Con l’espressione moda sostenibile – o ecosostenibile – si fa riferimento a un movimento di economia circolare del vestiario, contrapposto all’uso lineare dell’usa e getta, teso alla salvaguardia dell’ambiente e al rispetto dei lavoratori del settore.
La moda sostenibile ha tre obiettivi: l’uso di materie prime ecologiche e non sintetiche, il riutilizzo dei tessuti rigenerando le fibre tessili per riciclarle in capi nuovi e il riuso degli abiti usati: il second hand.

Un esempio di moda sostenibile è la cooperativa Koopera.org. Nata in Spagna, dove ha 30 negozi dell’usato dislocati in 9 città spagnole, è presente a livello internazionale anche in Cile e Romania. Collegata con l’Ente cattolico Caritas, affianca l’obiettivo della sostenibilità ambientale della moda al tema etico della giustizia sociale con l’integrazione degli immigrati.

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L’industria tessile è tra le più inquinanti al mondo

Il settore tessile è ad alto consumo di acqua dolce: per ogni tonnellata di prodotti tessili realizzati necessitano 200 tonnellate di acqua. Per fabbricare una maglietta di cotone, si impiegano 2700 litri d’acqua dolce, quantità sufficiente a dissetare una persona per due anni e mezzo.

Per la tintura e la stampa dei tessuti si utilizzano prodotti chimici tossici che contribuiscono all’inquinamento globale dell’acqua potabile. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’industria della moda globale è responsabile del 10% delle emissioni di Co2, più del totale di tutti i voli internazionali e del trasporto marittimo messi insieme.

Il lavaggio di capi sintetici, come il nylon, rilascia ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre di plastica nei mari. In aggiunta, il poliestere usato come fibra tessile deriva da combustibili fossili. Per l’imballaggio per il trasporto del vestiario vengono usati materiali non biodegradabili. Ogni anno finiscono in discarica 92 milioni di tonnellate di rifiuti di capi di abbigliamento. Gli abiti bruciati nelle discariche contengono sostanze tossiche che inquinano suolo e aria.

Avendo l’industria della moda un’enorme impronta ecologica, l’Unione Europea ha come obiettivo per il 2050 un piano basato sul principio di longevità. Il progetto prevede la riduzione degli sprechi tessili, l’aumento del ciclo di vita e il riciclo dei tessuti all’interno dell’economia circolare.

Il progetto Koopera.org: moda sostenibile e impegno sociale

Comprare capi second-hand è una delle soluzioni più coerenti in termini di scelta ecologica. L’ottica sostenibile della moda circolare ha portato a un cambio di mentalità, coinvolgendo anche le grandi marche, come la moda di lusso di seconda mano effettuata on Line dalla francese Vestiaire Collective e dall”americana The RealReal. 

Eppure la filosofia che sorregge il progetto Koopera, organizzazione internazionale no profit, va oltre, ampliando il concetto di etica nel mondo della moda.

Koopera utilizza abiti usati dati in donazione dai cittadini per rivenderli in negozi, dove il personale proviene dal mondo dell’immigrazione e della emarginazione. Si aiuta il pianeta con l’inclusione sociale. I capi usati finiscono in grandi contenitori di raccolta, dove i cittadini depositano le loro donazioni di vestiti. Quindi, gli operai stranieri, dopo un periodo di formazione, selezionano i vestiti, li riparano, sanificano ed etichettano per poi venderli nei negozi degli abiti usati.

La moda sostenibile si lega all’impegno nella sostenibilità sociale. Per fare un esempio, oltre a dare lavoro, gli stabilimenti di Koopera collocati a Valencia incidono, nelle discariche, con una riduzione dei rifiuti di 18mila tonnellate l’anno.

Così dichiara Karla José Reina, intervistata in uno dei quattro negozi dell’usato di Koopera di Valencia: “Sono venuta dall’Honduras ed a Valencia mi ha accolto ‘il pueblo de la Caritas’, una fondazione istituita dalla chiesa cattolica, senza scopo di lucro, che si occupa di aiutare gli immigrati, come me, dando loro lavoro. In questi negozi di seconda mano gli impiegati sono tutti stranieri, con un regolare contratto di lavoro con stipendio.

Moda sostenibile: abiti usati e progetto sociale

Moda sostenibile: abiti usati e progetto sociale. Karla José Reina, emigrata dall’Honduras, impiegata nel negozio Koopera di Valencia. Foto di Lucia Massi

Acquistando abiti usati nei negozi internazionali di Koopera.org si realizzano due missioni: la sostenibilità ambientale e la sostenibilità sociale. Il rispetto dell’ambiente contro lo spreco delle risorse ha generato lavoro creando un’azienda di inserimento sociale: è nato un nuovo modello di business circolare.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocato, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collabora con BuoneNotizie.it.

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