I prodotti che scegliamo quando facciamo la spesa hanno un’impronta ecologica variabile sul nostro pianeta. Per questo motivo è importante fare attenzione alla filiera agro-alimentare e all‘impatto che i nostri acquisti possono avere sull’ambiente. In risposta a tale necessità governi e aziende hanno cominciato a sviluppare degli strumenti per sensibilizzare i consumatori e aiutarli a compiere delle scelte consapevoli: tra questi spiccano in particolare etichette alimentari più complete, certificazioni e app per tracciare l’impronta ecologica del cibo.

Cos’è la filiera agro-alimentare

La filiera agro-alimentare è l’insieme dei processi che portano un prodotto sulla tavola del consumatore ed è composta da due fasi: quella produttiva e quella distributiva.

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La fase produttiva coinvolge tutti gli attori incaricati della produzione e della lavorazione del prodotto, agricoltori, allevatori, industrie e aziende.

La seconda, quella distributiva, comprende le realtà che si occupano di distribuire e commercializzare gli alimenti: grandi supermercati, commercianti al dettaglio e realtà operanti nel mondo alberghiero e della ristorazione.

Impronta ecologica del cibo: di che si tratta?

Come riporta la fondazione Veronesi, per conoscere l’impatto ambientale di un alimento bisogna considerare numerose variabili: tra queste figurano l’impronta di carbonio, che corrisponde alle emissioni di gas serra generate durante i processi di produzione e distribuzione e l’impronta idrica, ossia la quantità di acqua richiesta per sostentare la produzione e la lavorazione di un un prodotto.

C’è da prendere in esame, poi, l’utilizzo del suolo, ossia la superficie di suolo o di mare sfruttata per la produzione di un alimento e l’eventuale percentuale di deforestazione generata dalla coltivazione o dall’allevamento di un prodotto.

Infine è importante sapere se la produzione e la distribuzione di quell’alimento ha generato fenomeni di eutrofizzazione, un processo degenerativo delle acque indotto da un apporto eccessivo di sostanze fertilizzanti, o di acidificazione, un fenomeno che porta mari e oceani ad assorbire l’anidride carbonica generata dalle attività umane e che causa gravi danni all’ecosistema marino.

Applicazioni ed etichette alimentari in giro per l’Europa

Negli ultimi anni aziende e governi hanno lanciato delle iniziative per favorire la tracciabilità della filiera e determinare l’impronta ecologica dei prodotti alimentari.

La Danimarca sarà il primo Paese dell’Unione Europea a inserire nelle etichette alimentari delle informazioni utili per comprendere l’impatto ambientale di un alimento, in particolare per quanto riguarda l’impronta carbonica. Per realizzare questa iniziativa, che dovrebbe entrare in funzione entro la fine dell’anno, il governo danese ha stanziato l’equivalente di 1,2 milioni di euro, ma i produttori del settore agro-alimentare danese non saranno obbligati a inserire questi dati sui loro prodotti.

In Francia, invece, alcuni attori del mondo digitale hanno lanciato la funzione Eco Score, disponibile sull’app Yuka. Attraverso la fotocamera dello smartphone Eco-Score permette di scannerizzare un prodotto, che si vedrà riconoscere un bollino colorato in base alla propria impronta ecologica: verde per i prodotti più sostenibili, rossi per quelli con l’impronta ecologica più alta.

Anche in Italia esiste un’applicazione simile. Si chiama Eattrace e come l’omologa francese permette agli utenti di esaminare la filiera di alcuni prodotti attraverso il proprio smartphone. L’applicazione però permette di scannerizzare solo quegli alimenti che sono stati registrati in precedenza dai loro produttori.

Uno studio sull’efficacia delle etichette alimentari

Nel 2020 l’Organizzazione Europea dei Consumatori ha pubblicato uno studio che riporta come la metà degli intervistati ritenga la sostenibilità una variabile determinante nelle loro scelte alimentari. Il 57 per cento del campione, inoltre, vedrebbe con favore l’introduzione, nell’etichetta alimentare, di informazioni utili per determinare la sostenibilità di quel prodotto.

All’interno dell’Unione Europea, però, non esiste ancora una certificazione obbligatoria destinata a tracciare l’impronta ecologica e la filiera dei prodotti alimentari.

Certo, esistono le etichette riservate ai prodotti biologici o a quelli del mercato equo-solidale, ma si tratta di strumenti limitati, che non forniscono informazioni sui singoli aspetti del processo produttivo.

Con l’introduzione della strategia Farm to Fork, però, il piano decennale della Commissione per guidare l’Unione verso un sistema alimentare più sostenibile, la questione è ritornata al centro del dibattito e negli ultimi mesi si è cominciato a parlare della possibilità di introdurre un’etichetta alimentare più completa per permettere ai cittadini di adottare scelte consapevoli.

Una misura che, se armonizzata e resa vincolante per tutti, permetterebbe di avere uno strumento credibile ed efficace per tutelare i consumatori e l’ambiente.

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Marzio Fait

Marzio Fait

Marzio Fait. Mi occupo di comunicazione per il non-profit. Ho partecipato come observer alla COP 27 e alla COP28. Mi occupo di attualità, di diritti umani e di giustizia climatica. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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