Non è sempre necessario ricorrere a rimedi invasivi per liberarsi dei parassiti: anche le scelte a impatto zero spesso possono risolvere il problema.

Onorati da un poema sinfonico di Ottorino Respighi e messi in musica da Antonello Venditti, i pini di Roma sono uno dei simboli più significativi della Capitale. Numerosi sono infatti i dipinti che raffigurano questi alberi, esaltandoli per il ruolo centrale che, nel corso del tempo, hanno cominciato a rivestire, diventando una vera e propria parte integrante del paesaggio della città. La loro presenza però potrebbe non essere destinata a durare ancora a lungo: molti esemplari stanno infatti morendo a causa di un parassita, la cocciniglia tartaruga. Emerso il problema, le istituzioni si sono subito mobilitate, autorizzando l’iniezione di insetticidi all’interno dei tronchi. Le associazioni ambientaliste attive nelle aree colpite si sono però dette contrarie a questo tipo di interventi e hanno proposto un metodo alternativo del tutto naturale: le coccinelle.

No agli insetticidi: sarà la coccinella a salvare i pini di Roma

I pini di Roma sono diventati una parte integrante del paesaggio cittadino

La cocciniglia tartaruga, una minaccia per i pini

La cocciniglia tartaruga, così chiamata per la particolare forma del suo carapace, è un parassita sbarcato in Italia nel 2014. Giunta dall’America Latina, è stata trovata per la prima volta in Campania, da dove poi si è diffusa in tutta la penisola, approdando a Roma nel 2018. Sebbene questo parassita infesti molto rapidamente i pini, è solo nel 2021 che gli esperti si sono resi davvero conto della situazione, perché la cocciniglia agisce creando un fungo che impedisce la fotosintesi degli esemplari colpiti, che muoiono asfissiati proprio nel giro di tre anni.

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Con lo scoppio dell’emergenza, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha reso obbligatoria la lotta contro la cocciniglia tartaruga. Il Ministero della Salute ha quindi autorizzato l’utilizzo della tecnica dell’endoterapia, che consiste nell’iniezione di un prodotto curativo direttamente all’interno dei tronchi. Questo metodo, tuttavia, è destinato a creare “danni all’equilibrio biologico”, come ha affermato Massimo Proietti Rocchi, Presidente della Consulta del Verde del Municipio Roma II. Utilizzando questi interventi, metodo già sperimentato su alcuni esemplari infetti, il risultato è sicuramente garantito, sorge però un problema: “questi trattamenti di abamectina – continua Proietti Rocchi – non guariscono la pianta, essendo questa una sostanza tossica“.

Le coccinelle come alternativa agli insetticidi: la proposta delle associazioni

Riunitesi in un’unica Onlus dal nome “Coccinella libera tutti“, sette associazioni romane – Amici di Villa Leopardi, Amici dei Pini di Roma, Parco Mario Riva Onlus, Volontari Decoro Tredicesimo e i comitati Don Minzoni, Mascagni e Catalani Vessella – si sono dichiarate contrarie al metodo approvato dal Ministero. Seguendo l’esempio degli americani, che in tre anni hanno risolto lo stesso problema, hanno proposto un rimedio del tutto biologico: la liberazione di un vero e proprio esercito di coccinelle, nemiche naturali della cocciniglia tartaruga. Oltre ad essere a impatto zero, questo metodo riduce notevolmente il costo dell’operazione: l’endoterapia deve infatti essere ripetuta a cadenze regolari, con un costo che si aggira intorno ai 50 euro ad albero, così, per un totale di 400 mila pini, si raggiungerebbe la cifra di 20 milioni per un solo trattamento. Le coccinelle, invece, come ha dichiarato sempre Proietti Rocchi, “una volta insediate, sono in grado di riprodursi naturalmente“, al ritmo di 150-300 uova l’anno.

No agli insetticidi: sarà la coccinella a salvare i pini di Roma

Le coccinelle sono l’antagonista naturale della cocciniglia tartaruga

No agli insetticidi: un altro esempio di soluzione a impatto zero

Un caso analogo si è già verificato nelle regioni del Nord Italia, che, a partire dal 2012, hanno dovuto convivere con la cimice asiatica, un insetto in grado di devastare completamente i campi coltivati. Nel tentativo di risolvere il problema, diverse regioni hanno introdotto nell’ambiente tonnellate di insetticidi, arrivando ad allarmare il Ministero delle Politiche Agricole. A quel punto, la differenza è stata fatta dagli studi condotti da Pio Federico Roversi, direttore del Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente di Firenze. Roversi, studiando il caso della cimice asiatica, era infatti riuscito a risalire alla soluzione del problema: in Asia, quel particolare insetto veniva debellato dalla vespa samurai, assente invece in Italia. Con il via libera del Ministero, ne sono così stati immessi sul territorio migliaia di esemplari. A distanza di un anno dal rilascio, il bilancio è stato positivo: la strategia attuata si sta rivelando efficace.

La lotta biologica e i suoi benefici

Oltre che ad essere generalmente più economiche, le soluzioni a impatto zero offrono numerosi altri vantaggi: pensiamo, per esempio, a quei parassiti che si sono ormai abituati alla presenza di prodotti chimici e che quindi possono essere “scacciati” solo dal loro nemico naturale. O ancora, riflettiamo sul fatto che diversi insetticidi contengono elementi tossici per gli animali, le piante o addirittura per l’uomo. È in casi come questi che entra in gioco la lotta biologica, che, fornendoci rimedi completamente naturali, è in grado di risolvere il problema, mantenendo, allo stesso tempo, alberi e ambiente più sani.

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Giorgia Galbulli Cavazzini

Giorgia Galbulli Cavazzini

Giorgia Galbulli Cavazzini è un'aspirante giornalista con la passione per la tecnologia. Attualmente, collabora con BuoneNotizie.it, grazie a cui ha avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo. Laureanda in Scienze della comunicazione, è da poco entrata anche nel mondo dell'editoria, da cui è attratta fin da quando era solo una bambina.

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