Il villaggio di Wahat al-Salam/Neve Shalom (WASNS) dista circa 30 chilometri da Gerusalemme e costituisce per molti versi un autentico miracolo. Una prova tangibile che la pace in Medioriente è possibile. Fondato nel 1970 dal frate domenicano Bruno Hussar, è composto da israeliani e palestinesi che hanno scelto di vivere insieme.
“L’oasi” di Wahal al-Salam è sita in un’area vicino al monastero di Latrun ed è attualmente formata da una cinquantina di famiglie. Con la sua presenza, essa non solo sfida l’onnipresente narrazione di odio e discriminazione che pervade l’informazione, ma rappresenta l’emblema di quella che il Papa ha definito con il nome di “offensiva di pace”.
Il desiderio di pace in una terra animata da conflitti
“Il mio popolo abiterà in una dimora (oasi) di Peace”. Questo verso biblico tratto dal profeta Isaia dovette colpire molto Bruno Hussar. Probabilmente sintetizzava al meglio un desiderio di pace che si portava dentro da sempre. Un anelito profondo frutto anche della composita identità etno-religiosa della sua famiglia: di fede ebraica non praticante, francese da parte di padre e ungherese da parte materna. E così, una volta convertitosi al cattolicesimo e scelto di diventare religioso, volle far divenire realtà quelle parole lette e rilette.
Se l’idea di formare una comunità dove potessero convivere persone di religione diversa risale agli anni ’60, è nel decennio successivo che essa inizia realmente a concretizzarsi. L’aspirazione diventa realtà in modo graduale, nel pieno delle ostilità tra israeliani e palestinesi. Mentre scontri e focolai di tensione incendiano il Medioriente, frate Hussar trova un terreno sul quale edificare la comunità. A poco, a poco iniziano così a giungere le prime coppie di sposi che scelgono di seguire e vivere l’utopia di pace del religioso domenicano.
“Avevamo in mente un piccolo villaggio composto da abitanti di diverse comunità del Paese. – scrive frate Hussar nella sua autobiografia – Ebrei, cristiani e musulmani avrebbero vissuto in pace, ognuno fedele alla propria fede e alle proprie tradizioni, rispettando quelle degli altri. Ognuno avrebbe trovato in questa diversità una fonte di arricchimento personale”.
La pace in Medioriente si costruisce con la condivisione d’esperienze
L’arricchimento personale a cui fa riferimento il religioso domenicano è formato da dialogo e condivisione. Per poter avvertire le esigenze concrete di una persona di un credo religioso differente, è necessario anzitutto creare spazi. Realizzare luoghi dove poter vivere e comprendere l’altro. Per tale motivo, la logica che ispira la comunità di Wahat al-Salam/Neve Shalom si trova innanzitutto nelle istituzioni che sono sorte anno dopo anno al suo interno.
Attualmente, nel villaggio, vi sono una Scuola primaria binazionale e bilingue, che educa sin dall’infanzia alla scoperta ed alla conoscenza dell’altro. Una Scuola per la pace, che riunisce professionisti e attivisti in corsi atti ad individuare soluzioni e a superare la logica del conflitto.
Un Centro comunitario spirituale pluralistico finalizzato a creare un ambiente favorevole al dialogo interreligioso. Un Club giovanile, ossia uno spazio per i più giovani ma anche per i meno giovani che desiderano ritrovarsi nel tempo libero per trascorrere delle ore insieme, svolgendo varie attività ricreative. Infine, una Galleria d’arte, che consente di approcciarsi all’arte con un linguaggio inclusivo ed universale.
Un futuro di pace in Medioriente è possibile
La comunità di Wahat al-Salam/Neve Shalom ci racconta dunque un universo alternativo possibile ed altrettanto reale. Anche se sembra di trovarci in una “galassia lontana, lontana…”, le famiglie che hanno scelte di vivere in questo villaggio sono in tutto e per tutto figlie di questa terra martoriata dall’odio e dal sangue. Con l’unica differenza che hanno scelto di mettersi in gioco e di offrire con le proprie vite una testimonianza di convivenza e di pace tra popoli e credi religiosi, senza rinunciare in alcun modo alla propria identità.
L’offensiva di pace di questo piccolo villaggio, poco distante da Gerusalemme, rappresenta la vera sfida ai fanatismi delle religioni e agli estremismi della politica. Grazie a questa oasi di pace, infatti, religione e politica, depurate dalle radicalizzazioni , riacquistano dignità e sfidano l’esistente in nome di un futuro realmente possibile ed alternativo alla guerra.

