Il controllo dei cambiamenti climatici consente, attraverso tecnologie tuttora in evoluzione, di studiare i fenomeni metereologici e antropici e di prevenire l’insorgere di emergenze. Dal cloudseeding al più recente asfalto raffreddante, diverse sono le idee.

Controllo dei cambiamenti climatici: obiettivi strategici

I cambiamenti climatici sono, al giorno d’oggi, un fenomeno che di portata globale. Sono stati causati da un eccessivo e, per certi versi, ingiustificato sfruttamento delle risorse e degli spazi del pianeta e da una diseguale distribuzione della popolazione, in favore di aree urbane. L’impegno ad un maggior controllo dei cambiamenti climatici è teso anche a preservare la salute pubblica e le biodiversità locali.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

L’Unione Europea punta a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. Inoltre, entro il 2050 l’obiettivo secondario da raggiungere è la neutralità climatica, con emissioni zero in fatto di gas inquinanti.

La gestione dei cambiamenti climatici, se condotta in maniera corretta e consapevole, consente addirittura di convertire un territorio, preparandolo a nuove prospettive di sviluppo. A volte, le modifiche cui un’area può andare incontro si rivelano tutt’altro che negative se, ad esempio, il cambiamento da un clima torrido a temperato consente l’innesto di particolari colture.

Alcune tecniche di controllo dei cambiamenti climatici

Le tecnologie di controllo dei cambiamenti climatici sono state normate nel 1978, con un trattato internazionale. Questo trattato, più noto con l’acronimo ENMOD, è la “Convenzione sul divieto dell’uso di tecniche di modifica dell’ambiente a fini militari o ad ogni altro scopo ostile”. Questa convenzione vieta l’uso di qualsiasi attività di modifica ambientale o geofisica come arma da guerracome riportato testualmente. Inoltre, proibisce la manipolazione ambientale ai fini militari.

Attualmente, tra le più note (e a volte insolite) tecniche di controllo dei cambiamenti climatici si individuano: il cloudseeding, la “terraformazione” e l’ingegneria nucleare.

Il cloudseeding, o “inseminazione delle nuvole”, permette di stimolare la produzione di pioggia nelle nuvole, per sopperire ad esempio ad emergenze legate alla siccità. La tecnica fu messa a punto già nel 1946. Consiste nell’introduzione in natura di nuclei di ioduro d’argento che condensano il vapore delle nubi, per aumentare la capacità di pioggia. Le particelle vengono sparate nel cielo, tramite appositi cannoni, oppure distribuite sulle nubi con sorvoli aerei.

La “terraformazione” è il processo di controllo dei cambiamenti climatici che dovrebbe rendere abitabile un corpo celeste di medie dimensioni, modificando la composizione dell’atmosfera. Allo stato attuale, la sua messa in opera è piuttosto un esercizio di fantascienza; eppure si studia già come importare, su alcuni pianeti, piante per avviare la fotosintesi, o avviare processi di scioglimento del ghiaccio presente nelle calotte polari.

L’ingegneria nucleare consente, attraverso l’utilizzo di esplosioni nucleari, di modificare l’orografia dei territori. Seppur rischioso, l’utilizzo di questa tecnica di controllo dei cambiamenti climatici permette di eliminare ostacoli fisici, ad esempio montagne, o di scavare canali per il transito delle acque.

Telerilevamento delle temperature e asfalto raffreddante

Alcune strategie di di controllo dei cambiamenti climatici sono andate recentemente incontro a rapida evoluzione, specialmente le attività di monitoraggio della temperatura ambientale.

Le aree urbane raggiungono temperature molto elevate, a causa della densità abitativa, della scarsa ventilazione e dell’aumento di popolazione. Questo tipo di cambiamenti climatici comporta anche rischi per la salute pubblica. Recentemente, la Nasa ha creato una infrastruttura di telerilevamento satellitare delle temperature, il cui scopo è monitorare l’andamento delle temperature nel tempo, per osservarne l’andamento e prevenire eventuali picchi di calore. In Europa, a svolgere questo compito è la startup londinese SatelliteVu, che si sta preparando al lancio di una costellazione di otto satelliti termometro, chiamata HotSat-1. Questi satelliti sono in grado di monitorare la temperatura di ogni singolo edificio, per mezzo di sensori a infrarossi. Tale misura permetterebbe, pertanto, di ridurre anche il quantitativo di energia utilizzata per climatizzare le abitazioni.

In Grecia, d’estate, le temperature arrivano solitamente a superare i 45 gradi. Per tale ragione, da una decina d’anni si utilizza un tipo particolare di materiali per la costruzione di infrastrutture stradali. Questi materiali, chiamati ultra-freddi, consentono di abbattere la temperatura di 4,5 gradi. Tecniche di termoregolazione artificiale eliminano il calore in eccesso. L’escursione termica tra la temperatura ambientale e la temperatura delle strade, costruite con questi materiali, può arrivare addirittura a rappresentare una differenza di 15 gradi.

 

Leggi anche:

Birthstrike. Quando la crisi climatica è una questione di famiglia

Condividi su:
Donatella Bruni

Donatella Bruni

Mi occupo di economia, lavoro e società, con uno sguardo alle dinamiche del lavoro, ai consumi e ai cambiamenti della società (fisica e digitale). Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici