I “Briganti” invadono il quartiere Librino di Catania: non preoccupatevi, però, sono rugbisti pieni di buona volontà e amore per lo sport! Ci mostreranno quanto le associazioni e lo sport, possano cambiare la difficile situazione dei quartieri di periferia.

Vedere Librino dal campo da rugby è un’esperienza surreale: i palazzoni grigi, di quella che un tempo doveva essere l’area più rinomata di Catania, ma ora è solo periferia, creano un contrasto con l’erba verde e viva. Qui, ogni settimana, bambini e bambine, mamme e ragazzi, vedono nello sport la possibilità per ottenere un futuro migliore e si sentono un po’ Briganti.

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Lo sport per contrastare l’abbandono scolastico e la rassegnazione

La Brigantessa Giusy Sipara, racconta quanto il lavoro della sua associazione sportiva stia dando sempre più vitalità al quartiere catanese.

“Sono una Brigantessaracconta Giusy – come tale devo invadere il quartiere Librino per trasformarlo: quale modo migliore se non con lo sport? Il quartiere, progettato negli anni Settanta, per essere fra i più moderni di Catania, non è mai stato completato. Quest’area è diventata decadente, con palazzi incompiuti e si è sovrappopolata in maniera incontrollata: i dati della Commissione Antimafia dicono che sulla carta risultano 15 mila abitanti, ma nella realtà si sfiorano i 70 mila. Qui violenza e abbandono scolastico sono davvero elevati. In pochi si avventurano nel quartiere e questo crea un isolamento all’interno della stessa rete urbana. La rassegnazione delle famiglie è evidente: molte persone credono che non ci sia futuro per loro e vengono fagocitate dai pericoli della periferia.

Nel 1997, in occasione delle Universiadi, è stato creato il Centro Sportivo San Teodoro. Dopo le gare, è rimasto abbandonato. Non solo: nonostante un progetto e la raccolta di 12 mila firme per realizzare attività sportive e riportare in vita il campo, nessuno ci ha dato retta. Così, l’associazione dei Briganti, ha deciso di occuparlo. Dal 2015 abbiamo ottenuto una concessione gratuita dal comune di Catania e, affrontando vicissitudini e minacce, siamo ancora qui. Il nostro lavoro dimostra quanto lo sport stia cambiando la vita nel quartiere e di come ragazzi e ragazze vedano nel rugby una possibilità per emanciparsi. Non è mai facile vivere in una periferia, ma grazie all’unione che si sta creando con gli abitanti di Catania, Librino si sta riaprendo”. 

Lo sport gratuito e l’aiuto alle mamme di Catania

La Brigantessa Giusy Sipari a Catania, in occasione della conferenza stampa per parlare della sua associazione foto @erikamattio

“Così continua ancora oggi la nostra avventura – dice orgogliosa Giusy – i corsi di rugby sono per tutti e rendiamo lo sport gratuito fino ai 18 anni. Maschi e femmine giocano insieme, perché lo sport deve essere condivisone e non avere barriere: è un’occasione che sta davvero aiutando le famiglie di quest’area di Catania a scoprire lo sport e a credere nelle capacità dei loro figli. Lo sport crea competenze e diventa uno strumento. Non solo: le mamme possono provare a praticare il rugby, oppure trovano uno spazio per parlare. Questo momento aiuta molte di loro a confrontarsi e, magari, a liberarsi da una realtà domestica difficile. Non dimentichiamo il terzo tempo: dopo ogni competizione si festeggia. Si crea coesione e l’occasione aiuta anche i genitori a sentirsi più uniti.

La città stessa di Catania si sta muovendo attorno a Librino. Oltre alle gare di rugby che ci permettono di affrontare altre squadre catanesi, abbiamo toccato il cuore di tutti. Pensate che, nel 2018, qualcuno ha incendiato una parte della nostra Club House. Questo atto di criminalità ha avuto un’onda d’urto positiva: gli abitanti di Catania si sono spostati in massa a Librino per aiutarci. Grazie a una rete, stiamo creando partnership con altre associazioni di Catania. Sono sicura che, in futuro, Librino tornerà ad essere il quartiere che era stato promesso ai Catanesi: libero e vitale, come lo sono i nostri Briganti”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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