La fine di un’esperienza è sempre un’opportunità utile per fare un bilancio su ciò che si è acquisito e ciò che si è perso. Da questo punto di vista, parlare di giornalismo costruttivo o giornalismo delle soluzioni non è facile. E i motivi sono diversi. Innanzitutto perché è un approccio di fare giornalismo che non è ancora conosciuto come dovrebbe. Secondariamente, perché richiede il rispetto di una deontologia “esistenziale” ben definita che ricorda a chi scrive le ricadute psico-sociali di un articolo.
In altre parole, responsabilizza e osa parlare di «verità sostanziale dei fatti» con cognizione di causa. Conseguentemente, non si lascia irretire dal convincimento che solo le notizie torbide e violente, descritte con maniacale puntiglio, siano quelle che riscuotano appeal nei lettori e, men che meno, che aiutino a migliorare la società in cui viviamo.
Accendere la tv e ritrovarsi in una bolla di disinformazione
Accendere la tv e vedere qualche notiziario o seguire qualche programma di approfondimento, può essere un buon modo per comprendere esattamente come «non fare» del buon giornalismo. Anche se può sembrare un paradosso, quello che sto dicendo è fondato su dati e aspetti reali, riscontrabili da tutti.
Qualche giorno fa, ad esempio, è stata data una notizia tragica relativa ad atti di violenza gratuita che sarebbero stati perpetrati ai danni di un anziano, da parte di cinque minorenni. L’accaduto è stato reso noto prontamente, come è giusto e doveroso fare in questi casi, ma è davvero difficile non notare le descrizioni dettagliate delle pratiche di violenza che venivano commesse.
Il punto da cui partire è dunque il seguente: queste informazioni sono davvero così importanti ai fini della completezza della notizia? Cosa aggiungono di così rilevante? La risposta è che in realtà non apportano nulla, ma contribuiscono a rendere in qualche modo «accattivante» la storia. Questa modalità di operare è purtroppo diventata la prassi seguita in quasi tutto il mondo dell’informazione.
Il cattivo giornalismo e il doppio effetto distorsivo
L’impatto di notizie simile sui lettori è a dir poco devastante. E non ci vuole molto a capirlo. Nel 2020, con l’avvento dell’epidemia da Covid, si è iniziato a parlare di doomscrolling, ossia della tendenza da parte dei lettori a cercare ossessivamente informazioni negative su media e social network.
Con un aggravante tutt’altro che irrilevante. Tutto questo produce infatti un doppio effetto distorsivo, non solo a livello psicologico ma anche a livello sociale. «Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera», ricordava Jorge Luis Borges. Ma il giornalismo vero, autentico, realmente utile al lettore non può ridursi ad una miscela impazzita di negatività e distorsione della realtà.
Anche per questa ragione, ad inizio articolo facevo riferimento ad un codice deontologico inscritto nel cuore, indipendentemente dalle regole che disciplinano la professione giornalistica, a cui la coscienza del giornalista autentico deve sentirsi chiamato.
Il giornalismo costruttivo e la responsabilità per il bene comune
L’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo dal 2004 porta avanti un approccio nuovo di rapportarsi al giornalismo. Tramite la sua testata online BuoneNotizie.it (fondata nel 2001), capovolge diametralmente il modo di intendere «l’informazione», per come è stata descritta sinora.
Il focus del giornalista che sposa questa modalità di raccontare i fatti si sofferma innanzitutto sulle soluzioni, più che sui problemi. Al giornalista è richiesto quindi uno «sforzo in più», che si traduce in maggiore studio delle problematiche che si affrontano e una forte e appassionata responsabilità per il bene comune.
«L’articolo che ho realizzato ha contribuito ad apportare valore aggiunto, tramite la proposta di idee nuove, soluzioni alle problematiche che sto esaminando?»; «ha trasmesso coraggio e stimolo per affrontare questa sfida, oppure no?». Queste, in sostanza, sono le domande che ci si pone quando si sposa questo tipo di approccio.
Raccontare la società in maniera diversa
Porsi delle domande significa chiedere a se stesso proposte e strategie nuove da adottare per far fronte a situazioni e problematiche impreviste. Per fare ciò, è necessario attingere da fonti verificate e concentrarsi sull’analisi di ciò che si sta esaminando, impiegando una metodologia che si sforzi di essere quanto più onesta e rigorosa.
Soltanto se si parte da questi fondamentali è possibile contribuire a cambiare il volto della società. Perché che ci piaccia o no, per modificare la realtà è necessario prima saperla leggere e raccontare per come essa si presenta, facendo a meno di caricaturizzarla.
Questo articolo è stato scritto per la Giornata Nazionale dell’Informazione Costruttiva 2025 #GNIC2025
Leggi anche:
3 maggio: Giornata Mondiale della Libertà di Stampa e dell’Informazione Costruttiva
Cronaca nera, sensazionalismo e paura: possono essere raccontati con un approccio costruttivo?
Lotta alle fake news e buon giornalismo: l’eredità che Francesco lascia ai giornalisti
Le buone notizie sono quelle che invitano a ragionare e a costruire la società del futuro
Il giornalismo costruttivo come risposta alla crisi dell’informazione
L’informazione costruttiva aiuta a combattere ansia e polarizzazione
Il giornalismo costruttivo per “disarmare” l’informazione negativa
Il Papa ai giornalisti: “Siete chiamati a costruire la società”

