Le società Benefit sono aziende che hanno cambiato il loro modo di fare business.

Note anche come B-Corp (Benefit Corporation), le società benefit stanno rivoluzionando il mondo dell’impresa. La loro principale caratteristica è quella di anteporre il beneficio portato al cliente e alla società rispetto al profitto. Con questo nuovo modo di concepire il business, l’Italia guida in Europa avendo perfino introdotto nell’ordinamento la denominazione ufficiale di Società Benefit, nel gennaio 2016.

A partire da allora il numero di B-Corporation è in continua crescita. Il tasso medio di crescita annuale in Italia tra il 2013, anno dell’istituzione della prima società Benefit in Italia, e il 2019 è stato del +110%. Il fatturato medio delle aziende che si certificano come B-Corporation in Italia parla di 54 miliardi di euro, contro i 28 di Francia e i 10 del Regno Unito.

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B-Corporation: la storia di un cambiamento 

Nato negli Stati Uniti come movimento nel 2006, formato da aziende for profit, si è trasformato in un movimento globale con l’obiettivo di diffondere un paradigma più evoluto di business. Dal 2010 (Maryland USA), le B-Corp hanno iniziato a essere codificate con una nuova forma giuridica, la Benefit Corporation, che riconosce questo paradigma di impresa.

Nel 2013, poi, è nato il B-Team, un’organizzazione con personalità internazionali che stanno perseguendo questa nuova filosofia economica e le loro iniziative. Tra i membri più attivi ci sono personaggi del calibro di Richard Branson (CEO del gruppo Virgin), Arianna Huffington (fondatrice dell’Huffington Post) e Mohammes Yunus (premio Nobel e inventore del micro-credito). Quello che propone il movimento delle B-corporation non è un modello anticapitalista, ma una sua radicale evoluzione.

B-corporation, il certificato di qualità

A partire dal 2016, B-Lab, uno dei centri di questa nuova rivoluzionaria cultura del business, con il sostegno di grandi fondazioni ha sviluppato il più robusto protocollo di misura degli impatti delle B-corporation al mondo. È il B-Impact Assessment (BIA): uno strumento online di analisi, gratuito e confidenziale, disponibile in varie lingue, e adattato alle caratteristiche del nostro sistema economico e sociale nelle sue oltre 150 versioni. Una specie di certificato di qualità per comprendere se un’azienda può fregiarsi del titolo di Società Benefit.

Il proposito di questo strumento è quello di misurare le aziende sui loro risultati ambientali e d’impatto sociale. Si parte dal presupposto che tale valutazione deve essere fatta in maniera rigorosa e trasparente quanto lo sono i risultati economici e finanziari. In questo modo si crea una prosperità durevole e diffusa.

Ottenere il B-Corporation certificate non è un processo immediato, ma richiede reinterpretare il sistema di mercato e il core business dell’azienda. La grande maggioranza delle aziende nel mondo non sono B-Corp: solo il 4% di tutte le aziende che si sono misurate supera gli standard di performance richiesti.

Nativa, il faro italiano

Nativa, società italiana partner del B-Lab, è stata la prima azienda italiana a registrarsi come società benefit e la prima in Europa a diventare Certified B-Corp. Dal 2013 promuove il movimento accompagnando le aziende interessate lungo il percorso di valutazione del loro impatto. L’azienda ha già contribuito alla registrazione di molte società benefit, come ad esempio Danone. Il lavoro continua con molte altre società (tra queste anche Enel), le quali stanno misurandosi con il BIA e cercando di identificare aree di miglioramento.

Nonostante la pandemia, nei primi 10 mesi del 2020, Nativa ha avuto un +98% di aziende interessate a conoscere il valore del proprio impatto sociale. Un segnale incoraggiante per il futuro di un intero ecosistema, quello del business, che non risponde più al principio di benessere per la società, i consumatori e l’ambiente.

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Annachiara Del Prete

Annachiara Del Prete

Dottorato in Tecnologia Educativa e specialista in studi di genere. Solida esperienza in gestione di progetti di ricerca e azione sociale. Autrice di diversi articoli scientifici. Collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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