Da quando l’Unione Europea ha dato il via libera all’impiego di “farine di insetti” lo scorso 3 gennaio 2023, le polemiche non sembrano placarsi. Anche il mondo della cucina professionista si schiera contro questa “moda passeggera” in contrapposizione con quanti vedono di buon occhio l’introduzione di un alternativa alimentare. Ma come riconoscere i prodotti a base di farina di insetti? Cosa c’è scritto sulla etichetta e cosa leggere per sapere cosa stiamo comprando?

I prodotti a base di “farina” di insetti: imparare a leggere le etichette per riconoscerli

L’impiego di farina di insetti in ambito alimentare potrebbe avere diversi benefici: ha un elevato apporto proteico ed è sostenibili da un punto di vista ambientale. Mentre i primi prodotti a base di farina di grillo stanno già arrivando nei supermercati, sono in molti a chiedersi come poter capire quali siano gli alimenti che contengono insetti e decidere poi, in piena libertà, se acquistarli o meno.

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L’importante è imparare a leggere le etichette dei prodotti per riconoscere, facilmente, quelli a base di farina di insetti. L’etichetta non riporterà “farina di insetti” o, semplicemente, “contiene insetti”, ma il loro nome scientifico. Nel caso della farina di grillo la dicitura riportata in etichetta sarà “Acheta domesticus“. Per le larve del verme giallo della farina si leggerà la dicitura “Tenebrio Molitor”. Infine, la larva del verme della farina minore verrà identificata attraverso il nome scientifico “Alphitobius diaperinus

Altro indizio sarà il prezzo che risulterà decisamente più alto rispetto ai prodotti tradizionali. Le farine di insetti, infatti, hanno un prezzo che si aggira attorno ai 30 euro al chilo, a differenza di quella tradizionale che supera a malapena l’euro.

La farina di insetti, una possibile risposta per contrastare la fame nel mondo?

Il consumo di insetti, che in alcune parti del mondo, come la Cina ad esempio, è una tradizione millenaria, potrebbe essere una delle possibili soluzioni per contrastare la fame nel mondo. Infatti, secondo la Fao (l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), gli insetti rappresentano una potenziale fonte di proteine, oltre che di acidi grassi e sali minerali, per una popolazione mondiale in crescita, con un impatto ambientale inferiore alle altre proteine animali in termini di risorse utilizzate e di CO2 emessa durante la produzione. Il consumo di insetti e di prodotti a base di insetti come le farine avrebbe un minor impatto ambientale e un maggiori apporto proteico rispestto all’alle altre proteine animali.

Farina di insetti, come riconoscere i prodotti a base di polvere animale

L’impronta ecologica degli insetti a confronto con quella delle altre proteine animali © Fao

Secondo diversi studi, raccolti dalla Fao nella relazione “Insetti commestibili Prospettive future per la sicurezza alimentare e dei mangimi“, dal punto di vista ambientale, gli insetti presentano un’alta efficienza di conversione nutrizionale, in media possono convertire 2 Kg di cibo in 1 Kg di massa, laddove un bovino necessita di 8 Kg di cibo per produrre l’aumento di 1 Kg di peso corporeo. Sempre secondo la Fao il contenuto proteico delle farine di insetti può variare tra il 60\70 % rispetto al 26% della carne di manzo. Si stima che le specie di insetti commestibili siano circa 2mila che fanno già parte della dieta quotidiana di due miliardi di persone dall’Asia all’Australia e dall’Africa al Sud America.

Polvere di insetti, le ragioni di chi è contro. Dalla sicurezza alimentare alle alternative possibili

Se, da un lato, l’introduzione di una dieta a base di insetti sembra una valida alternativa sostenibile dall’altro non mancando critiche e dubbi sull’argomento. Il primo problema avanzato dai detrattori è culturale, le farine di insetti non fanno parte della nostra cultura. «Sono un tradizionalista – commenta Filippo La Mantia, noto chef siciliano – le campagne pullulano di prodotti di contadini che hanno le stesse proteine, che fanno bene e mi concentro sul mio prodotto».

Un’ulteriore problema, che impensierisce anche il legislatore, è quello della sicurezza alimentare: è necessario avere a disposizione evidenze scientifiche ulteriori per evidenziare i potenziali rischi. Infatti alcuni insetti contengono antinutrienti, come la chitina (alla base dell’esocheletro degli insetti) che ha un effetto negativo sulla digeribilità e l’impiego delle proteine. Altri esempi di sostanze antinutrienti sono i fitati e gli ossalati, che riducono l’assorbimento di minerali come il calcio, lo zinco, il manganese, il ferro e il magnesio.

La lotta agli sprechi alimentari è la risposta alternativa del mondo della ristorazione alla farina di insetti. In Italia «abbiamo un tesoro sotto i piedi che dobbiamo coltivare e coltivare». La soluzione – secondo Pietro Leemann, chef stellato – «passa dall’educazione alimentare», per evitare che migliaia di prodotti finiscano buttati. La lotta agli sprechi alimentari, in Italia, ha contribuito a ridurre del 12% i prodotti che finiscono nel cassonetto. Ad oggi la nuova indagine Waste Watcher rivela che in Italia in media si gettano 75 grammi di cibo al giorno, ossia 524 g settimanali, poco più di 27 chili di cibo l’anno a persona.

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Vittorio Palmieri

Vittorio Palmieri

Napoletano. Emigrato nell'entroterra irpino-sannita, in controtendenza con l'emorragia dei paesi interni verso la vita metropolitana. Ignoto poeta "prestato alla burocrazia". Nell’entroterra segue percorsi sociali con enti del terzo settore. Ha collaborato ad un progetto di agricoltura sociale con le Associazioni Irpine “Ecopotea Aps” e “Al Centro dei Ragazzi Odv”. Nell’ultimo anno fonda Introterra Aps, nata con lo scopo di rivalutare e riscoprire l'entroterra campano, e con la quale rileva un progetto giornalistico editoriale decennale "bMagazine.it" e fonda l'etichetta "Introterra Edizioni" Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per Buonenotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista

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