I ghiacciai appartengono ai sistemi naturali più incredibili e complessi della Terra. Sono tanto maestosi e affascinanti da ammirare quanto fragili e determinanti per un equilibrio, quello climatico, che regola la vita sul pianeta così come la conosciamo.

Dormono d’inverno e si risvegliano in primavera, con scoppi e scricchiolii. Si muovono e modellano il terreno che incontrano, come esseri viventi. Hanno una testa che è il suo nevaio, un enorme ventre in cui si compie la trasformazione della neve in ghiaccio, e una parte inferiore che rigetta – sotto forma di morena – i rifiuti del proprio nutrimento. Oltre a incidere sulla morfologia dei territori, montani e non, i ghiacciai giocano un ruolo chiave nel riscaldamento globale, più di qualsiasi altro sistema terrestre.

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I ghiacciai come risposta al rischio siccità

Tra ghiacciai e siccità esiste un complicato rapporto di causa/effetto. Da un lato, infatti, nei mesi caldi i corpi glaciali soffrono l’assenza di copertura nevosa a causa di una scarsa quantità di precipitazioni, aumentando considerevolmente il loro livello di fusione. Dall’altro, invece, possono rivelarsi la causa stessa di eventuali periodi di siccità futuri, in quanto rappresentano la prima fonte di acqua dolce del pianeta. Circa il 70% della sua totalità è contenuto all’interno dei ghiacciai nel mondo; lo scioglimento sproporzionato della superficie glaciale farebbe impoverire gradualmente la Terra della sua primaria riserva di acqua dolce.

Considerando che la seconda fonte di acqua dolce del globo è rappresentata dai fiumi, e che la maggior parte di essi a loro volta è alimentata dai ghiacciai, è chiara l’importanza – per il futuro delle risorse idriche del pianeta – di preservare lo stato di salute dei ghiacciai e contenere il loro livello di fusione.

L’innalzamento del livello dei mari

I sistemi glaciali nel mondo hanno uno stretto rapporto anche con l’innalzamento del livello dei mari. Ad oggi, il riscaldamento globale ne è responsabile per 1/3: gli oceani assorbono gran parte del calore in eccesso nel nostro pianeta, arrivando ad occupare più spazio e alzare il loro il livello in base al principio dell’espansione termica.

La causa dei restanti 2/3, invece, è da attribuire proprio allo scioglimento dei ghiacciai nel mondo: dalle calotte della Groenlandia e dell’Antartide ai corpi glaciali alpini. Le precipitazioni nevose – formate principalmente dall’acqua marina evaporata – non sono più sufficienti a compensare la naturale fusione dei ghiacciai nel periodo estivo. Si è creato, di conseguenza, uno squilibrio tra deflusso ed evaporazione oceanica che porta il livello del mare a salire.

Le politiche di contenimento della crescita della temperatura media globale – intraprese dalla maggior parte delle potenze mondiali – hanno, tra gli altri, lo scopo di impedire ai ghiacciai, e in particolari alle grandi calotte antartiche e groenlandesi, di raggiungere livelli di fusione irreversibili. In questo modo si riuscirebbe a limitare le stime di crescita dell’innalzamento del livello dei mari, scongiurando fenomeni come l’emigrazione di massa, la contaminazione dei terreni da salsedine o l’inabitabilità dei villaggi costieri, che sono alcune delle conseguenze ogni centimetro di mare in più comporterebbe.

I ghiacciai e la funzione di termoregolatori del pianeta

Una funzione intrinseca dei ghiacciai di tutto il mondo, dalle calotte polari ai piccoli ghiacciai di montagna, è allo stesso tempo la più fondamentale: quella di fungere da termoregolatori per l’intero sistema terrestre. Grazie al colore bianco, i ghiacciai riescono infatti a riflettere la luce solare (circa il 95%) tramite il cosiddetto “effetto albedo”.

Il riscaldamento globale, però, rischia di limitarne l’efficacia e invertirne la funzione. Una fusione eccessiva, infatti, provoca due conseguenze: la creazione di uno strato di acqua superficiale e l’annerimento dello stesso ghiaccio. Gradualmente, esso acquisisce una colorazione grigiastra, la quale non solo non è più in grado di respingere il calore ma, al contrario, lo attrae; questo accelera notevolmente la rapidità di fusione del ghiaccio, che non sarà più auto-riflettente ma tenderà ad assorbire il calore proveniente dai raggi del sole.

Riflettendo la luce, riescono a respingere il calore e a mantenere il clima freddo, costante ed equilibrato. È proprio questa una delle caratteristiche dei ghiacciai che li rende un patrimonio naturale da tutelare, per far sì che non diventino nemici ma compagni dell’uomo nel contrasto ai cambiamenti climatici in corso.

I satelliti in campo per il monitoraggio dei ghiacciai

L’ultimo rapporto dell’IPCC è stato realizzato sulla base di stime fornite dal progetto IMBIE (Ice Sheet Mass Balance Inter-Comparison Exercise), che ha visto la partecipazione congiunta di ESA e NASA. Le due agenzie hanno messo in campo due tra i più sofisticati satelliti mai progettati: Copernicus Sentinel-6 e Smap (Soil Moisture Active Passive). I satelliti permettono di monitorare la situazione di diversi ecosistemi naturali come i ghiacciai, tramite uno sguardo dall’alto e tecnologie sempre più all’avanguardia.

Per le conseguenze che una loro fusione eccessiva creerebbe e per gli effetti che altri sistemi naturali del pianeta subirebbero, proteggere e preservare i ghiacciai assume un’importanza sempre maggiore, imprescindibile. Le attività di monitoraggio sono numerose, tutte estremamente efficaci. Riuscire a convertirle in azioni concrete sarebbe un grande passo per la salvaguardia dei ghiacciai e il contenimento dei cambiamenti climatici nel mondo.

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Tommaso Barbiero

Tommaso Barbiero

Nasce a Busto Arsizio, nel varesotto, 25 anni fa. Laureato in Scienze della Comunicazione, attualmente collabora con due testate giornalistiche: Buonenotizie.it e Sprint e Sport. Scrive di sport, ma anche di ambiente e sostenibilità. Crede nel potere della parola come strumento per fare buona comunicazione, che sia propositiva e costruttiva, oltre che seria e affidabile. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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