Negli ultimi anni i mari inquinati sono diventati un problema parallelo al cambiamento climatico. Gli oceani sono attualmente la più grande discarica al mondo di rifiuti prodotti dall’uomo. Tra questi la stragrande maggioranza è costituita da plastica, il 90% dei rifiuti, comprese le microplastiche che finiscono per intossicare la fauna marina e anche noi. Per contrastare l’inquinamento dei mari è stato firmato il trattato globale contro l’inquinamento da plastica e a Genova sono stati definiti i principi della Dichiarazione dei Diritti degli Oceani.

I mari inquinati in Italia e nel mondo

I rifiuti marini sono in costante aumento. Nel nostro Mediterraneo si stima che ogni giorno finiscano nelle sue acque 731 tonnellate di rifiuti. È come se ogni minuto per 365 giorni un camion della spazzatura riversasse tutto il suo contenuto in mare. Secondo le stime della Ellen Mac Arthur Foundation e del World Economic Forum, entro il 2050 i mari avranno più plastica che pesce nelle loro acque. Si sta parlando di oltre il 71% della superficie della Terra.

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Limitare l’inquinamento del mare con i pescatori

Da qualche anno gli spazzini del mare sono diventati gli stessi pescatori, che invece di rigettare i rifiuti in mare li portano a terra al loro rientro per poi farli smaltire. Si tratta della fishing for litter, ovvero la pesca dei rifiuti. Un vero e proprio progetto nato per evitare che i rifiuti raccolti dalle reti da pesca vengano rigettati in mare. I pescatori possono dare un enorme contributo per pulire i mari inquinati.

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Oceano

Iniziativa per contrastare l’inquinamento dei mari è il Genova Process, nato dalla collaborazione del comune del capoluogo ligure e The Ocean Race Summit, una serie di 12 incontri internazionali per istituire la Dichiarazione dei Diritti degli Oceani. Per il momento hanno avuto il via lo scorso marzo alle Seychelles e proseguiranno fino a settembre 2023. Dopo ogni incontro gli esperti che avranno partecipato torneranno di nuovo a Genova dove daranno seguito ai principi dei diritti dell’oceano. Obiettivo: arrivare all’incontro finali negli Stati Uniti con una valida proposta.

I mari inquinati meritano un trattato globale

Sempre lo scorso marzo, l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA), riunita a Nairobi, ha approvato all’unanimità un importante documento. I 175 Paesi che lo hanno votato si impegneranno nella ricerca di uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per porre rimedio ai mari inquinati da plastica. Sotto la supervisione dell’Unea, i Paesi firmatari si impegneranno a mettere in pratica delle operazioni per ridurrne la produzione. Solo così si inizierà anche a porre rimedio all’inquinamento da plastica dei mari.

Panoramica dei percorsi degli inquinanti plastici nell'Oceano Artico da fonti locali e lontane.

Panoramica dei percorsi degli inquinanti plastici nell’Oceano Artico da fonti locali e lontane (dallo studio pubblicato il 5/4/2022 su Nature dal titolo “Plastic pollution in the Artic”).

Non ci sono più limiti all’inquinamento

I mari non sono gli unici inquinati dai rifiuti prodotti dall’uomo. Infatti, seppure le regioni polari siano ancora percepite come incontaminate, negli ultimi cinque anni, hanno registrato alti livelli di inquinamento da plastica. L’inquinamento proviene da fonti lontane, ma i rifiuti (su tutti plastica e microplastiche) vengono trasportati ovunque: dalle latitudini inferiori all’Artico dalle correnti oceaniche, dagli agenti atmosferici e dai fiumi, come dimostra un recente studio effettuato da Nature.

Leggi anche:

5 soluzioni al problema dell’inquinamento da plastica

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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