Riparte in presenza l’iniziativa del Banco alimentare. Gli italiani buttano meno cibo di altri paesi, circa mezzo chilo alla settimana.

 

Il 27 novembre è la Giornata nazionale della colletta alimentare. Si tratta di un’iniziativa di solidarietà organizzata dal Banco Alimentare, da 25 anni, nell’ultimo sabato di novembre. Dopo lo stop del 2020 a causa dell’emergenza pandemica, la colletta alimentare riparte quest’anno in presenza. Sabato prossimo, infatti, i volontari raccoglieranno le offerte di cibo davanti ai supermercati aderenti. L’obiettivo è stimolare la solidarietà dei cittadini affinché donino alcuni beni di prima necessità, e non solo, a chi si trova in difficoltà.

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Proprio per il successo dell’anno scorso della modalità di raccolta online, il Banco Alimentare ha deciso di riproporre l’iniziativa. La colletta alimentare, quindi, proseguirà anche dopo, dal 28 novembre fino al 5 dicembre. Coloro che vorranno donare, infatti, potranno utilizzare la “card”. Questa tessera ha il valore di 2, 5 o 10 euro e riporta un codice a barre da scansionare in cassa al momento del pagamento della spesa. Ogni card potrà essere utilizzata più volte in un qualsiasi supermercato aderente. Il denaro ricavato da tutte le tessere consentirà l’acquisto di cibo non deperibile come pelati, pasta, biscotti, farina, olio, carne e pesce in scatola.

Il Banco Alimentare nel 2020: quasi 1.7 milioni di persone aiutate e 100 mila tonnellate di cibo distribuito

Nel 2020 i dipendenti e i 1800 volontari hanno dato da mangiare a quasi 1.7 milioni di persone bisognose in Italia. Grazie al loro lavoro negli 11 mila punti vendita aderenti hanno raccolto 100 mila tonnellate di cibo. Gran parte del merito va anche ai 5 milioni e mezzo di italiani che hanno voluto compiere un gesto solidale. Le organizzazioni del Banco alimentare in Italia sono 21 e ogni giorno recuperano gli avanzi alimentari e li consegnano a 7.500 strutture di carità sul territorio. Queste, poi, distribuiscono i pasti o i pacchi alimentari a chi vive in difficoltà. Per quanto riguarda la colletta del Banco alimentare del 27 novembre, sul sito è possibile trovare la lista dei punti vendita aderenti all’iniziativa.

Le famiglie italiane sprecano meno cibo di Spagna, Canada, Usa, Russia e Regno Unito

Nel 2021 l’Osservatorio Waste Watcher sugli sprechi alimentari domestici ha diffuso il suo report. Dall’indagine emerge che le famiglie italiane buttano via meno cibo di Spagna, Canada, Usa, Regno Unito, Russia e Cina. Il report vuole capire a quanto ammontano gli sprechi delle famiglie, perché e proporre delle soluzioni possibili. In media, ogni settimana, una persona italiana spreca oltre mezzo chilo di cibo. Un americano, invece, ne spreca 1.4 chilogrammi, mentre uno spagnolo butta via 836 grammi.

Ogni settimana i cibi più buttati in Italia sono la frutta fresca (32,4 g), le insalate (22,8 g), il pane fresco (22,3 g), la verdura (22,2 g) e i tuberi vari (21,8 g). L’Osservatorio offre anche delle soluzioni possibili al problema degli sprechi e le sottopone agli intervistati. I rimedi più adottati dagli italiani sono: mangiare prima ciò che scade prima; conoscere bene cosa c’è di disponibile nel figo; calcolare le quantità e non lasciare avanzi. Altre soluzioni possibili sono pianificare i pranzi e le cene, conservare gli avanzi o congelare il cibo per il futuro.

Lotta allo spreco alimentare e alla fame nel mondo tra gli obiettivi dell’Agenda 2030

Due sono gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite relativi al tema alimentare. L’obiettivo 2 vorrebbe porre fine alla fame nel mondo, mentre l’obiettivo 12 è relativo alla produzione e al consumo sostenibili. L’ONU afferma che quasi un terzo del cibo prodotto, ossia 1,3 miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura. L’equivalente di mille miliardi di dollari viene buttato o va a male durante il trasporto a causa di una cattiva conservazione.

Quasi 1 miliardo di persone, inoltre, soffre di denutrizione e 795 milioni soffrono la fame. L’obiettivo, quindi, entro il 2030 è dimezzare lo spreco alimentare globale delle vendita, dei consumatori e della catena di produzione. Per quanto riguarda il problema della fame, è l’Asia il continente più colpito. Il fenomeno, infatti, riguarda circa i due terzi della popolazione totale. La malnutrizione, inoltre, provoca il 45% delle morti nei bambini al di sotto dei cinque anni, circa 3,1 milioni ogni anno.

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Francesca Iaquinto

Francesca Iaquinto

Laureata in Lettere Moderne alla Statale di Milano, è stata studentessa di merito presso il Collegio di Milano per 5 anni. Nel dicembre 2019 ha vinto una Borsa di Studio per la scrittura della tesi presso la Duke University (North Carolina). Attualmente è docente di scuola secondaria, proofreader e scrive per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo costruttivo per diventare pubblicista.

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