I cambiamenti climatici provocati dalle emissioni di CO2 da parte dell’uomo sono riscontrabili negli eventi atmosferici a cui siamo sempre più abituati ad assistere. Piogge sporadiche ma intense, lunghi periodi di siccità, scarse nevicate, incendi e alluvioni caratterizzano un clima che è sempre più instabile.

La recente tragedia avvenuta sulla Marmolada, gruppo montuoso delle Alpi orientali, ha riportato l’attenzione sul problema. Al momento del distacco dell’enorme seracco, che ha travolto un gruppo di escursionisti causando 11 morti e 8 feriti, la temperatura sul ghiacciaio era infatti di 10,7°C.

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Lo scioglimento dei ghiacciai non è un problema recente, ma è in atto da almeno tre decenni: il surriscaldamento globale ha generato anche l’innalzamento degli oceani nonché l’aumento della temperatura delle acque, recando danni agli ecosistemi: questo rappresenta un segnale inequivocabile del climate change. 

I cambiamenti climatici: cosa sta accadendo alle montagne?

Le Alpi sono sempre più vulnerabili a causa del riscaldamento globale. Secondo il Comitato Glaciologico Italiano, i segnali che dimostrano l’evoluzione in atto sono molteplici: l’aumento repentino della fusione dei ghiacciai che perdono superficie e spessore, disgregandosi in elementi sempre più piccoli e causando l’aumento di frane, valanghe di roccia e di ghiaccio.

Tra il 1850 e il 1975 i ghiacciai delle Alpi hanno dimezzato il loro volume, mentre tra il 1975 e il 2000 si è perso il 25% della restante quantità e nei primi 5 anni del secolo attuale il volume si è ridotto di un ulteriore 10-15%. Si assiste anche al ritiro del fronte dei ghiacciai nelle Alpi orientali, centrali e occidentali: ad esempio su quelle centrali si è registrato un arretramento del Ghiacciaio dei Forni superiore ai 48 metri e su quelle orientali nel Ghiacciaio di Saldura Meridionale si è verificato il massimo ritiro frontale pari a 83,5 metri.

Anche le frane sono sempre più frequenti. Secondo una ricerca effettuata dal CNR-IRPI, tra il 2000 e il 2020, sulle Alpi a una quota superiore a 1500 metri, si sono verificati oltre 500 eventi tra frane ed eventi di instabilità glaciale. L’area delle Dolomiti, a causa della sua naturale conformazione, è particolarmente soggetta a fenomeni di instabilità.

I cambiamenti climatici cambiano le montagne

Le Tre Cime di Lavaredo

I cambiamenti climatici: come si può intervenire

A fronte dello stato di salute delle montagne, italiane occorre intervenire in tempi rapidi attraverso piani di gestione e di adattamento al clima con l’attuazione di attività di progetti come quello ideato dall’Università della Montagna (UNIMONT) “Montagne: Living Labs di innovazione per la transizione ecologica e digitale”. Quest’ultimo promuove programmi di ricerca, sperimentazione, formazione, sviluppando modelli sostenibili in territori fragili, come la riforestazione attraverso una periodica attività di piantumazione di nuovi alberi.

Inoltre per salvaguardare le zone montane occorre promuovere una strategia europea per la biodiversità 2030 e per le green communities che preveda la valorizzazione delle aree montane nonché l’utilizzo delle risorse del territorio in modo equilibrato. A tale proposito, lo scorso gennaio nel Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Lombardia è stato pubblicato il bando “Giovani agricoltori” per incentivare le nuove generazioni ad aprire imprese agricole tali da promuovere la sostenibilità, la filiera corta e il km 0.

Un altro punto fondamentale per arginare i cambiamenti climatici è incentivare il turismo sostenibile scegliendo strutture ecofriendly, che operino in modo etico valorizzando il territorio. Ciò significa non danneggiare l’ambiente e disporre di servizi che non sprecano energia e risorse: per salvaguardare le aree montane è anche opportuno non sottrarre all’ambiente, come ricordo della vacanza, elementi che gli appartengono.

Infine non va sottovalutato l’aspetto legato ai mezzi di trasporto utilizzati: è preferibile scegliere mezzi elettrici, il treno o viaggiare a piedi.

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Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi

Elisabetta Majocchi, laureata in Informazione ed Editoria ho collaborato con testate scrivendo di cultura, costume e società. Appassionata di attualità, politica e sostenibilità, oggi scrivo per BuoneNotizie.it grazie al Laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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