Capire la pandemia e il suo alfabeto è (anche) questione di matematica.

Il 2020 sicuramente è stato un anno difficile e ugualmente è iniziato il 2021. Al reale problema della pandemia di Covid-19, si sommano allarmismo mediatico e fake news. Sono moltissimi i numeri e i grafici che compaiono sugli schermi di TV e smartphone ogni giorno: indici R(t), tasso di mortalità e grafici di curve pandemiche. Ma quanti sono in grado di comprendere quali dati siano veri e quali falsi? Qui entra in gioco la conoscenza della matematica, anche per capire una pandemia.

Cos’è l’indice Rt e come incide (realmente) sui contagi

Passate le vacanze natalizie, tutti devono tornare a fare i conti con le zone colorate dettate da CTS e Governo: gialla, arancione e rossa. Quotidianamente ai TG e sui giornali si parla di indice R(t), ma cosa esprime questo numero? Ogni epidemia, o pandemia, può essere descritta attraverso un numero, chiamato R(t). Si tratta di un parametro statistico che esprime, in media, quante persone vengono infettate da un individuo contagioso. Le misure che vengono adottate dal Governo, su indicazione del CTS, dovrebbero infatti essere improntate all’abbattimento di questo valore. Un indice R(t) in calo, è sinonimo di una pandemia che rallenta la sua corsa.

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Attenzione però: si tratta solo di un indice matematico statistico e calcolato in media. Se, per esempio, l’indice R(t) è uguale a 1, non significa che ogni contagioso infetta un altro individuo. Quest’individuo può contagiare decine di persone se non presta attenzione alle norme anti-contagio, ma allo stesso modo decine di individui contagiosi, prestando accortezza, potrebbero non infettare nessun altro.

Tasso di mortalità e di letalità: come si calcolano senza cadere nelle fake news?

Nessuno, se non in pochi, negano l’esistenza della pandemia di Covid-19, ma molti si lasciano terrorizzare dalle fake news, soprattutto sui social network. Tutti durante la pandemia diventano infatti esperti di matematica e statistica, proponendo le loro percentuali, anche sui tassi di mortalità da Covid, senza pensare agli effetti allarmisti e psicologici che suscitano i loro errati calcoli. Come capire se il dato che state leggendo sul tasso di mortalità, o letalità, è corretto? Anche qui, alla base di tutto, c’è la matematica. Il “tasso di mortalità” è semplicemente il rapporto tra il numero dei morti e l’intera popolazione, ovviamente nello stesso arco temporale. La letalità viene invece calcolata relazionando i decessi ai positivi.

Ad esempio per calcolare il tasso di mortalità da Covid in Italia, dobbiamo conoscere il numero di decessi Covid totali (78.394) e quanti abitanti ha l’Italia (60.317.000), successivamente fare un semplice calcolo percentuale. Così conosceremo il tasso di mortalità che è pari allo 0,13%.
Allo stesso modo, per calcolare il tasso di letalità, basterà conoscere il numero dei morti (sempre 78.394) ed il numero totale di chi è risultato positivo (2.257.966 da inizio pandemia). In questo caso, dividendo il primo valore per il secondo, e moltiplicando per cento, otterremo che il tasso di letalità ad oggi è del 3,47%.

Matematica di base, perché continuare a studiare?

Ovviamente questi sono calcoli di base, portati solo come esempio per far riflettere sull’importanze delle materie scientifiche e soprattutto della matematica. La questione non è essere “i primi della classe” ma capire meglio tutto quello che ci circonda. Riconoscere una fake news o mettere a fuoco nel modo corretto la gravità di una situazione come quella che stiamo vivendo.

Durante questa pandemia, il Professor Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del CNR, ha dichiarato proprio riguardo la matematica: “Nelle reti social, nella finanza, nelle carte di credito, nel tom tom,… È sotto i nostri occhi continuamente e ci aiuta a vivere meglio. Quello che possiamo fare verso di lei per ‘sdebitarci’ è darci la possibilità di studiarla, di provare a capirla. Certo, non è un percorso facile: i giovani sono abituati al tutto e subito, vogliono intraprendere una strada che li porti verso un lavoro nel più breve tempo possibile e non penso impazziscano all’idea di restare ore a pensare e a riflettere su un problema. Però è questa la matematica: è come un’ascesa faticosa di un monte, ma la vista, una volta arrivati in cima, è meravigliosa”.

Le materie scientifiche alla base delle professioni di domani

Non serve essere degli scienziati per capire che le professioni cambiano nel tempo, assecondando le nuove esigenze della società. Alcune figure professionali inevitabilmente stanno sparendo, altre invece sono nate e si impongono sempre di più per colmare le richieste del mercato.
Negli ultimi 10 mesi, è stato impossibile non notare per esempio lo sviluppo del commercio online. Proprio uno studio di Unioncamere e Anpal, con l’obiettivo di prevedere la situazione lavorativa, partendo dal 2019 per arrivare al 2023, ha previsto un notevole incremento di “nuovi” profili professionali. Manager di e-commerce, social media manager ed esperti di cybersecurity, saranno tra le figure professionali più richieste nei prossimi anni. Ovviamente saranno necessarie competenze specifiche di matematica e informatica, oltre a una conoscenza più ampia e trasversale.

Questa pandemia, che ha chiuso molti giovani e giovanissimi tra le mura domestiche, potrebbe quindi essere un punto di svolta. Le materie scientifiche, soprattutto basate su matematica e informatica, a cui la maggior parte dei giovani non ha potuto rinunciare in questi mesi, saranno alla base delle figure professionali dei prossimi anni.

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Paolo Guidali

Paolo Guidali

Paolo Guidali, blogger e aspirante pubblicista. Ha scritto per Varese Press e oggi collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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