La Camera approva all’unanimità la legge sulla parità salariale.

Il 13 ottobre la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la proposta di legge per la parità salariale tra uomo e donna. La nuova normativa mira a superare il “gender pay gap“, cioè la differenza di salario tra uomo e donna, a ridurre le discriminazioni sul lavoro e a incentivare la presenza femminile nel mercato del lavoro. La legge sulla parità salariale è costituita da sei articoli. Tra le principali novità  la “certificazione della parità di genere” che premierà le aziende pubbliche e private che hanno attuato politiche per ridurre la disparità tra i generi. Nei prossimi mesi il testo di legge verrà votato dal Senato, dopodiché  entrerà in vigore. La legge andrà a integrare il Codice delle pari opportunità del 2006 che riunisce le disposizioni in materia.

La disparità salariale tra uomini e donne: i numeri

Secondo i dati Eurostat del 2019, in Italia la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne è del 4,7%. Il dato italiano è positivo, poiché è molto al di sotto della media europea del 14,1%. La percentuale sale invece al 43% per il divario retributivo di genere complessivo, che misura lo scarto tra il salario annuale medio delle donne e degli uomini. Questo dato tiene conto di altri parametri, tra cui il lavoro part-time in cui le donne, rispetto agli uomini, sono più occupate.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

La pandemia ha poi ulteriormente peggiorato la condizione lavorativa delle donne. Nell’audizione davanti alla Commissione Lavoro della Camera del 21 ottobre il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha dichiarato che con il lockdown il salario delle donne è crollato del 50%.

parità salariale

Quanto meno guadagnano le donne rispetto agli uomini?
Fonte: Eurostat

Cosa dice la legge sulla parità salariale?

Nel testo di legge si istituisce la figura della consigliera o consigliere nazionale di parità, con il compito di redigere ogni due anni una relazione di monitoraggio sulla disparità di genere in ambito lavorativo.

Vengono individuate nuove forme di discriminazioni indirette, cioè quei comportamenti apparentemente neutri che possono mettere le donne in una posizione di svantaggio. Tra queste, “ogni trattamento o modifica dell’organizzazione delle condizioni e dei tempi di lavoro” che possono porre il lavoratore in una posizione di svantaggio, limitare la partecipazione alle scelte aziendali e la progressione di carriera.

Il testo stabilisce, inoltre, che le aziende con più di 50 dipendenti devono redigere, ogni due anni, un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Dal primo gennaio 2022 si introduce la “certificazione della parità di genere” che servirà ad attestare le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere. Le aziende che possiedono la certificazione beneficeranno di sgravi fiscali fino a 50 mila euro.

Infine, la legge dispone l’equilibrio di genere negli organi delle società pubbliche non quotate. Secondo questo principio il genere meno rappresentato deve ottenere almeno due quinti degli amministratori eletti.

Ue: “Lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione”

La legge italiana sulla parità salariale si inserisce nella strategia 2020 -2025 dell’Unione europea per la parità di genere. La strategia si propone, tra le altre cose, di colmare il divario di genere nel mercato del lavoro e affrontare la disparità retributiva e pensionistica.

Il 4 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva per rafforzare l’applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. La proposta legislativa disciplina le misure per garantire la trasparenza retributiva e per un migliore accesso alla giustizia per discriminazioni retributive. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “Lo stesso lavoro merita la stessa retribuzione e per la parità di retribuzione è necessaria la trasparenza. Le donne devono sapere se i loro datori di lavoro le trattano in modo equo. In caso contrario, devono potersi opporre e ottenere ciò che meritano.”

La proposta sarà esaminata e votata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni per recepire la direttiva nel diritto nazionale. Diversi Paesi sono già intervenuti in materia di parità salariale nelle proprie legislazioni nazionali. Tra questi la Francia, l’Islanda, i Paesi del Nord Europa e con questa legge anche l’Italia.

Leggi anche:

Donne e lavoro al Sud: gli incentivi del Parlamento italiano

Parità di genere e povertà. Con la pandemia, nuovi problemi e nuove soluzioni

Condividi su:
Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici