Le piccole e medie imprese (PMI) e le grandi aziende italiane sono sempre più in grado di misurare i benefici della produzione in economia circolare, rendendo in tal modo la transizione ecologica più desiderabile. Questo è quanto emerge dalla seconda edizione dell’ Osservatorio CleanTech dal titolo “Sostenibilità Ambientale, Economia Circolare ed Efficienza Energetica nelle PMI e nelle Grandi Imprese” realizzato da Circularity e Innovatec nel 2023.

I dati dell’Osservatorio CleanTech

L’Osservatorio CleanTech di Circularity e Innovatec è stato condotto da Eumetra, un Istituto di ricerca sociale e di marketing. L’obiettivo principale del report è mettere a disposizione un’analisi dettagliata del percorso che le varie tipologie di aziende italiane stanno intraprendendo verso l’acquisizione di processi in economia circolare. Per questo, il campione coinvolto comprende 450 imprese anche molto diverse tra loro (l’analisi considera un range dai 10 a più di 250 dipendenti).

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Inoltre, l’indagine ha provato a indagare i possibili sviluppi futuri, studiando la propensione delle aziende a investire in economia circolare e analizzando le fragilità che ancora ostacolano la transizione. In questo caso, è emerso che il 44% delle aziende italiane prese in esame intende aumentare gli investimenti in progetti di sostenibilità, mentre il 37% ha dichiarato che intende far crescere il proprio impegno dal punto di vista dei progetti di economia circolare.

Le aziende italiane che producono in economia circolare sono raddoppiate

Per quanto riguarda le imprese che stanno effettuando la transizione a una produzione in economia circolare, in Italia si registra un significativo raddoppio nel numero delle imprese italiane che hanno scelto di investire in economia circolare. Dal 2022 al 2023 si è infatti passati dal 9% al 16%. In particolare, delle grandi aziende prese in considerazione nello studio, il 40% ha dichiarato di essere già passato a processi in economia circolare.

Inoltre, la possibilità di conoscere a fondo le opportunità offerte dall’economia circolare e la conseguente sensibilità verso questo ambito stanno aumentando rapidamente. Dalla ricerca emerge che le aziende che dichiarano di conoscere a fondo il concetto di economia circolare sono passate dal 41% del 2022 al 62% del 2023. Il 62% ha dichiarato anche che gli investimenti in progetti di economia circolare hanno contribuito a generare un maggiore ritorno economico.

I vantaggi dal punto di vista dello sviluppo aziendale non sono solo diretti. Il 33% delle imprese coinvolte nella ricerca aggiunge inoltre che grazie all’acquisizione di processi in economia circolare ha ottenuto un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, mentre il 50% ha riscontrato un miglioramento a livello di reputazione.

Nuovi criteri per misurare la sostenibilità

Ad oggi molte aziende guardano ai criteri imposti dalle regole ESG per misurare la sostenibilità dei loro processi. Le regole ESG sono l’insieme dei principi inerenti ad ambiente (environmental), società (social) e politiche (governance). Ad oggi, sono considerate un fattore importante per valutare l’impegno di un’azienda nella transizione verso processi in economia circolare.

A differenza dei vari risvolti etici legati a questo tipo di produzione, le regole ESG sono in grado ad oggi di influenzare realmente la possibilità che un’azienda rispetti i processi in economia circolare. Nel mercato sta infatti avvenendo una sorta di selezione naturale tra chi osserva questi nuovi criteri e chi no, favorendo le imprese in grado di votarsi alla produzione in economia circolare.

Gli ostacoli alla produzione in economia circolare in Italia

L’insieme delle regole ESG risulta ancora complesso da comprendere e osservare. Per questo, l’Osservatorio CleanTech non si sofferma solo sulle prospettive legate all’economia circolare. All’interno del documento sono presi in analisi anche gli elementi che ostacolano le aziende nel loro percorso verso lo sviluppo sostenibile. Il 47% delle aziende intervistate individua nella carenza di competenze adeguate il problema principale.

In particolare, va sottolineato come questo dato non mostri segni di miglioramento, considerando che nell’analisi sul 2022 si era assestato intorno al 36%. Anche in merito alla normativa non si registra un progresso rispetto al 2022. Nel 2022 il 16% delle imprese considerava la regolamentazione complessa, nel 2023 si è arrivati al 41%. Per quanto riguarda l’acquisizione delle tecnologie adeguate per questi processi, soltanto il 12% del campione non la considera pronta e accessibile.

La Circularity Platform permette alle aziende di fare rete

Circularity, partendo dai dati emersi dall’analisi, ha creato quindi una piattaforma che permette alle aziende di trovare supporto all’interno dei percorsi di transizione. In tal modo, le aziende possono accedere a percorsi formativi sui temi legati all’economia circolare e agli ESG e alle consulenze tecniche. Inoltre, attraverso la piattaforma, lanciata a giugno 2023, le imprese possono trovare più facilmente altre realtà con cui entrare in collaborazione.

Ad oggi questo strumento ha permesso di creare un network composto da oltre 20mila aziende volte all’economia circolare. Fare rete a tutti i livelli è infatti un passaggio necessario, specialmente per quanto riguarda l’ambito della sostenibilità. Le filiere circolari necessitano infatti di un approccio completo alle varie fasi di recupero e valorizzazione dei prodotti.

Infine, la piattaforma facilita la diffusione di buone pratiche, che ricevono così maggior visibilità. Questo aspetto è fondamentale, se si considera che ad oggi il punto di partenza per avviare la transizione dei propri processi aziendali è ancora culturale.

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Giovanni Beber

Giovanni Beber

Giovanni Beber. Studio Filosofia e Linguaggi della Modernità presso l'Università di Trento e sono il responsabile della comunicazione di un centro giovanile a Rovereto. Collaboro con alcuni blog e riviste. Mi occupo di sostenibilità, ambientale e sociale e di economia e sviluppo.

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