglie le richieste di assistenza e sostegno delle vittime. L’innovativa applicazione VIOLA, nasce proprio per la sicurezza delle donne e per dare supporto in caso di violenza. Infine, un altro sostegno da tenere sempre presente è per i bambini orfani di femminicidio.

Violenza contro le donne

25 novembre: una giornata da ricordare per dire basta al femminicidio

Ogni anno si celebra dunque il 25 novembre per commemorare la lotta contro la violenza sulle donne. Questa giornata è stata ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1999. Ma perché è stata scelta proprio questa data? Perché il rosso è il colore predominante? Inoltre come mai, da diversi anni, i simboli della violenza contro le donne sono diventati le scarpe e le panchine?

Durante gli anni quaranta e cinquanta la Repubblica dominicana era stretta nella morsa della dittatura del generale Rafael Trujillo. Le sorelle Mirabal decisero di impegnarsi nell’attivismo politico denunciando gli errori e i crimini della dittatura. Il 25 novembre del 1960 le tre sorelle “mariposas”, ovvero le tre “farfalle”, vennero torturate e uccise dai sicari dello stesso Trujillo. È in loro ricordo che ogni anno questo giorno è dedicato all’attivismo contro la violenza di genere.

La storia delle famose scarpe rosse nasce in Messico, a Ciudad Juarez, città nota per il numero elevato di femminicidi avvenuti negli ultimi vent’anni. Un’artista messicana, Elina Chauvet, per ricordare le donne vittime di violenza, compresa sua sorella, posizionò nel 2009 in una piazza della città 33 paia di scarpe femminili, tutte dello stesso colore rosso. La panchina fa invece riferimento alla violenza domestica ed è un elemento che ci ricorda che i maltrattamenti avvengono anche nei piccoli centri e nei luoghi che ci sono familiari.

Violenza contro le donne

Milioni di italiani in piazza per “fare rumore”

Sabato 25 novembre 2023, milioni di persone invadono le strade di tutta Italia. Un’ondata che vuole segnare un nuovo punto di partenza per contrastare la violenza strutturale che colpisce le donne. Dopo il recente femminicidio di Giulia Cecchettin, la ragazza poco più che ventenne uccisa dal suo ex fidanzato, la mobilitazione ha preso una forma nuova, con molta più voce e coscienza partecipata.

Tantissimi italiani si sono riuniti nelle piazze italiane e hanno fatto quel rumore espressamente richiesto dalla famiglia di Giulia: “Nessun minuto di silenzio, fate rumore”, dichiara la sorella. Un rumore che serve a spezzare quel silenzio che talvolta una donna è costretta a subire. Cortei spontanei si sono quindi riversati nelle scuole, nei posti di lavoro, nei quartieri e al fianco dei centri antiviolenza con oggetti rumorosi in mano.

Donne, uomini, giovani, famiglie si sono ritrovati alla manifestazione ribattezzata il patriarcato uccide. Una straordinaria partecipazione in tutta Italia. Un segnale dato da una popolazione che chiede di fare un passo avanti contro la violenza di genere. “La repressione non basta, bisogna insistere sulla prevenzione per sradicare la cultura patriarcale”, ha detto la segretaria del partito democratico Elly Schlein durante l’evento di Roma.

Un nuovo modo di comunicare nelle manifestazioni

Da sempre sì è osservato un minuto di silenzio per commemorare un defunto. Siamo abituati a vedere persone esprimere il proprio cordoglio mostrando un rispettoso mutismo. Questa volta no. Gran parte delle persone che hanno manifestato in tutto il Paese, per la lotta contro la violenza sulle donne, hanno cambiato modo di comunicare.

È il caso per esempio del corteo di Rimini: palloncini rossi, uno per ogni femminicidio avvenuto in Italia nel corso dell’anno, e i famosi sessanta secondi di rumore accompagnati dalla banda giovanile della città.

Roma non è stata da meno. Con circa cinquecentomila presenze, la città eterna ha visto anche la partecipazione di interpreti della lingua dei segni su di un camion che ha guidato il corteo nella lunga marcia. Una manifestazione durata quasi tutta la giornata all’insegna dell’inclusione.

Infine, come in tante altre città italiane, anche a Milano i migliaia di manifestanti al presidio urlano e fanno rumore con quello che hanno dietro: tante le chiavi alzate al cielo ma anche pentole e cucchiai. “C’è da sperare che quest’ultimo omicidio di Giulia possa dare una svolta. Ci sono dei segni perché non ho mai visto così tanta mobilitazione, ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala durante la manifestazione.

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Mizar Fava

Mizar Fava

Master in sceneggiatura e critica cinematografica. Appassionata di arte, cinema, fotografia, viaggi e sport estremi. Da più di 15 anni seguo il sistema nazionale di protezione civile in tutte le sue iniziative. Mio padre, per farmi addormentare da piccola, mi raccontava sotto forma di favola le guerre mitologiche greche. Narrare storie è la mia passione fin da bambina. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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