Nel Mediterraneo la biodiversità marina è a rischio e il rischio sta diventando sempre più allarmante.  Il nostro mare è composto da una vasta diversificazione di ecosistemi: uno dei maggiori ospiti di organismi che abitano le acque salate in tutto il mondo. É fondamentale perché popolato da circa 400 specie differenti di vegetazione marina e circa 900 specie di animali.

Danni alla biodiversità marina

La presenza dell’uomo e le sue attività sono il motivo, più o meno consapevole, della condizione di pericolo in cui versa la biodiversità marina. Una delle minacce più deleterie è la pesca eccessiva. Le specie di organismi- obiettivo della pesca commerciale soffrono una condizione sempre più preoccupante. Si stima che il 75% delle specie soggette a questa pratica nel Mediterraneo siano sfruttate fino all’estremo. La pratica della pesca non sostenibile, compresa quella illegale, non fa altro che acuire il problema. La distruzione di habitat marini, la manipolazione degli ecosistemi e la cattura accidentale di specie non oggetto di pesca impoveriscono ulteriormente la biodiversità marina.

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L’immissione di sostanze tossiche negli oceani, come il petrolio e la plastica, ormai richiede una soluzione non procrastinabile perché può provocare alterazioni negative sia agli habitat marini sia agli organismi che li abitano. Ad aggravare la situazione non mancano il cambiamento climatico e l’acidificazione degli oceani. Accrescendo l’effetto dei danni precedentemente citati, minano la salvaguardia e l’esistenza stessa della biodiversità marina del 25% e possono influire negativamente su molti settori produttivi.

Come e perché salvaguardarla

É essenziale tutelare la biodiversità marina: garantisce la vita sostenibile sul nostro pianeta e preserva l’esistenza stessa di ognuno di noi. Uno dei sistemi più mirati è certamente la raccolta e il controllo regolare e continuo di dati scientifici. In tal modo si individuano le specie più a rischio e di conseguenza si possono progettare soluzioni e azioni attive specifiche. La tartaruga Caretta caretta, la balenottera comune e la Berta maggiore sono solo alcune delle specie in pericolo di estinzione.

La consapevolezza delle nostre azioni e l’apprendimento dei comportamenti sostenibili da adottare stanno alla base di ogni strategia. La scuola rappresenta un possibile avvio per i giovani alla sensibilizzazione e quindi alla comprensione del perché sia necessario salvaguardare la biodiversità marina, le sue specie e i suoi habitat. La politica europea affonda le sue radici culturali in strumenti storici come la “Direttiva Habitat” e poi ricordiamo le varie e attuabili proposte del WWF, come ad esempio #GenerAzioneMare, quelle di Oikos o di Legambiente.

Un altro metodo indispensabile per risanare e preservare la biodiversità marina è l’istituzione di Aree Marine Protette. L’accordo, ancora in revisione, stipulato fra i Paesi dell’ONU prevede di rendere zone protette almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE entro il 2030. Limitando il raggio d’azione dell’uomo per custodire gli ecosistemi marini. Oggi è il mezzo primario per la difesa della biodiversità, amministrando le diverse risorse naturali presenti nelle acque del nostro pianeta.

Piccoli accorgimenti pro-biodiversità marina che il cittadino può attuare

Il consumo mondiale di pesce è incredibilmente aumentato: dal 1990 al 2018 c’è stata un’impennata del 122% circa. L’aumento esponenziale della domanda negli ultimi anni è motivo di abuso non sostenibile. Tuttavia, ognuno di noi può fare la differenza, consumando con responsabilità i prodotti ittici e limitando l’utilizzo delle risorse marine. E incoraggiando i Governi, anche grazie alle attività di organizzazioni ambientali, ad agire nell’immediato per tutelare la biodiversità marina.

Ogni piccola azione, anche la più apparentemente innocua, può provocare danni all’ambiente. É quindi fondamentale adottare semplici ma considerevoli comportamenti per contrastare l’impoverimento della biodiversità marina. Se ci si dovesse imbattere in meduse, molluschi o piccola fauna marina, come l’essenziale posidonia oceanica, è importante evitarli ed eventualmente avvisare gli altri bagnanti. Bisogna imparare a convivere con la natura in modo sano, giusto e consapevole.

La pesca praticata come passatempo e l’utilizzo di barche a motore devono essere in linea con le disposizioni ministeriali per tutelare noi stessi, i nostri simili e gli animali marini. Negli incontri ravvicinati con animali bisogna mantenere la giusta distanza per garantire una sicurezza collettiva e, nel caso, segnalare la loro presenza alla Guardia costiera. Pima di acquistare prodotti ittici, bisogna accertarsi che siano muniti di etichetta e informarsi sulle norme vigenti nella zona. Esistono tantissimi altri piccoli gesti quotidiani rispettosi dell’ambiente, come consiglia il WWF.

Inoltre, esistono corsi di formazione per volontari, per monitoraggio e il recupero di diversi animali marini. In Italia, in particolare per la tartaruga Caretta caretta, si appoggiano progetti come “LifeEuroturtles” e c’è la possibilità di poter adottare a distanza le tartarughe marine.

Le norme per l’ecosistema

Una splendida innovazione nella nostra Costituzione è stata inserita tra i “Principi Fondamentali: l’art. 9 è stato integrato e oggi prevede anche la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. Quale migliore tutela per la biodiversità marina se non questa? E molto interessante è la “Strategia Nazionale Biodiversità 2030” che definisce obiettivi strategici e vettori verso una nuova società per la biodiversità.

 

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Chiara Andriani

Chiara Andriani

Chiara Andriani. Mi sono diplomata al Liceo Linguistico, avendo sempre avuto un interesse e un orecchio attento per le lingue. Fin dall'infanzia ho mostrato un particolare coinvolgimento ed entusiasmo verso l'universo letterario e cinematografico e una passione per la musica. L'attrattiva verso la scrittura mi ha spinto a cercare un modo per renderla parte integrante della mia vita di tutti i giorni, portandomi alla scoperta anche del giornalismo e di BuoneNotizie.it. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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