Il 4 maggio 2023 il Consiglio dei ministri italiano ha dichiarato lo stato di emergenza per la Regione Emilia-Romagna. La misura è arrivata in seguito all’alluvione che ha colpito la regione nei primi giorni di maggio e che ha arrecato molti danni per il maltempo. Lo stato di emergenza è stato deliberato per 12 mesi e sono stati stanziati 10 milioni di euro per l’attuazione dei primi interventi.

Queste misure prese a posteriori hanno come obiettivo il ripristino rapido di servizi e collegamenti. Per contenere e convivere con gli effetti della crisi climatica sarebbe però necessario avviare processi di prevenzione. In tal senso, esistono dei progetti in altri Paesi europei che prevedono la tutela degli ecosistemi naturali, con l’obiettivo di mantenerli e renderli più resilienti agli effetti della crisi climatica. Così, osservare l’operato virtuoso potrebbe permettere al governo italiano di immaginare forme opportune di gestione e prevenzione.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Crisi climatica e mancata prevenzione sono le cause dell’alluvione

I danni per il maltempo sono principalmente una conseguenza di quasi due anni di siccità, che hanno reso il terreno progressivamente impermeabile. Così, alle prime piogge abbondanti concentrate in poco tempo, il livello dei corsi d’acqua è cresciuto in maniera incontrollata. Inoltre, gli esperti sostengono che il quantitativo di acqua non basterà a compensare la scarsità di acqua nelle riserve idriche del territorio.

All’alluvione ha contribuito anche la rottura degli argini, che in molti casi necessiterebbero di interventi di restauro e messa in sicurezza. Inoltre, i comuni italiani spesso non dispongono di figure cruciali come i geologi, che permetterebbero una migliore sorveglianza del dissesto idrogeologico, frane e terremoti. In questo modo, i danni per il maltempo spesso non sono preventivabili fino allo scoppio dell’emergenza.

L’Albania tutelerà il suo corso d’acqua principale creando un parco naturale

Il 15 marzo 2023 il governo abanese ha dichiarato l’istituzione di un parco naturale lungo il fiume Vjosa, che così sarà uno dei corsi d’acqua ripristinati allo stato naturale in Europa. Il Vjosa incide sulla morfologia del paesaggio e ospita gran parte della biodiversità locale. In tal modo, il Paese si dovrà impegnare nella tutela del territorio, prevenendo l’inquinamento di acqua e suolo, gestendo i rifiuti, la deforestazione e contrastando i danni dati dalla presenza dell’uomo.

Entro l’inizio del 2024 la gestione dell’area dovrà essere operativa con lo status di Parco nazionale di categoria II dell’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura). Nella classificazione dell’unione accedono alla categoria II i grandi siti naturali dedicati alla protezione dei sistemi ecologici e biologici e delle specie.

In tal modo, l’accesso dell’uomo sarà consentito per scopi educativi, culturali e ricreativi controllati, in modo che non si verifichi un significativo degrado ambientale. La tutela di questi ecosistemi comporta due conseguenze. I parchi contribuiscono all’economia locale attraverso il turismo e permettono di prevenire e contenere i danni per il maltempo a cui saremo esposti sempre più spesso.

Il canale del fiume, con l’aggiunta di alcuni terreni circostanti e la vegetazione fluviale, ricoprirà un ruolo centrale nella protezione da frane e devastazione, soprattutto nelle aree a rischio inondazione ed erosione. Nei prossimi anni saranno aggiunti al Parco altri affluenti liberi e quelle aree che sono parte integrante dell’ecosistema.

Il progetto è stato reso possibile dopo otto anni di lavori e trattative tra il governo albanese e Patagonia. L’azienda ha coperto parte dei costi dei lavori, per una cifra ad oggi pari a 3 milioni di dollari, che potrebbe crescere in futuro.

Il governo italiano potrebbe prevenire i danni per il maltempo avviando processi di tutela simili a quello albanese

L’Albania differisce dall’Italia sotto alcuni aspetti climatici, ma mantiene alcuni elementi morfologici che ricordano quelli italiani. Oltre alle pianure costiere che coprono il 20% del territorio, nel Paese si registra un’elevata presenza di superficie di acqua, pari al 65%.

Così, il governo italiano, che da tempo cerca soluzioni per contenere i danni per il maltempo, potrebbe prendere a modelli progetti validi come quello albanese. Inoltre, l’iniziativa costituisce un esempio di finanziamento sostenibile, legato al coinvolgimento di interlocutori esterni al Paese. In questo modo sarebbe possibile immaginare di investire in una migliore gestione dell’ambiente, senza dover rinunciare a farlo per altre sfide e priorità che lo Stato si trova a fronteggiare.

Condividi su:
Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici