Durante la Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno ci siamo chiesti se la plastica è nemica del pianeta provando ad analizzare il ciclo vitale del packaging di un prodotto, come ad esempio il sacchetto di plastica che contiene la frutta. Se disperso nell’ambiente questo impiegherà decenni, probabilmente secoli a degradarsi, inquinando così terra, mare e oceani. Dalla produzione all’immissione in commercio per passare al consumo e allo scarto. Manca un passaggio dettato dalla sfrenata vita consumistica condotta dal cittadino medio e dalla mancanza di cultura allo smaltimento. Il problema è la quantità di plastica o l’incapacità di gestire il suo ciclo? Dovremmo porci la domanda ogni giorno ricordando a noi stessi l’importanza di prenderci cura dell’ambiente in cui viviamo.

La vita della plastica in numeri

60 anni fa Giulio Natta e Karl Ziegler scoprirono la materia plastica. Da allora la produzione e il consumo sono cresciuti esponenzialmente. Quasi ogni singolo pezzo di plastica esiste ancora oggi ed è presente nell’ambiente, nei cibi che mangiamo, negli oggetti che utilizziamo. Natta e Ziegler scoprirono il polimero della plastica senza capire come degradarlo velocemente. Oggi quasi tutti i mercati utilizzano questo materiale: dall’edilizia, all’agricoltura passando per l’elettronica. Ma il mercato di utilizzo con più richiesta è quello degli imballaggi che impiega il 40% del materiale prodotto. Durante la giornata mondiale dell’ambiente ci siamo chiesti se effettivamente le 450 milioni di tonnellate di plastica prodotte annualmente prevengono o causano l’inquinamento. Basti pensare che la metà è plastica monouso, ovvero usa e getta.

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Dagli anni ’50 ad oggi sono stati prodotti 9 miliardi di tonnellate di plastica e solo il 20% di questi sono stati riciclati e riutilizzati. Il resto finisce soprattutto in laghi, fiumi, mari, oceani; negli inceneritori che produrranno fumi tossici dispersi nell’aria che respiriamo. Altra plastica finirà nei terreni agricoli, nelle colture che finiscono sulle nostre tavole; nell’erba che bruca l’animale che mangeremo e così via. Il circolo nel quale siamo entrati ci ha portati ad ingerire ogni anno 250 grammi di microplastiche. oggi siamo fatti anche di questo come affermano i dati del programma sull’Ambiente dell’ONU.

La domanda della Giornata Mondiale dell’Ambiente: plastica sì o no?

Ma se eliminassimo la plastica dalle nostre vite, l’inquinamento diminuirebbe? Il packaging in plastica è igienico, economico e duraturo. La frutta in un imballaggio del genere dura fino all’80% in più, la carne circa il 1000% in più: un’alternativa conveniente contro lo spreco alimentare. Per trasportare bevande in contenitori di vetro dieci volte più pesanti rispetto alle bottiglie in plastica, i mezzi di trasporto diverrebbero più pesanti e inquinanti con un’emissione di CO2 triplicata rispetto ad oggi. Sono proprio i mezzi che ci fanno riflettere. Un’automobile è composta per il 28% del suo peso da plastica. Sostituendo il materiale con derivati in legno o metallo significherebbe accrescere il peso delle vetture e di conseguenza le emissioni. Pensiamo poi all’inquinamento prodotto dai disboscamenti o alle emissioni generate dalla lavorazione di vetro e metalli: “Il riciclo dell’alluminio consente di risparmiare 100 kg di CO2 per ogni tonnellata di materiale rimesso in circolo, ma la sua produzione primaria rilascia in media 13,5 tonnellate di CO2 contro le 2,4 della plastica” spiega Anna Winkler del comitato scientifico della onlus PlasticFree.

La risposta è no, l’inquinamento cambierebbe direzione, senza diminuire. Solo il progresso farebbe un enorme passo indietro. L’unica alternativa è limitare l’utilizzo di plastica, incrementando la diffusione di altre soluzioni naturali ed entrare in un sistema circolare.

Il sistema circolare e le alternative alla plastica

Dopo anni di tentativi di startup e aziende, sono nate tante alternative alla plastica: dal chitosano, alle bioplastiche, dal compostabile agli enzimi in grado di degradare in 20 giorni. Si è aperto un mondo sulla prevenzione dell’inquinamento da plastica. Il sistema disordinato di soluzioni utili ad entrare in commercio al posto dei materiali plastici non è adottato universalmente e consapevolmente. Ognuno sceglie per sé pensando di dover ridurre la produzione e il consumo di plastica, ma non è così. “La domanda non è quali alternative abbiamo alla plastica, ma come possiamo ridurne gli sprechi non pensandola come un ‘rifiuto’ ma come qualcosa che possa fa parte di un sistema circolare” spiega Anna Winkler. Si deve integrare l’uso di plastica con altre soluzioni. Così come le soluzioni “bio”. Pensiamo alle foglie di banano per avvolgere gli alimenti aumentando i tempi di conservazione, o alle piume di pollame, all’amido di riso, ai gusci d’uovo e di noci: tutti materiali naturali che hanno i requisiti giusti per essere ideali e innovative alternative alla plastica.

La Giornata Mondiale dell’Ambiente si chiude con l’impegno dell’ONU a favorire l’economia circolare per il riciclo della plastica e la salvaguardia del pianeta.

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Flavia Santilli

Flavia Santilli

Studio presso l'Università degli Studi de L'Aquila. Ho collaborato con diverse testate. Sportiva agonista e istruttrice di nuoto. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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