Rafforzare i sistemi previsionali in chiave cooperativa per emettere allerte meteo sempre più tempestive sono gli strumenti tecnici che abbiamo a disposizione per convivere con l’instabilità climatica che si rivela nel meteo di ogni giorno.

Queste le conclusioni del convegno che l’Associazione italiana di scienze dell’atmosfera e della meteorologia (AISAM) ha organizzato in occasione della 72esima Giornata mondiale della meteorologia.

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La partnership consolidata con l’Università Sapienza di Roma ha reso questo appuntamento nazionale ideato nel 2017 ormai una consuetudine. L’evento è tornato a svolgersi anche in presenza dopo lo stop biennale dovuto alla pandemia.

Lo scopo dell’incontro è stato chiarito fin da subito dal Professor Frank Marzano:

Allerta non è sinonimo di allarme, rischio non è pericolo, tempo non è clima e previsione non è osservazione. Bisogna sfruttare l’incertezza e l’imprevedibilità per evolversi, adattarsi e migliorare. Per proteggere occorre prevenire, per prevenire bisogna prevedere e per prevedere bisogna conoscere”.

Più formazione a scuola e supporto agli agricoltori

Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi per il Lazio, ha rilevato la nuova valorizzazione delle discipline trasversali che includano anche temi come la meteorologia, di cui è prova il reintegro dell’educazione civica nei programmi a partire da due anni fa.

D’altro canto, la materia non è familiare fra i banchi di scuola, nonostante l’interesse per gli studi scientifici faccia incetta di iscrizioni. Così la scarsa consapevolezza dei comportamenti da osservare in caso di allerta meteo si trascina fin dall’età scolare.

Conferma lo stesso il presidente della Commissione nazionale grandi rischi Gabriele Scarascia Mugnozza, dato il decremento di immatricolati nelle classi di laurea pertinenti la meteorologia e la climatologia, per cui sempre più ricercatori provengono dall’Asia.

Anche il mondo dell’agricoltura, rappresentato da Francesca Ventura – presidente AIAM- ha fatto portato richieste specifiche di miglioramento nel lavoro di previsione, su:

  • le temperature minime in questo periodo dell’anno (per vie delle gelate tardive che stroncano il raccolto estivo) per pianificare le protezioni
  • i periodi e la durata della siccità invernale (come questo) in cui l’assenza di pioggia vanifica la gestione razionale della concimazione
  • le inondazioni, per bilanciare la necessità di sfruttare le aree di sicurezza come riserve idriche per l’irrigazione e come incavo di contenimento durante le piene.

Infine il Generale Luca Baione, in qualità di Rappresentante permanente dell’Organizzazione metereologica mondiale (OMM), ha fatto da ponte per le relazioni tecniche successive ponendo l’attenzione sulla “concomitanza di fortunate coincidenze che rappresentano un viatico di buon augurio”. Da una parte il nuovo impulso di ripresa del Comitato di indirizzo (istituito dalle legge 205/2017) dopo la nomina di Titti Postiglione come coordinatrice; dall’altra l’approvazione della legge 1/2022 lo scorso febbraio in cui è stato modificato il comma dell’articolo 9, secondo cui:

“la Repubblica tutela l’ambiente, gli ecosistemi e le biodiversità anche nell’interesse delle future generazioni”.

I programmi della OMM per allertare sui disastri naturali

L’intervento tematico del Colonnello Adriano Raspanti ha chiarito quali sono i programmi e gli strumenti di cui si serve l’OMM per assolvere al ruolo di “assistere i paesi membri nello sviluppo di servizi per la protezione della vita umana e dei mezzi di sostentamento primari dai pericoli naturali in modo efficiente, efficace, sistematico e sostenibile”.

Il primo filone strategico è sostenuto dal Global observing system (GOS) per l’osservazione metereologica e dall’omonimo per quella climatica (GCOS). A proposito, l’architrave dei cambiamenti è il Global atmosphere watch (GAW), a cui l’Italia partecipa tramite il centro di Monte Cimone e il CNR Isac.

Il Wmo integrated global observing system (WIGOS) è l’unicum integrato per fruire dei dati, mentre il Severe weather forecasting programmes permette ai paesi sprovvisti di analisi e previsioni di accedere a quelle dei centri più avanzati per gestire le proprie allerte meteo. L’Italia porta avanti il proposito nell’ambito del progetto europeo Meteo Alan; sullo stesso filone cooperativo opera anche il World Weather research programme (WWRP). A questo scopo l’ultimo congresso l’OMM ha sancito come “Risoluzione 1” l’Unified data policy.

Il secondo filone – di Capacity building – conta su tre programmi: Capacity development, least developed countries, educational and training.

Quest’ultimo in particolare è mirato a creare coscienza ambientale a tutti i livelli (anche ai governi) e tutti contribuiscono a supportare i paesi meno sviluppati. Tra i 191 considerati nell’OMM, 48 di questi sono stati così classificati perché in balìa di eventi dalla frequenza insostenibile. In tal senso opera appositamente il Disaster risk reduction programme all’interno del framework di Sendai, secondo l’omonima Dichiarazione.

Ultimo in ordine recente, il Systematic observation financing facility (SOFF) lanciato in occasione della COP26 e basato sul finanziamento volontario per implementare il Global basic observational network, così da colmare i gap previsionali di questi Paesi.

Il cittadino come attore nelle allerte meteo

Come ha argomentato Titti Postiglione, vice capo dipartimento della Protezione Civile, il nostro sistema di allerta meteo attuale si basa su due reti. La prima è costituita dalle Sale operative regionali, mentre la seconda dai Centri funzionali, i quali si compongono di uno centrale e altri settoriali sul territorio . Inoltre, è attesa prossimamente l’inaugurazione di un Centro multirischio 2.0 in Calabria.

Grazie a queste due funzioni, la previsione si trasforma in allertamento e azione tempestiva, ma “in questa filiera compare un attore inaspettato: il cittadino/a”, ha sottolineato Postiglione.

Nelle buone pratiche di Protezione Civile, infatti, bisogna recepire le allerte diramate, ma soprattutto sapere come comportarsi nella propria vita ordinaria. Dunque: non esporsi al rischio, attraverso semplici valutazioni e una piccola cessione momentanea della propria libertà di movimento.

Per informarsi sui rischi previsti nei territori in un dato momento sono a disposizione vari strumenti:

  • rete Radar nazionale sul sito ufficiale per avere immagini in tempo reale
  • richiedere il Piano di Protezione civile al proprio Comune, obbligatorio secondo la normativa
  • sito della campagna nazionale “Io non rischio” per avere consigli sui comportamenti da adottare in tutte le fasi d’emergenza (in particolare la sezione “rischio meteo-idro”)
  • gruppi comunali di Protezione civile che fungono da “sentinella” in quanto uniche associazioni volontarie in cui il presidente è il Sindaco stesso.

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Roberta Nutricati

Roberta Nutricati

Laureata in Lettere Moderne a Siena e in Relazioni Internazionali a Torino. Dopo aver vissuto e lavorato in Spagna per un anno, ho conseguito un master in Europrogettazione e il riconoscimento alla Camera dei Deputati come Professionista Accreditata presso la Fondazione Italia-USA a Roma. Collaboro con il settimanale TheWise Magazine e scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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