Il Cile e la nuova Costituzione: un verdetto che consentirà al Paese di cambiare le leggi imposte da Augusto Pinochet.

Ad un mese dalle elezioni del 15 e 16 maggio 2021, e dopo i ballottaggi del 13 giugno, il Cile ha cambiato il suo asse politico. 40 anni dopo il colpo di stato e la creazione della Costituzione imposta dalla dittatura di Pinochet, il Cile ne otterrà una nuova che potrebbe essere molto diversa dalla precedente.

L’obiettivo del voto era eleggere i 155 delegati  incaricati di scrivere una nuova Costituzione nei prossimi nove mesi. Nonostante l’astensione alle urne sia stata elevata, il voto ha sancito – almeno in potenza – alcuni cambiamenti strutturali.

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Già nel mese di novembre era stata approvata la proposta di realizzare una costituzione con un’assemblea costituente composta dallo stesso numero di uomini e donne. Una risposta che è costata mesi di proteste e di disordini. Potrà il Cile diventare un nuovo modello per il Sud America? Riuscirà la nuova Costituzione a dare una reale democrazia e nuove prospettive in questi anni di malcontento?

Il voto per cambio di Costituzione e le astensioni dei cileni

Kari Silva, bancaria di Santiago del Cile, ha combattuto per il cambio di Costituzione. Fra la sua gioia nel veder compiuto questo primo passo, esprime le sue impressioni sui risultati delle elezioni e le possibili conseguenze per il Sud America.

“Il Cile è pronto a cambiare – racconta Kari – dopo anni di manifestazioni e grida contro la vecchia Costituzione imposta da Pinochet, il Paese diventerà una nuova democrazia. Il primo passo è stato l’aver accolto un’assemblea formata da donne e uomini in pari numero, in un Paese che solo nel 2017 ha introdotto l’aborto terapeutico. Il Cile è quindi proiettato verso il futuro al pari dei Paesi europei e diventerà un modello per gli altri stati sudamericani. 

Sono rimasta delusa dal fatto che ci siano state parecchie astensioni durante le elezioni. Credo che questa scelta sia legata alla rabbia per la gestione della situazione pandemica, dall’uscita dall’accordo di Escazù e dalla dilagante crisi economica. Molte persone hanno sabotato le elezioni per il cambio di Costituzione per dar voce al loro disappunto verso le scelte governative degli ultimi mesi: segno del malessere causato dalla pandemia e da scelte politiche non in linea con le loro aspettative.”

Il Cile: nuova amministrazione vecchio schema 

Il politologo Giovanni Braga, interpreta la scelta cilena, con alcuni dubbi sulle posizioni prese dalla popolazione sudamericana, ma uno sguardo ottimista per il futuro del Cile.

Ho seguito con molto interesse le elezioni e gli ultimi ballottaggi in Cile – spiega Giovanni – le premesse sono quelle di una svolta notevole: dall’immobilismo degli anni post Pinochet, alla voglia di riscatto di oggi. Nonostante ciò c’è ancora molta incertezza su quello che realmente avverrà nel Paese. I cittadini, nonostante il grande entusiasmo iniziale, nel mese di maggio hanno votato in un numero inaspettatamente basso. 

Credo che il referendum sia stato sottovalutato: la popolazione si è sentita al sicuro dopo lo sblocco iniziale e ha limitato l’attenzione alla “cosa  pubblica”. Dalle rivolte sociali del 2019 i cambiamenti sono avvenuti molto rapidamente e, ad oggi, oltre alla presenza paritaria di donne fra gli eletti (77 a 78 uomini), anche i popoli indigeni hanno avuto il loro posto (ben 17 sono i rappresentati).

Vedo in questa nuova opportunità, la necessità e la voglia di un cambiamento netto con il passato. Nonostante ciò rimane ancora un forte cenno della presenza di destra in tutto ciò che riguarda la privatizzazioni e la matrice economica, che non saranno facili da gestire. Le premesse di questa nuova sfida, però, sono incoraggianti, in quanto si è posto al centro del cambiamento la sovranità dei cittadini. Il processo è ancora lungo: la ratifica popolare si svolgerà nella primavera del 2022. In caso di approvazione la nuova Costituzione entrerà in vigore sostituendo definitivamente quella di Pinochet, dando davvero una nuova identità al Paese del Sud America”.

Il nuovo Cile e il Sud America: potrà la Costituzione essere un modello?

“Questa virata – continua Kari – ha già mostrato agli altri Paesi quanto i cileni abbiano voglia di un cambiamento. Lo stesso Piñera ha ammesso di non aver risposto in maniera adeguata alle richieste dei cittadini. Con questa consapevolezza la nuova assemblea dovrà davvero dimostrare di essere il meglio per il Paese; l’effetto positivo delle reazioni dei cileni sarà come un’onda che si propagherà anche in altri Paesi; il cambio di Costituzione, la scelta di dare più voce al potere femminile ci renderà un modello. Credo che nei prossimi mesi i nazionalismi perderanno consensi e si cercherà di cambiare rotta, come sta avvenendo in Cile.

“In queste settimane saranno ancora elevate le proteste – termina Giovanni – perché il governo attuale, dovrà digerire la sconfitta dei ballottaggi del 13 giugno 2021. In questa tornata i cileni si sono dimostrati più agguerriti a dire la loro opinione rispetto ad un mese fa. Tutto è nelle mani della nuova assemblea: la presenza femminile e indigena, la consapevolezza che si deve guardare all’Europa e la voglia di diventare un Paese simbolo, potranno davvero portare ad un cambiamento per il Cile. La nuova Costituzione ripagherà tutti gli anni di manifestazioni feroci, le delusioni che il malgoverno e la dittatura hanno causato, dando nuova legittimità alle istituzioni; il vero dubbio è sulle autorità governative, che dovranno spiccare e far emergere il Paese, senza adagiarsi sulle righe della nuova Costituzione”.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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