In Asia i giovani scendono in piazza: dal Myanmar alla Thailandia, mani con tre dita alzate si trasformano in simboli di libertà e di connessione.

In tutta l’Asia, in particolare in Myanmar, Thailandia e Hong Kong, gruppi di giovani sfidano i regimi scendendo nelle piazze e marciando in strada. Grida che inneggiano alla libertà, affronti all’esercito ma, soprattutto, un simbolo: la mano alzata con indice, medio e anulare raccolti e rivolti verso il cielo.

Il simbolo non deriva da antiche tradizioni orientali, ma è l’emblema di una serie hollywoodiana: the Hunger Games. La rivoluzione sociale è partita dai giovani e ha coinvolto tutte le classi e le età dal Myanmar a Hong Kong. La sfida ai regimi è un fenomeno che nel periodo post pandemico, forse causato anche dall’assenza di turisti, ha risvegliato gli animi di coloro che per troppo tempo sono rimasti in silenzio.

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Il simbolo indica la triade positivista, nata con la Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza e fraternità. La novità è che non è più la Liberté guidant le peuple di Delacroix ad alzare lo stendardo di Francia, ma migliaia di braccia rivolte al cielo, che si identificano nei colori dell’estremo Oriente.

Fra monarchie e dittature, i giovani sfilano con le mani al cielo

L’Asia è diventata il palcoscenico di una generazione libera dalla paura di protestare. Giovani e adolescenti sono scesi per le strade gridando i loro slogan. Il fenomeno ha convinto anche le generazioni più grandi ad appoggiarli e a sfidare i regimi. Nonostante i contesti politici e le latitudini differenti, la necessità è la stessa: essere liberi e protesi verso Occidente. Il simbolo della ribellione è Mockingjay: il saluto di Hunger Games, il braccio in alto e le tre dita rivolte al cielo. L’idea è nata ad Hong Kong ed è stata riutilizzata dai giovani del Myanmar e della Thailandia in questi mesi di proteste. Per i giovani è un simbolo di identità, per i più anziani è la nuova declinazione della parola libertà.

Il film, una trilogia fantasy che ha spopolato in Occidente, ma anche in Oriente, narra di una brutale competizione in cui, 24 giovani devo combattere per la sopravvivenza. Durante lo sviluppo della trama i giovani si ribellano, sovvertendo il regime brutale e autoritario, conquistando la libertà. Da Hong Kong, nel 2020, sono arrivate le prime immagini di questa idea e oggi, le centinaia di manifestanti in Myanmar e Tailandia, l’anno resa propria.

I giovani che non hanno paura di combattere per i propri diritti

I Paesi di maggior sviluppo delle proteste, in questo 2021, sono principalmente tre:

  • La Thailandia: qui, ad essere sotto attacco è la monarchia, indebolita dal nuovo sovrano Rama X;
  • Il Myanmar, dove i giovani marciano contro la brutalità dell’esercito che richiede un governo ad interim, minando la stabilità della democrazia portata da Aung San Suu Kyi;
  • Hong Kong, in cui i giovani continuano a respingere il ritorno alla Cina e a richiedere il riconoscimento dell’autonomia e della democrazia.

In Thailandia si chiede l’abolizione dei privilegi monarchici, a cominciare dalla legge sulla lesa maestà che condanna al carcere (fino a 15 anni) chiunque osi criticare il re. Un re completamente assente, che dirige il suo paese dalla Germania, in un clima di eccessi e vizi.

In Myanmar la proteste sono contro l’esercito che continua a calpestare ogni diritto e quotidianamente seda ogni forma di richiesta da parte della popolazione. La leder Aung San Suu Kyi è agli arresti domiciliari; l’opposizione, che si è formata il mese scorso coinvolgendo anche rappresentanti delle minoranze etniche, non è ancora stata riconosciuta. Senza paura i giovani continuano a richiedere libertà e democrazia, rischiando la vita, e implorando l’ONU di intervenire.

A Hong Kong la ribellione ha dimostrato che è possibile ottenere concessioni, superando i limiti imposti da un regime estremamente accentratore. I social media hanno reso queste marce virali; sono stati creati degli hashtag che hanno dato la possibilità ai giovani di raggiungere anche l’Occidente.

L’alleanza del Tè al latte e gli Hunger Games che spopolano fra i giovani dal Myanmar ad Hong Kong

I giovani di Hong Kong hanno mostrato che è possibile ribellarsi e chiedere al potere concessioni. È nato l’hashtag #milkteaalliance, l’alleanza del tè al latte; il tè è la bevanda più apprezzata in Oriente: è noto che i cinesi non la “sporcherebbero” mai con aggiunte di qualunque natura. Mentre negli altri paesi orientali, il tè può assumere gusti differenti. Questa differenziazione è diventata il simbolo della nuova voce che stanno assumendo i giovani per identificarsi e interconnettersi.

Lo stesso vale per il saluto a tre dita, che diventa, però, un simbolo di protesta per lanciare un messaggio all’Occidente. Un fenomeno capace di unire giovani provenienti da società distanti ma forgiati dalle stesse necessità.  I giochi della rivolta degli Hunger Games, in cui giovani teenager dovevano combattere in un’arena per la sopravvivenza, sono diventati il sinonimo della fratellanza di anime pronte a sacrificarsi pur di cambiare il proprio destino.

 

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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