Pro e contro delle auto elettriche con un occhio rivolto all’inquinamento e alle possibili soluzioni.

Sulle auto elettriche e l’inquinamento c’è una diatriba mai risolta: una schiera – che conta sulla presenza dei dirigenti delle case automobilistiche – ne sostiene l’alto tasso d’inquinamento, l’altra – forte del rapporto della RSE – Ricerca Sistema Energetico – le considera la soluzione del futuro. La verità sta nel mezzo. Facciamo chiarezza.

C’è da dire che per calcolare il fattore inquinante delle automobili elettriche ne bisogna prendere in analisi l’intero ciclo di vita. Le emissioni vengono generate già dalla fase di estrazione delle materie prime, poi durante la produzione, il consumo e lo smaltimento.

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La RSE ha fornito un rapporto in cui dichiara che le auto elettriche producono meno inquinamento di quelle tradizionali, ma a questa conclusione arriva prendendo in analisi precisi parametri. Mix di fonti energetiche usate per produrre l’energia elettrica che ricarica le batterie; confrontabilità dei veicoli con caratteristiche e prestazioni che devono essere simili; stima dei consumi energetici in condizioni reali di guida, evitando di utilizzare i consumi rilevati durante i cicli di omologazione; vita media di veicoli e batterie; emissioni di CO2 legate alla produzione delle batterie.

Restano fuori da queste analisi, dunque, le questioni inerenti all’estrazione dei metalli rari e allo smaltimento o riciclo delle batterie (per non parlare del fattore sicurezza: nel caso delle auto elettriche gli incendi sono molto più difficili da spegnere).

Quanto inquina produrre un’auto elettrica? Il ciclo vitale passo per passo

Si comincia dal reperimento dei metalli rari, elementi chimici in natura presenti nel terreno e indispensabili per le batterie. Secondo la Ong Transport & Environment, l’estrazione di litio, nichel e cobalto ha un impatto ambientale comunque inferiore rispetto a un’automobile tradizionale.

Si passa poi alla produzione delle batterie.La Swedish Environmental Research Institute calcola che per ogni kWh (chilowattora) delle auto elettriche, vengono prodotti dai 150 ai 200 kg di CO2 e che per la produzione di un litro di benzina è richiesto comunque un kWh di energia. Si deduce che maggiore è la capacità di autonomia delle auto elettriche, maggiore è la portata inquinante delle sue batterie in fase di produzione (e viceversa).

Nella fase di utilizzo su strada, il rapporto della RSE la fa da padrone garantendo per le auto elettriche un inquinamento di gran lunga minore. Sicuramente però non è a “zero”, come si pensa, in quanto anche le auto con motore termico emettono quantità di polveri nocive, seppur minime, per lo sfregamento dei pneumatici e delle pastiglie contro i dischi dei freni.

La questione si fa spinosa. L’inquinamento per smaltire le batterie delle auto elettriche

Il vero punto debole delle auto elettriche è proprio l’inquinamento prodotto durante il processo di smaltimento delle batterie, non ancora capace di garantire il riciclo. Il litio inoltre è un materiale altamente infiammabile e diventa difficile (per le normative locali e internazionali e per fattori di sicurezza) garantirne il trasporto. Le batterie in litio durano 8/10 anni e si può facilmente calcolare che tra 10/15 anni se ne potrebbe raggiungere una quantità da smaltire spropositata e, nel caso delle auto elettriche, è anche più inquinante e difficilmente smaltibile delle batterie tradizionali.

I ricercatori della Aalto University finlandese si danno da fare in tal senso. Stanno lavorando alla possibilità di ricaricare le batterie in litio per elettrolisi, in modo da permetterne il riuso per veicoli o per l’illuminazione. Questa, però, è comunque una soluzione temporanea perché si limita a posticipare il problema dello smaltimento.

E allora ricarichiamo le batterie! Dati alla mano

Il problema riciclo è in realtà più complesso di quanto sembri. Il futuro ecosostenibile non può fondarsi sull’uso esclusivo di macchine elettriche per combattere l’inquinamento. Innanzitutto per ricaricare una batteria di 50 kWh ci vogliono 17 ore delle rete domestica o 4 ore e mezza presso le colonnine da 11 kW. Un fattore importante è che, a parità di postazioni di ricarica, a 10 pompe di carburante corrispondono 60 colonnine di ricarica elettrica (con lunghi tempi di attesa, quindi file e traffico). Ma, a rifletterci, l’energia di 60 stazioni di ricarica erogata andrebbe a pesare sul fabbisogno energetico degli altri settori (ospedali, industrie, case, città).

La soluzione definitiva. Le auto a idrogeno

Quindi aboliamo oppure no le auto elettriche? Ogni caso è a sé e bisognerebbe decidere in base all’utilizzo della propria vettura prima di scegliere il tipo di motore a cui affidarsi.

Per un ridotto utilizzo dell’automobile (ci si riferisce a percorrenze non troppo lunghe e frequenti), davvero l’auto elettrica produce meno inquinamento: la ridotta produzione di CO2 in strada compenserebbe le emissioni delle altre fasi del ciclo vitale. Ma sicuramente il futuro non si baserà esclusivamente su questa soluzione. L’elettrica coesisterà con l’auto a combustione interna per un bel po’, in attesa di nuove soluzioni.

Per il momento l’UE sta meditando una direttiva per obbligare i grandi produttori automobilistici a garantire in qualche modo il riciclaggio totale delle batterie (al momento lo sono solo il 5%). Il segreto del futuro è nelle automobili con un sistema di propulsione a idrogeno: non inquina come le auto tradizionali, non richiede batterie pesanti come quelle elettriche e riesce a sostenere lunghe percorrenze (anche per grandi veicoli commerciali).

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Mara Auricchio

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