La mobilitazione sociale contro il golpe nel paese ha coinvolto dottori, insegnanti, operai, studenti e banche. Dopo le prime barricate, la popolazione ora scende in piazza nelle Marce dei Milioni, per sostenere la Transizione Democratica tra epidemie e povertà.

Anche il secondo tentativo di Colpo di Stato, del leader militare Abdel Fattah al Burhan,  che dal 25 di Ottobre tiene in sospeso il Sudan cercando di imporne il proprio potere con i suoi militari, si riduce nelle sue aspettative di successo e la Transizione Democratica in cui il Paese africano era impegnato recupera terreno. La forte reazione internazionale, assieme alla resistenza resiliente della popolazione sudanese, hanno indotto Al Burhan, negli ultimi giorni, al rilascio di quattro Ministri ed all’ipotesi di un reinsediamento del Primo Ministro Abdalla Hamdouk al governo del Sudan.

Sudan, un Paese sottosviluppato, con tre epidemie in corso

Il Primo Ministro Hamdouk nel corso del suo breve mandato, iniziato nel 2019 con la caduta della ex dittatura trentennale di Al-Bashīr  ed orientato verso le prime elezioni democratiche in previsione nel 2023, ha supportato la fragile Transizione Democratica sudanese tra enormi difficoltà. Un esorbitante debito pubblico in primis ed uno sviluppo economico e produttivo sostenuto in grandissima parte, più che da fondi internazionali, da aiuti umanitari internazionali, ne hanno limitato l’azione politica. Il Sudan, la cui popolazione vive in uno stato di povertà diffusa, ultimamente è stato colpito anche da  epidemie di poliomielite e colera, oltre a quella del Covid 19, combattute, in pratica, solo tramite donazioni internazionali di vaccini.

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Le Marce dei Milioni per la Transizione Democratica tra epidemie e povertà

Oltre alle pressioni, alle condanne e alle sanzioni adottate da gran parte della comunità internazionale, indirizzate a minare il controllo delle forze armate golpiste e tese soprattutto al taglio degli aiuti per lo sviluppo del Paese africano, a far giungere a più miti consigli Al Burhan, c’è il merito della risposta della popolazione sudanese con i suoi atti di resistenza e con il suo atteggiamento di resilienza al colpo di Stato del Generale.

Nonostante il taglio delle comunicazioni e la proclamazione dello stato di emergenza, nonostante gli arresti e i deceduti, una grande parte della popolazione, che vive in condizioni di miseria, si è riversata e si riverserà nelle piazze delle città più importanti del Sudan per manifestare pacificamente in quelle che i sudanesi hanno chiamato le Marce dei Milioni: grandi mobilitazioni nazionali, diffuse in contemporanea su tutto il territorio sudanese a cui hanno aderito gli studenti e tutti i comitati sudanesi per il ritorno alla Transizione Democratica.

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Manifestazione di protesta contro il Colpo di Stato in Sudan (Photo: EPA-EFE / STR)

Dottori, insegnanti, operai, studenti e banche disobbediscono ai militari con la non violenza

La risposta sudanese al colpo di Stato, però, non si limita alle barricate ed alle manifestazioni. Emerge, dalle azioni non violente dei comitati delle professioni, rilevanti nella società e determinanti per la produzione strategica del Paese africano, cittadini che agendo nel proprio ambiente professionale fanno pressione sui miliziani.

I medici, fondamentali in un Paese in cui la prospettiva di vaccinazione per Covid è al 20% (in Italia è oltre l’80%), tramite lo Unified Doctors Office, hanno scelto di non agire negli “ospedali dell’esercito, della polizia e dell’apparato di sicurezza nella sua vecchia e nuova forma”. Inoltre i dottori hanno denunciato di non poter gestire le emergenze – Covid compreso – e di non poter garantire il diritto alla salute dei sudanesi a causa del taglio delle comunicazioni da parte dei golpisti.

Il Comitato degli Insegnanti sudanesi ha dichiarato che i docenti, molti dei quali sono già stati arrestati, oltre a scioperare ad oltranza, sono pronti a compiere atti di disobbedienza civile necessari per garantire il ritorno alla Transizione Democratica. Con essi, gli operai dell’industria petrolifera di Stato, la Sudapet, che, aderendo alla proposta di disobbedienza civile della Sudanese Professionals Association, hanno dichiarato lo sciopero generale e bloccato l’oleodotto verso Khartoum e Port Sudan. In ultimo le banche hanno bloccato le attività e messo fuori servizio gli sportelli bancomat garantendo, però, alla popolazione la distribuzione di stipendi e pensioni.

Tra civili e milizie: come può vincere la Democrazia in Sudan?

La risposta della popolazione sudanese che, nonostante le precarie condizioni di vita, è impegnata nel disinnescare le iniziative delle milizie di Al Burhan, è ampia ed evidente. Nonostante questo, comunque, ad oggi la situazione in Sudan rimane imprevedibile. Non è certo come si declinerà il rapporto tra civili e milizie nel paese africano: l’ennesimo tentativo dei militari ha esacerbato i contrasti con i civili a tal punto che le Forces for Freedom and Change (FFC) rifiutano qualsiasi trattativa con le milizie di Al Burhan.

L’Esercito sudanese, per come lo si intende in occidente, non esiste. Non ci sono, cioè, delle forze armate che assolvano al compito di difendere le istituzioni sudanesi, i suoi cittadini e la forma di governo che essi hanno scelto. Questo è stato un grande elemento critico per la sicurezza del percorso intrapreso dal Paese africano.

Il nucleo di una società democratica in Sudan c’è

Quel che è certo è che se un regime militare non si impone, un pezzo in più di Democrazia si propone. Se un sistema democratico arriva a vincere in Sudan; vincerà grazie ai dottori che chiedono di poter garantire il diritto alla salute per la popolazione, vincerà grazie agli insegnanti che chiedono di insegnare le proprie materie liberamente, vincerà perché gli studenti chiedono di studiare liberamente, vincerà perché gli operai del settore petrolifero chiedono di non lavorare con la pistola puntata alla tempia da un miliziano lì in Sudan. Vincerà perché qualcuno garantisce a chi ha la fortuna di un lavoro: stipendi, pensioni, welfare e sanità per tutti.

Vincerà perché ormai esiste già un nucleo di società democratica in Sudan. Se la Democrazia arriva a vincere anche lì in Sudan, accadrà perché chi ha cura della Democrazia, trova la cura per la Democrazia nella Democrazia stessa, anche in Sudan.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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