Il referendum sull’eutanasia si farà. Sprint finale dalla nuova modalità online con oltre 250mila firme.

Sono più di 750mila le firme raccolte per indire il referendum sulla legalizzazione dell’eutanasia. Lo hanno annunciato Filomena Gallo e Marco Cappato, a nome del comitato promotore referendum ‘Eutanasia legale’ e dell’associazione Luca Coscioni, promotrice dell’iniziativa depositata in Cassazione lo scorso 20 aprile.

All’obiettivo delle 500mila firme, raggiunto con un mese e mezzo di anticipo, si aggiunge quello di mettere in sicurezza il risultato da ogni possibilità di errori nella raccolta, ritardi della pubblica amministrazione e difficoltà nelle operazioni di rientro dei moduli. Circa mezzo milione di firme arrivano dalla raccolta ai tavoli tradizionale. A queste si sommano 250mila firme digitali, a dimostrazione del successo riscosso dalla nuova modalità online. A tale cifra andranno aggiunte anche le sottoscrizioni raccolte nei Comuni, nei consolati, negli studi di avvocati e da alcuni gruppi che si sono aggiunti recentemente alla mobilitazione.

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La campagna per il referendum sull’eutanasia continua: si punta al milione di firme

“Un risultato straordinario – dichiara Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, promotrice dell’iniziativa – La raccolta firme continua, anche per inviare un messaggio ancora più chiaro e forte alle istituzioni e a tutto il Paese”.

I tavolini per strada e gli altri punti di raccolta firme saranno aperti per tutto il mese di settembre – dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni – Saranno le nostre “sedi da marciapiede”, luoghi di informazione ai cittadini su tutti gli strumenti per vivere liberi fino alla fine, inclusi il testamento biologico, le cure palliative e il suicidio assistito”.

Tantissime sono le personalità di spicco che hanno mostrato la loro adesione alla campagna referendaria: Chiara Ferragni e Fedez, Maurizio Costanzo, Vasco Rossi e tanti altri. Tra le ultime firme raccolte ci sono quelle di Roberto Saviano, Pif e Francesco Guccini.Ho firmato perché sia libero di scegliere anche chi non può permettersi di raggiungere paesi dove l’eutanasia è legaleFirmare per promuovere questo referendum, comunque la si pensi, è un atto di rispetto per la vita e per il prossimo” ha affermato Saviano.

L’obiettivo del referendum

Il referendum punta a decriminalizzare il cosiddetto “omicidio del consenziente”, abrogando una parte dell’articolo 579 del codice penale, che punisce l’assistenza al suicidio e impedisce di introdurre nel nostro Paese la cosiddetta “eutanasia attiva”. Con tale espressione si intende la somministrazione di sostanze letali da parte di un medico, che provochi il decesso del malato.

Ad oggi in Italia l’eutanasia attiva diretta è illegale, quella che prevede che sia il medico o una terza persona a somministrare il farmaco. Tuttavia lo è anche la forma indiretta, in cui è il paziente ad assumere autonomamente la medicina letale. E’ invece ammessa l’eutanasia passiva, ovvero quando ci si astiene dal mantenere un paziente in vita che sia in preda a “sofferenze intollerabili”, per cui non esistono cure o rimedi.

Approvare il referendum sull’eutanasia significherebbe garantire il diritto dei malati di decidere sulla fine della loro vita. Tuttavia rimane illegale effettuarla contro una persona incapace di intendere, contro una persona minore di 18 anni o se il consenso sia stato estorto con violenza.

L’eutanasia in Europa

I primi a legalizzare la “dolce morte” sono stati i Paesi Bassi nel 2002, i quali hanno approvato anche l’eutanasia infantile, ovvero il “Protocollo di Groningen”. L’anno successivo il Belgio ha seguito tale esempio, estendendo nel 2016 il consenso all’eutanasia anche ai minori. Nel 2009 il Lussemburgo l’ha resa legittima solo per gli adulti e per i pazienti in condizioni di salute estreme.

Alcuni Paesi non riconoscono entrambe le tipologie di eutanasia, sia attiva che passiva. Dal 2002 la Gran Bretagna ammette la sola interruzione delle cure al paziente in fin di vita. La Francia nel 2005 ha approvato la “Legge Leonetti”, che prevede la possibilità per un paziente terminale di “lasciarsi morire” attraverso l’eutanasia passiva.  In Svezia, Germania, Finlandia e Austria rimane legittima la sola forma passiva.

In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria e Repubblica Ceca, il malato può rifiutare le cure o il cosiddetto “accanimento terapeutico”. Particolare è il caso del Portogallo, in cui sono vietate entrambe le forme di eutanasia, ma è consentito a un comitato etico di interrompere le terapie dinanzi a condizioni cliniche disperate.

Ultimo Paese ad aggiungersi ai pochissimi altri (in tutto sette) che accettano la “dolce morte” è la Spagna, dove la legge entrerà in vigore fra 3 mesi.

Il caso Marco Cappato e dj Fabo

La Svizzera prevede entrambe le forme di eutanasia, sia attiva che passiva. Dà inoltre la possibilità ai cittadini stranieri di praticare il “suicidio assistito”. Famoso in Italia è il caso di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, reso paraplegico e cieco da un incidente d’auto del 2014. Nel 2017 l’uomo ha chiesto aiuto a Marco Cappato, attivista ed ex deputato europeo e con lui ha raggiunto il paese elvetico, dove ha ottenuto il 27 febbraio 2017 il suicidio assistito.

La vicenda ha fatto scalpore in seguito al processo subito da Cappato, reo di aver disobbedito alla legge italiana, in cui vige il divieto anche solo dell’aiuto al trasporto in Svizzera del malato. Tuttavia la Corte d’Assise di Milano, il 23 dicembre 2019 l’ha assolto. Cappato è così divenuto tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum eutanasia legale.

Con il referendum si arriva a riconoscere un diritto umano, quello di decidere sulla fine della propria vita, in condizioni di sofferenza estrema. “Ammalarsi fa parte della vita. Come guarire, morire, nascere, invecchiare, amare – recita così il testo introduttivo sul sito Eutanasia Legale Le buone leggi servono alla vita: per impedire che siano altri a decidere per noi”.

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Antonella Acernese

Antonella Acernese

Antonella Acernese, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it da settembre 2020 grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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