Gli esperti provano a spiegarci come sarà l’America di domani.

Con quasi 80 milioni di voti e 306 grandi elettori Joe Biden è ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Il risultato decisivo si è raggiunto lo scorso 7 novembre con la vittoria della Pennsylvania, uno degli Swing States (gli stati in bilico) che, con i suoi 20 grandi elettori ha determinato l’esito delle elezioni, dopo quattro giorni di scrutinio.

We did it, Joe” (Ce l’abbiamo fatta Joe), ha esordito la candidata alla vicepresidenza Kamala Harris nella sua prima telefonata al neo-presidente. La corsa alla Casa Bianca si è conclusa in via definitiva il 13 novembre con l’assegnazione della Georgia ai democratici: Biden sarà il 46° presidente statunitense almeno per i prossimi quattro anni.

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Chi è Joe Biden

Nato il 20 novembre del 1942 in Pennsylvania, Joe Biden è uomo moderato, dai toni pacati e con una lunga carriera istituzionale alle spalle. Ex giocatore di football, nel 1969 si laurea in Legge nel Delaware e inizia a interessarsi fin da subito all’attività politica del partito democratico. A soli 29 anni, durante l’amministrazione Nixon, si candida, diventando senatore al congresso per lo stato del Delaware, dove è rimasto fino al 2008 quando viene scelto da Barack Obama come vicepresidente. In tutti questi anni ha contributo all’approvazione di diverse leggi riguardanti i diritti umani, la lotta alla criminalità, alla droga e ai farmaci pericolosi che negli Stati Uniti sono un problema fin troppo attuale. Valori questi che rientrano tutt’oggi nel suo programma elettorale.

La sua è stata una candidatura alla presidenza passata anche attraverso il dolore. Nel dicembre del 1972 ha perso infatti la moglie e la figlia più piccola in un incidente d’auto e nel 2015 gli è venuto a mancare, per un tumore al cervello, il figlio maggiore. È a lui che Joe Biden ha fatto una promessa che ha dato il titolo alla sua autobiografia: la candidatura per la corsa alla presidenza.

Una promessa mantenuta che di rimando ne genera una seconda, questa volta nei confronti degli Americani: tornare a essere Stati Uniti.

Le due Americhe

“Sono umile di fronte alla fiducia che mi avete dato, mi impegnerò a essere un presidente che non cerca di dividere ma di unire, che non vede stati rossi o stati blu, ma solo Stati Uniti d’America. Mi prendo il compito di ricostruire l’anima e il corpo dell’America”. Queste le prime parole di Joe Biden nel discorso ufficiale agli americani.

Mai come quest’anno infatti, gli Stati Uniti sono apparsi così spaccati a metà. La pandemia, che specie in questa seconda ondata, ha letteralmente travolto l’America, non ha fatto altro che accentuare un divario ideologico già ben radicato.

“Un president, deux Ameriques” intitola la prima pagina del quotidiano francese Le Monde. E sembra non esserci termine più appropriato per descrivere la situazione attuale. Joe Biden, in qualità di presidente eletto, avrà il compito di costruire un ponte tra l’America di oggi e quella di domani. Tra le certezze del presente e le idee del futuro. Ma intanto cosa sta accadendo?

Le previsioni degli esperti

Quello che gli Stati Uniti stanno vivendo oggi è un periodo cosiddetto di transizione. Il tempo che trascorre tra il termine di un mandato presidenziale e l’instaurarsi di quello successivo, che avverrà come da tradizione il 20 di gennaio dell’anno successivo alle elezioni, è infatti necessario a trasferire aggiornamenti utili in termini burocratici e a pianificare quanto annunciato in campagna elettorale. È proprio in questo contesto che operano gli analisti e gli esperti di settore per effettuare le prime previsioni e tendenze rispetto il futuro americano.

Secondo Ed Crooks, vicepresidente di Wood Mackenzie che si occupa di analisi globali nel campo energetico, con l’amministrazione Joe Biden il settore energetico americano conoscerà grandi cambiamenti: un’azione rapida nel sostenere stati e aziende che vogliono sviluppare industrie eoliche off-shore, restrizioni per lo sviluppo di petrolio e gas, supporto nella produzione di veicoli elettrici: entro il 2030 potrebbero essercene quasi il 60% in più.

Per quanto riguarda invece il prodotto interno lordo, l’agenzia di rating Moody’s ha rilasciato una previsione accurata nella quale ipotizza una crescita del PIL intorno al 3% ogni anno per i prossimi 4 anni, nel caso in cui il senato rimanga repubblicano, e del 4,2% nel caso in cui il senato diventasse a maggioranza democratico. Valori positivi che vanno a impattare anche sul livello occupazionale: la disoccupazione passerebbe dal 9,1% dello stato attuale, al 6,4% del 2024.

Il Tax Policy Center ha pubblicato un rapporto riguardante l’analisi macroeconomica delle proposte fiscali del nuovo presidente, in cui si afferma che queste porterebbero delle entrate federali da 2,1 trilioni di dollari nel prossimo decennio.

Stiamo assistendo a un nuovo sogno americano? Staremo a vedere.

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Chiara Bigarella

Chiara Bigarella

Chiara Bigarella collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista

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